DI LUIGI DELLA MONICA
Preciso subito di essere prima di tutto un avvocato e come tale proteso al dovere di verità e giustizia. Questa premessa, per quanto superflua agli occhi di qualche lettore, è indispensabile per ribadire che le parole scritte su questo giornale, da parte di un opinionista, almeno soggettivamente, vale a dire nelle buone intenzioni, devono essere ispirate alla idea di verità. Pertanto, nel momento in cui ho ampiamente descritto nelle mie precedenti riflessioni il quadro di una progressiva, lenta ed irreversibile decadenza del sistema turistico isolano, ho sempre creduto di citare fatti storici inconfutabili. Leggo una reprimenda a firma di una vera giornalista, epiteto per cui sgombro subito il campo da ipotetiche polemiche che non intendo sollevare ci mancherebbe, la dott.ssa Rossana Russo, la quale sostiene che bisogna segnalare e celebrare l’isola che non c’è, vale a dire quella parte bella che non si vede.
Effettivamente Ella afferma verità incontestabili, in ordine alle eccellenze isolane, ma nessuno più del sottoscritto e dei suoi colleghi Franco Borgogna, Graziano Petrucci e Raffaele Mirelli intendono professare strenuamente il bene assoluto dell’isola. Posso ardire di definire Franco il decano della storia, Graziano il pungolatore della politica e Raffaele il filosofo che tende di riproporre “il mito della caverna di Platone”, oppure il povero Telete di Mileto che per guardare la luna cadeva nel pozzo (metafora la prima per definirlo un artista che tende nelle sue opere ad imitare la realtà, non riuscendosi, e la seconda per considerarlo in quanto filosofo disconnesso dalla realtà). Ma un pensiero della dott.ssa Russo ha sinceramente turbato la mia coscienza: la cosiddetta socializzazione, quale fenomeno tipico ed asseritamente meritevole di celebrare il turismo ischitano. Durante la pausa estiva dovremmo adeguarci ad una interazione psicologica, sociologica ed antropologica, oserei dire antropomorfica, con alcuni personaggi coloriti e pittoreschi, che anziché insozzare nel Mondo il brand Ischia, lo arricchirebbero di significato inclusivo e democratico.
Sempre nel solco della verità oggettiva, riporto una video notizia di cronaca di Teleischia, commentata dal dott. Amedeo Romano, in cui questi figli della “socializzazione” propugnata dalla dott.ssa Russo dovrebbero essere tollerati e vezzeggiati: schiamazzi notturni nel centro di Ischia ad opera di frotte, masse, bande di minorenni ambo i sessi, dalle ore 2 alle ore 6 del mattino. Nessuna critica alle Forze dell’Ordine, che danno il massimo di sé, ma si scontrano con una parte della Magistratura che attua la politica dello svuotamento delle carceri ed ammonisce silenziosamente la Polizia Penitenziaria a subire per trovarsi sempre dalla parte della ragione, o quanto meno scansare una dolorosa inchiesta; una amara constatazione, dall’altro lato, che la legislazione non offre nessun rimedio, se non restituire i minori ai “genitori”, che spesso supportano e giustificano il comportamento incivile dei figli.
In seno a quella socializzazione invocata ed osannata, talvolta, spunta qualche rissa, qualche disturbo del sonno notturno, qualche coltellata, ma sono eventi sporadici, che devono essere incuneati nell’insieme delle statistiche.
La verità è un veleno che va somministrato a piccole dosi, ma deve essere l’imperativo categorico di un giornalista\opinionista per stigmatizzare le aporie di un sistema comunità isolana, che non può risolvere i suoi problemi, fingendo di non vedere, bendandosi gli occhi e tuffandosi nelle positività che pur ci sono, ma sono diventate purtroppo retaggio degli innamorati folli dell’isola, che continuano a frequentarla, tentando di superare i disservizi, le brutture della convivenza turistica, ma che hanno espulso tante presenze di qualità e d’elitè. Si paventava da parte di alcuni cittadini l’idea di creare “ronde”, che, a mio sommesso avviso esporrebbe i volontari ad indagini giudiziarie per esercizio arbitrario delle ragioni o per eccesso di legittima difesa, mentre trasformerebbe il territorio in un vero e proprio Far West, teatro di caccia fra prede e predatori, infangando ancor di più la nostra preziosa immagine. La declamata “socializzazione”, vale a dire la convivenza fra isolani e parte sporca della comunità costiera campana, è il primo fattore di scarto dell’isola dalle proprie aspirazioni di vacanza da parte degli ospiti educati, il secondo è costituito dal costo elevatissimo dei soggiorni, inversamente proporzionale alle raccapriccianti soluzioni “roulette” dei pacchetti in altissima stagione, il terzo è quello dei collegamenti marittimi più disagevoli della Sicilia e della Sardegna, messi insieme. Un’altra forza centrifuga della domanda è quella destagionalizzazione che non esiste e che potrebbe riversarsi sul termalismo. Se in estate i collegamenti marittimi sono difficili, in inverno il turista fuori tempo deve calcolare anche un giorno intero di viaggio sola andata e fare i conti con il chiuso per lavori, chiuso per manutenzione, chiuso per riposo stagionale NASPI, per i pochi fortunati che non soggiacciono alle agenzie interinali.
Se queste verità sono una piccola macchia nella tazza del latte bianco che rappresenta l’isola sono pronto a riconoscerlo, ma io ho constatato con i miei occhi che i martedì del borgo in festa portano qualche persona, ma il successivo mercoledì ad Ischia Ponte vi era un deserto rispetto al giorno precedente, segno che alcune iniziative o hanno stufato il pubblico, oppure interagiscono in un contesto dove davvero le persone non ci sono. Se poi vogliamo parlare dell’isola che c’è, sempre ad Ischia Ponte, abbiamo quel vulnus devastante per il territorio, per l’immagine nel Mondo e per e le coscienze civili della torre di Babele incompiuta del parcheggio “La Siena”. L’impulso turistico dell’isola, prima ancora dell’era di platino Rizzoli, avvenne in piccole dosi nei primi anni ’30 con le colonie del regime fascista, che inviavano impiegati pubblici meritevoli, persone moralmente selezionate dallo Stato, che popolavano d’estate una comunità autentica, pura, genuina, da poco risorta dalla povertà del terremoto di fine 800’, tanto famoso che venne celebrato nel teatro farsesco di Scarpetta (che è stat’? Casamicciola?). Negli ultimi anni, gli statali che sono forse tanto odiati per il posto fisso, ma sicuramente sono turisti moralmente ed eticamente selezionati, non mettono piede sull’isola, che è preda di una marmaglia di piccoli “imprenditori” dalla provenienza culturale ed economica equivoca, che soli riescono ad appagare la offerta di fitti estivi presentata da isolani e solo isolani dei mesi di luglio e di agosto a circa 10.000 euro, i quali pur di ricevere questa manciata di fave, non dichiarata all’Agenzia delle Entrate, accettano di non segnalare i loro inquilini per gli schiamazzi dei figli, ovvero per il conferimento selvaggio dei rifiuti a tutte le ore del giorno. Non dimentichiamo che quegli stessi statali, i quali ad esempio sono chiamati a garantire i LEP sull’isola nelle stagioni fresche, sono garbatamente messi fuori la porta agli albori del mese di giugno, perché i prezzi devono cambiare.
Se alcuno crede che queste verità siano conosciute solo sul nostro territorio, sbaglia di grosso, perché l’eco si propaga, almeno per quanto ne sappia personalmente, dalla Lombardia al Lazio. Non voglio scrivere le stesse cose, ma sono ispirato dalla verità oggettiva, per tentare di indurre gli artefici di questo disastro socio-economico, siano essi amministratori pubblici o imprenditori privati, a destarsi dal nefasto torpore. Ad Ischia non va tutto bene, bisogna prenderne atto, perché l’isola che c’è, quella che si vede, conta in negativo più di quella che non c’è.
* AVVOCATO