LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia, sogno di fine estate

DI LUIGI DELLA MONICA

Nei miei scritti ho sempre urlato disperatamente, se così può dirsi, che la rinascita dell’isola deve partire dagli eventi di qualità e di alto profilo culturale. Forse le mie preghiere, le mie invocazioni e per certi versi imprecazioni, stanno attirando una qualche forza esogena, oppure endogena, misteriosa che producegli effetti sperati.

Eppur si muove”, disse Galileo Galilei, scienziato di fama storica e mondiale che studiò il moto dei gravi. Un’ isola imbalsamata nel suo autocelebrarsi come più bella del Mondo, attonita ed incapace di comprendere la dicotomia fra le presenze turistiche del 2022, che hanno cozzato violentemente con le minime presenze dell’ultimo biennio 2023\2024; un sistema che si giustifica per gli aumenti esponenziali dei costi dei servizi con il palliativo “hanno aumentato in tutta Italia, perché non possiamo farlo noi”? Uno schema mentale ossidato sulla competizione campanilistica, che ritiene, gloriandosi della meritocrazia auto confezionata su misura, che il forestiero sia in grado di distinguere Ischia dagli altri cinque Comuni: nessuno mi smentisca se non ha udito mai un turista affermare che Sant’Angelo è un Municipio, non una località, per altro stupenda ci mancherebbe. Uno scollamento disomogeneo e lesivo dell’immagine globale dell’isola, dove la concorrenza non è basata su di un’alleanza coordinata e competitiva, ma sulla speranza di strappare clienti all’altro, senza curarsi del destino commerciale della attività vicina. Ne ho già parlato in alcuni miei articoli precedenti, ma ho visto tante volte con i miei occhi “gli universitari” dei menù dei ristoranti esposti in strada: una peregrinazione degli aspiranti clienti che leggono accademicamente tutti i possibili offerenti del servizio di ristorazione, salvo poi posarsi su quello che consente loro il massimo godimento del palato al minor prezzo possibile.

E’ questo il futuro che immaginiamo per Ischia? Una pletora di “pezzenti” che ambisce andare in carrozza e pagare il minimo possibile? La colpa purtroppo non è loro, ma tutta nostrana. Non nego che anche in Grecia ci sia l’usanza del buttadentro, cioè del promotore del locale per persuadere l’avventore a sedersi al tavolo, ma si rischia spesso di vedere scene da cani che cercano di rosicchiare lo stesso osso rinsecchito, come quelle dei tassisti che litigano e si picchiano per una corsa, episodi questi ultimi accaduti quest’anno, come quello precedente.

Ischia non merita questo, ma il tutto esaurito e l’overbooking, ma ciò non avviene da circa due anni e va sempre peggio il declino di presenze. Il che è assolutamente inspiegabile, in un’isola vicina a due aeroporti e due stazioni cardine per il Sud Italia dei treni alta velocità, dotata di ampie spiagge e dell’oro verde, le terme! In questo contesto, proprio quello della maggiore vitalità di tale elemento naturale caratterizzante l’isola, nel mese di settembre dal clima più fresco, ospita luminari della scienza mondiale come il Prof. Vittorino Andreoli – già perito psichiatrico della Corte d’Appello di Torino nel caso Cogne, Annamaria Franzoni – e lo fa nella cornice del festival della Filosofia. A ciò si aggiungono le bellissime e mirabili celebrazioni di Rizzoli a Villa Arbusto e le nuove iniziative alla Colombaia, queste ultime per la verità anche lodevoli tra fine luglio ed anche nel mese di agosto. I balli in piazza e le feste tamarre, come i mega concerti per i “portoghesi” senza biglietto, oppure quelli rinviati all’anno prossimo, forse hanno fatto il loro tempo, ma assolutamente non includo nelle mie critiche i capisaldi della cristianità sull’isola (Santa Restituta, San Vito, Sant’Anna, San Giovangiuseppe e San Michele) che anzi dovrebbero essere considerate patrimonio culturale dell’UNESCO, a mio sommesso avviso. Ma cosa dico mai… non si riesce ad individuare un sito naturalistico che valga la pena di esserlo su tutto il territorio insulare, per cui mi metto a discutere sulle feste più antiche e belle di Ischia? 

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Cosa c’entra Ischia con Forio, o Lacco con Sant’Angelo? Sì cari lettori, esistono questi discorsi nel comune sentire, che imbavagliano e strozzano la crescita di tutta l’isola, non solo parte di essa. A ciò si aggiunge il flagello dei servizi pubblici essenziali in inverno, come in estate. Sì perché sanità, scuola e giustizia, per non parlare delle cesure inspiegabili agli sportelli di cassa bancari, fanno i conti con la bramosia degli affitti estivi: per carità, chi osa contrastare il libero mercato, se non che impedisce ai medici, magistrati, cancellieri, insegnanti, infermieri ed altri impiegati pubblici di reperire un alloggio per la propria dignitosa e meritevole famiglia, funzionale alla serenità dell’erogazione della prestazione lavorativa nell’interesse della comunità.

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Ecco che vi è una corsa spasmodica a lavorare ad Ischia, per stanziarvici il minimo indispensabile, fare punteggio come sede disagiata e scappare al più presto. Per decenni i proprietari delle seconde case hanno vissuto su questo meccanismo parassitario: da settembre a giugno dell’anno successivo locazione a prezzi calmierati ai lavoratori fuori sede, nella fascia estiva innalzamento dei prezzi alle stelle e sfratto amichevole ai clienti della bassa stagione. I politici non hanno avuto il coraggio di interloquire con questi proprietari, temendo di perdere voti, ma intanto si strappavano clienti agli alberghi,  che per attirare ospiti, circa venti anni, fa impiantarono sull’isola la formula “rouolette”, vale a dire pensione completa a prezzi bassi e promozionali in alta stagione, fenomeno non adeguatamente moderato dalle associazioni di categoria, tanto da aver fatto ridurre drasticamente la domanda di alberghi di lusso, che spesso sono ormai vuoti. Non è bastata la NASPI al personale che improvvisamente conduceva gli anziani lavoratori, dopo circa 40 anni di servizio, a vedersi corrispondere una miserrima pensione sotto i mille euro, poiché i mesi lavorati erano di poco vicini ai 4 o 5; stipendi pagati ad ottobre in unica soluzione; società di lavoro interinale per scardinare i più elementari diritti dei prestatori.

Non è un caso che sull’isola vi siano foltissime comunità di immigrati ucraini, rumeni e dominicani, che almeno in astratto sono più addomesticabili.

Una guerra intestina, tutti contro tutti, guelfi e ghibellini, isolani contro altri isolani, che oggi dipinge uno scenario a tinte fosche, con decine di strutture alberghiere in default, alcune storiche strutture termali chiuse, proprietà immobiliari fatiscenti e disabitate, ristoranti e bar aperti con camerieri fermi ed inoperosi. Questo è il territorio interno, per non parlare della risorsa mare, che è densa di esperti di ogni sorta della scienza nautica, ma si vive ogni anno il solito caos del traffico marittimo da diporto, che premia gli stupratori dei fondali ricchi di posidonia, in spregio ai tanti amanti delle immersioni che assistono senza fiato alle danze dei guarracini e dei pinterrè. Mi duole dirlo, ma la società isolana è implosa su stessa, affogata nella contemplazione della sua immagine narcisistica: per alcuni basta dire “Ischia è bella, basta solo questo”, per bendarsi di fronte a tutte queste storture inconfutabili.

Se la cittadinanza prende atto delle problematiche reali, senza fingere che non esistano, smettendola di criticare i politici senza motivo circostanziato e questi ultimi diventino più coraggiosi nell’ottica di relazionarsi alla comunità senza il timore di perdere consenso, allora si approderà della “new age” di Ischia. La ricette di ripresa economica per la piena occupazione di 68 mila abitanti della nostra comunità è costituita dai servizi turistici distribuiti su dodici mesi, eventi culturali, termalismo, enogastronomia  e potenziamento dei collegamenti marittimi.

* AVVOCATO

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