IL COMMENTO La bellezza come marketing auto celebrativo
DI LUIGI DELLA MONICA
Una parte del mondo politico ed imprenditoriale dell’isola è precipitato nei giorni scorsi nel lago della lusinga autoreferenziale per il risultato di annoverare Ischia quale meta turistica in mezzo al mare, più bella del Mondo. Sono piovute le interviste e le dichiarazioni di gloria e compiacimento, di assunzione di meriti e le imposizioni di pacche sulle spalle. Ribadisco subito di essere felice come e più degli altri per questo meraviglioso traguardo internazionale, ma perdonatemi, se in un momento di incertezza ed angoscia del Paese, per il terremoto istituzionale della paventata caduta del Governo, mi associo al tremolio dei polsi dei tanti speranzosi che il P.N.R.R. possa, sotto la guida di Mario Draghi, condurre ad un “New Deal” ecocompatibile della bellezza ischitana, nel segno della green e della sea economy. Voglio ricordare ai lettori che lo stesso Super Mario, quando il senatore Monti venne chiamato a frenare l’impennata dello “spread” nel 2012, con il suo Governo tecnico tritatore della carne viva degli italiani con imposizione di tasse, su tasse, tagli ai servizi essenziali, (ivi compreso il Nostro Tribunale), nei centri del potere europeo con una politica monetaria di abbassamento del costo del denaro il primo salvò la solidità della nostra economia.
Ma il concetto della bellezza autoreferenziale ha per caso ricordato che la bella Ischia è ripiombata nella schiavitù delle bande di ragazzini che scorazzano nel centro storico e commerciale del Comune del Porto ed anche di Casamicciola? La gioia celebrativa del bello ischitano non credo abbia incluso il fenomeno del girarsi dall’altra parte, rispetto ad un vicino amico o nemico, ma da non disturbare per il principio del “compromesso morale” – tema segnalato dal martire della democrazia dott. Paolo Borsellino di cui ricorre il trentennale della strage – allorquando in spregio alle normative tributarie e di polizia non dichiara nuclei di pregiudicati della terraferma, che pretendono con tracotanza e protervia di comprare sia il godimento della casa per il periodo estivo, sia l’educazione, sia il modo di vivere, la moralità, l’anima di una comunità isolana, che abbassa la testa in nome del dio denaro e tira a vivere, perché per gli ucraini non si sa quando finirà la guerra, ma per gli ischitani si sa per certo che il 31 agosto arriverà. Lo stesso fenomeno si replica nelle strutture alberghiere low-cost, che resistono nonostante gli aumenti dei costi di energia del 50%, mentre le compagnie aeree stanno cancellando sempre più voli, perché non trovano personale disponibile a vivere condizioni di lavoro proibitive: il cliente che paga 20/25 euro al giorno in alta stagione è psicologicamente persuaso che possa “comprarsi” e violare l’isola per una manciata di fave.
Tutto ciò mi fa riflettere che il degrado sociale della coltellata inferta al musicista colpevole di aver ignorato il saluto al v.i.p. non si sia cancellato. Tutto cambia per non cambiare: il ripetersi di fenomeni di invivibilità comprova che la società isolana in nome dell’ossessivo profitto non intende abdicare a fette di economia che hanno come conseguenza nefasta inquinare l’immagine del bello ischitano, della felicità di passeggiare inebriati dal fresco profumo della libertà – cit. Borsellino – per le vie che furono percorse da Vittoria Colonna, Ferrante d’Aragona e forse da Michelangelo… Le parole del Giudice Borsellino risuonano nella loro bruciante e crudele attualità: “non serve solo la repressione ma un movimento culturale e morale, guidato soprattutto dalle giovani generazioni”. E le stesse parole fanno eco a quanto affermava Matilde Serao, nel 130^ anniversario della fondazione de “Il Mattino” ed il Santo medico Giuseppe Moscati, per i quali bisognava risolvere istituzionalmente il fenomeno dei lazzaroni, dei minori non accompagnati che sono l’humus della malavita. Ischia cosa fa al riguardo? Inebriandosi e specchiandosi nel lago della sua bellezza, che è nota dal tempo dei Greci della coppa di Nestore, tollera una microeconomia parassitaria e riduttiva, la quale è molto più dannosa del reddito di cittadinanza, che, per pochi spiccioli ma in fondo non pochi, da accumulare per la bramosia di non sentirsi da meno degli altri vicini più benestanti, accetta il costo di consentire a delle marmaglie di nuclei familiari forestieri di impadronirsi della quiete di vita, calpestando la tipica comunione materiale e spirituale che caratterizza la ospitalità isolana.
Tutto questo stride con la bellezza che ci riconoscono a giusta ragione i media mondiali, ma guai a negare il compiacimento di questo risultato. Il bello declamato e celebrato non include soltanto il paesaggio naturale, composto da verde terrestre ed azzurro marino, ma anche l’architettura, il decoro delle costruzioni isolane, intese come un patrimonio ideale e fisico, che formano un unico inscindibile ed iconograficamente suggestivo. Cosa sarebbe una serigrafia del Maestro Mario Mazzella di Ischia Ponte, senza una schiera di casette oppure di una chiesa, incastonate sullo sfondo del mare, della collina oppure di una baia, fra le tante stupende esistenti ad Ischia, Forio, Serrara etc… Il piano nazionale di ripresa e resilienza, che in miei precedenti scritti ho più volte definito come una sorta di novello piano “Marshall”, ottempera a tutti i deficit strutturali di un’area della Comunità Europea, finanziando progetti, infrastrutture, iniziative imprenditoriali, finalizzate alla crescita economico finanziaria e culturale del richiedente dei fondi stanziati. Ischia ha un acquedotto ed un ospedale creati con fondi donati negli anni’ 50 da un milanese visionario, idealista ed abile intercettore del bello sublime ed unico, irripetibile ischitano, ma soltanto dopo 70 anni si pone la prima pietra dell’ampliamento dell’Anna Rizzoli”, che ribadisco nessuno deve toccare, data la sua funzione strategica per il servizio essenziale che presidia. Ma il bello di Ischia, celebrato nella classifica mondiale dei tour operators, è stato scoperto soltanto nel 2022 con un ritardo abissale rispetto al Comm. Rizzoli e di questo una cospicua parte della isola che conta se ne gloria e nessuno osi parlare, contestare, criticare, parlare controcorrente.
Il mio scritto non ha nessuna vena disfattista e ripeto sono il primo a gridare a squarciagola, in qualunque parte d’Italia o del Mondo mi trovi, per lavoro, per diletto oppure per altri scopi occasionali: “Visitate Ischia, che è bellissima!”. Ciò non di meno, devo affermare con serenità e senso di realtà che una certa parte del mondo culturale, politico ed imprenditoriale dell’isola deve scendere dal piedistallo dell’autocelebrazione, per visionare con senso di amore di verità ed onestà intellettuale che se Ischia è bella, bellissima, vada comunque migliorata. In primo luogo, si deve puntare, come già da me affermato nella stagione invernale, a standard di confort dei viaggi marittimi, incrementando gli investimenti armatoriali, promuovendo conferenze di servizi, a partecipazione pubblica e\o privata. Il trasporto intramoenia deve essere garantito in piena armonia fra mezzi pubblici e microtaxi: mi riferiva la figlia di un mio caro amico che una domenica ha atteso per un’ora e mezza la linea di un autobus, che in seguito ha espletato il servizio con tre unità contemporaneamente.
L’isola deve abbandonare il ricordo storico del cosiddetto “abusivismo di necessità” per approdare a piani regolatori edilizi chiari ed inderogabili, in modo da consentire gli ampliamenti di cubature in termini di legalità e trasparenza, ma nello stesso tempo reprimere le eventuali trasgressioni. Per tutto quanto su descritto, io credo umilmente che ci sia da festeggiare o da rumoreggiare, ma semplicemente rendersi conto che nel bicchiere mezzo pieno l’isola ha il primato meritatissimo della più bella del Mondo, ma per sua stessa definizione la bellezza non può essere parziale, perché nell’altra metà del bicchiere ci sono deficit strutturali che vanno affrontati con senso di praticità e concretezza, senza guardarsi allo specchio affogandosi nelle propria immagine di bellezza: la bellezza fine a se stessa neutralizza il soggetto; il mito di Narciso è noto a tutti e non necessita della mia retorica. Spero che i lettori vorranno comprendere che il senso delle mie parole è rafforzare questo fantastico primato dell’isola e renderlo immutabile ed inattaccabile nei secoli, non negli anni. Il giorno che Ischia dovrà e potrà porsi sul piedistallo del Mondo sarà quando avvierà riforme che stravolgano i suoi handicap insulari e modulino il turismo sulla fascia temporale dei dodici mesi. Per citare un esempio nella vicina zona flegrea, del pari dovrà essere dato rilievo al modello Bacoli, dove un giovane Sindaco sta cambiando il volto della comunità, con un movimento culturale ed ideologico, simile a quello indicato da Peppino Impastato ed omogeneo con quello sognato dal Sig. Giudice Borsellino: senza il bello interiore degli abitanti non esiste il bello esteriore del territorio.
* AVVOCATO