IL COMMENTO La battaglia ecologica si vince solo cambiando l’economia
Si moltiplicano, anche ad Ischia, gli sforzi di chi crede fermamente nella necessità di ristabilire un equilibrio tra l’Uomo e la Natura. Dopo il Convegno del Sadoul al Teatro del Polifunzionale, ritorna la domenica ecologica, organizzata da Insophia di Raffaele Mirelli e si realizza un bel programma del CAI di Giovannangelo De Angelis di riscoperta della lentezza nel procedere tra sentieri, picchi e dirupi, a diretto contatto con la natura (che può alimentare un segmento turistico virtuoso del climbing, del cicloturismo, del turismo escursionistico).
Tutto questo va bene, ma può risultare inutile, può trovare un humus che non predispone bene, una vischiosità inattesa, se contemporaneamente non si inverte il modello economico prevalente. E qui ha ragione Giuseppe Mazzella ad invocare una maggiore attenzione all’economia. Non per far prevalere gli interessi economici su quelli sociali,culturali, di svago, secondo quanto propinatoci dal modello economico del liberismo sfrenato. Un’altra economia è possibile. In Campania e a Ischia un modello turistico-economico alternativo è possibile. E, nella stessa misura in cui riusciremo a ribaltare i canoni finora vigenti, si potranno ottenere effetti allargati e consistenti di contrasto al cambiamento climatico e per una riconciliazione dell’Uomo con la Natura. Parliamo di Napoli, Città Metropolitana e punto di riferimento (volenti o nolenti) per la nostra isola. Al Suor Orsola Benincasa, si è svolto, nei giorni scorsi, un Convegno sul “Giornalismo culturale”, coordinato da Marco De Marco. L’Università Suor Orsola Benincasa ha, tra l’altro, una Scuola di Giornalismo. Ebbene, dagli interventi qualificati dello stesso De Marco, di Titta Fiore (Presidente della Film Commission Campania), Mirella Armiero, responsabile settore cultura del Corriere del Mezzogiorno ed altri, è emerso che sta nascendo a Napoli una nuova primavera culturale che va dalla Letteratura al Cinema (basti pensare al nostro Di Costanzo e al suo film Ariaferma).
Cosa c’entra questo con l’ecologia? C’entra nella misura in cui la cultura e una seria informazione culturale creano l’habitat ideale per nuovi stili di vita, nuove sensibilità, capacità di recuperare un rapporto corretto tra gli esseri viventi di questa Terra. Sempre a Napoli ci sarà il 21-22-23 ottobre un Convegno Nazionale di Confindustria sul tema “Coesione territoriale 2021-2030: cambiamenti strutturali e strategici per lo sviluppo e la convergenza socioeconomica del Paese” al quale – non a caso – parteciperanno ministri come Patrizio Bianchi dell’Istruzione, Marta Cartabia della Giustizia ed Enrico Giovannini, molto sensibile alla transizione ecologica. In questo week end,alla Stazione Marittima, sono impegnati i Giovani Industriali. E’ auspicabile che nell’uno e nell’altro convegno (ma confidiamo di più su quello dei Giovani Industriali) prevalgano scelte in conformità dell’indirizzo di transizione ecologica prevista dal PNRR.. Non riusciremo ad invertire il modello comportamentale degli isolani e dei napoletani (come di tutto il Paese) se non ci applicheremo a studiare, capire e cambiare l’attuale modello economico. E questo è difficile ottenerlo attraverso una Scuola che ignora l’educazione finanziaria. Eppure ci sarebbe la possibilità di farlo in collaborazione con la Banca d’Italia e, in particolare, con l’apporto di Magda Bianco, responsabile del Dipartimento Educazione Finanziaria che ha in corso la quarta edizione del “mese di educazione finanziaria”. Pensate che per diffondere la conoscenza della finanza, la Banca d’Italia ha programmato perfino una presenza in programmi televisivi molto seguiti e popolari, come la soap “Un posto al sole” e il gioco a quiz “L’Eredità”. Sgombriamo il campo dall’equivoco che la Finanza sia solo quella d’assalto e di rastrellamento dei capitali mondiali nelle mani di pochi super ricchi. Il vero scopo della Finanza è quello di alimentare industria e attività lavorative. E fortunatamente si va estendendo la Finanza Etica che ha,come obiettivo, quello di finanziare imprese ed attività virtuose e sostenibili. E’ difficile ottenere un cambio radicale dell’economia attraverso le tante Associazioni culturali isolane che ignorano l’economia e si concentrano esclusivamente su Arte,Letteratura e Scienza, è difficile ottenerlo in un’isola in cui 6 Comuni non hanno uno straccio di Ufficio Statistico e di pianificazione economica. Eppure la Cultura italiana è in fermento: saggisti ed economisti si sforzano di delineare percorsi nuovi, nuove forme di economia, che combattono le diseguaglianze create da modelli sbagliati.
Citiamo il saggio di Michele Salvati e Norberto Dilmore “Liberlalismo inclusivo. Un futuro possibile per il nostro angolo di mondo” che vuole essere una proposta di superamento sia del modello Friedman di liberalismo del laissez faire sia del modello Keynes. Eppure l’economista bolognese Stefano Zamagni, ben noto a Ischia, essendo stato relatore in convegni organizzati dalla Diocesi, ha scritto ultimamente il libro “Diseguali”, dove si profila, in maniera convincente, un nuovo modello economico in cui i lavoratori assumono un ruolo di primo piano, quasi da compartecipi della conduzione aziendale. Egli dice: basta col modello tayloristico della parcellizzazione del lavoro, dove l’addetto è un granello di un ingranaggio a lui sconosciuto e passiamo alla “Holocracy”che altro non è che il modello che sperimentò addirittura Leonardo nella sua bottega: ogni lavoratore è un creatore, non un mero esecutore di lavoro parcellizzato. Ognuno è consapevole e responsabile di un progetto complessivo. La vedete voi la possibilità, in questo momento, di far penetrare, nell’economia di Ischia, questo concetto? In un’isola in cui la stagionalità la fa da padrona, così come la precarietà, l’incertezza, il sottosalario? Ne deve passare di acqua sotto i ponti! Il problema è che questo tempo non ce lo abbiamo a disposizione, perché il disastro ecologico è alle porte, ma per contrastare il disastro, dobbiamo cambiare il modello economico. Che fare allora? Dobbiamo moltiplicare la giusta informazione, diffondere una cultura dell’economia e dell’ecologia. E anche i social, nonostante la struttura di linguaggio immediato e semplificato, potrebbero aiutare, se solo avessimo l’intelligenza e la sensibilità di divulgare qualche banalità e messaggio di odio in meno e qualche informazione culturale in più.