ELEZIONILE OPINIONI

IL COMMENTO La consapevolezza delle origini

DI GIUSEPPE LUONGO

Mi chiedo se le generazioni recenti abbiano o meno consapevolezza delle loro origini profonde o se queste si siano lentamente sbiadite fino a scomparire nelle sue componenti meno colte, limitando il ricordo dei modelli di vita e, quindi culturali, prevalentemente, se non esclusivamente, alle esperienze accumulate lungo il corso della vita. Ma se le esperienze non incidono profondamente sui comportamenti, tutto scorre senza alcuna modifica nella crescita culturale e, nei tempi lunghi, si registra un’involuzione, piuttosto che un’evoluzione. Questo processo si osserva nei sistemi chiusi, dove si produce il fenomeno dell’endemismo. Questa condizione si supera con l’apertura del sistema all’interazione con le esperienze trasmesse dal mondo esterno. Già in un’altra occasione ho provato a leggere il comportamento della comunità ischitana paragonandola a un processo termodinamico, al quale sono maggiormente avvezzo, piuttosto che alle analisi di antropologia culturale. In un sistema termodinamico chiuso l’entropia (disordine) aumenta e questo riduce sempre di più la capacità di crescita.

Riprendendo le riflessioni di carattere sociologico che possono farci comprendere il rapporto che chi vive nell’Isola ha con lo spazio che usa, ne fruisce, lo percorre e lo domina. Lo spazio non è omogeneo, né è solo un contenitore, ma una risorsa, un mezzo occasione di crescita, ma anche di rischio, perché c’è un problema dell’uso corretto delle risorse. Infatti, l’interazione tra lo spazio e l’utilizzatore può tradursi in catastrofe anziché in progresso, quando si realizzano insediamenti addensati, in località pericolose. Per superare o mitigare il rischio bisogna definire una utilizzazione ottimale dello spazio. Questo obiettivo purtroppo non è stato al centro delle attenzioni dei tecnici e dei decisori politici. Le differenze dei ruoli produttivi, attività marinare, con insediamenti sulla costa, e attività agricola nelle zone interne dell’Isola, hanno generato saperi e valori diversi in passato, sui quali si sono stratificati ulteriori saperi prodotti dall’attività turistica in tempi recenti, i quali hanno prodotto una diversa percezione della storia, ruolo e funzione di Ischia. L’Isola è un caposaldo dell’impresa straordinaria da parte dei Greci dell’VIII secolo quando stabilirono il contatto tra Oriente e Occidente, aprendo la via alla trasmissione di cultura e tecnologia. I segni di questa rivoluzione sono diffusi nell’Isola e uno dei centri di maggiore interesse emerge a Lacco Ameno, dove sono stati rinvenuti i resti dell’insediamento di Pithekoussai, ma altre emergenze significative sono al Porto d’Ischia, al sito di Castiglione e a Punta Chiarito. In particolare, gli scavi hanno fatto riconoscere di Pithekoussai l’acropoli di Monte Vico, il quartiere metallurgico suburbano dell’area di Mazzola a Mezzavia, e la necropoli. Il lavoro straordinario di Giorgio Buchner si sintetizza nella sua scoperta della coppa di Nestore, con l’iscrizione di uno dei più antichi esempi di scrittura alfabetica, in bella mostra nel Museo di Villa Arbusto.

Del complesso industriale dell’area di Mazzola Giorgio Buchner produsse nel 1970-71 una pianta, riconoscendone quattro strutture. I dati allora acquisiti nello scavo suggerirono un abbandono repentino che potrebbe essere associato ad un evento sismico, ricordando quanto riportato da Strabone sui fenomeni sismici ed eruttivi che avrebbero interessato Ischia, richiamando il mito del gigante Tifeo imprigionato sotto l’Isola. E per dirla con le parole di Norman Douglas (1931): “Furono sfortunati nella loro scelta di insediamenti, quei greci di Ischia; appena una nuova colonia cominciava a prosperare, un vulcano gli scoppiava nel mezzo e li costringeva a fuggire terrorizzati.”. Gli scavi in località Mazzola sono stati ripresi da alcuni giorni, dopo 50 anni. Questo dato indica una ripresa di interesse della ricerca sui siti archeologici nell’Isola, ma la politica culturale delle istituzioni che operano a Ischia mostra segnali contraddittori in quanto mentre si riprende lo scavo a Mazzola, non si pone attenzione massima al patrimonio di Santa Restituta, oscurato da anni. Chi scrive questa nota auspica una stretta collaborazione tra l’archeologia e la geologia, entrambi settori attrattori di un turismo culturale che ha visto in decenni passati un’attenzione maggiore. Una più approfondita conoscenza dei fenomeni naturali che hanno investito gli insediamenti greci sarebbe un dato utile per estendere la serie temporale dei fenomeni pericolosi, al fine di una più approfondita conoscenza della dinamica dell’Isola sul lungo termine. Non è da sottovalutare la lenta subsidenza dell’Isola per la tettonica tensile regionale e la sua interazione con la dinamica vulcanica, ai fini della conservazione dei profili costieri.

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