IL COMMENTO Ischia non è a misura di turista, serve invertire la rotta

DI GIACOMO PASCALE

Lo dico in maniera molto chiara onde evitare fraintendimenti: non possiamo vietare lo sbarco a tutti, perché i proprietari di casa, ad esempio, possono venire. Stesso discorso per i veicoli immatricolati fuori regione. Il fatto che siano sbarcate sull’isola 5500 auto non rappresenta un problema. Il problema reale rimane il caos, che creiamo noi con le nostre macchine. Prima di arrovellarsi il cervello sulla soluzione, dovremmo fare una riflessione più in generale, che è di carattere culturale. In un paese a vocazione turistica “normale”, io abitante faccio i sacrifici, e metto il turista nelle condizioni migliori possibili. Noi facciamo esattamente il contrario, perché siamo cresciuti con la cultura secondo la quale la nostra ricchezza è la casa di proprietà; abbiamo messo quattro blocchetti uno sull’altro in trent’anni di abusivismo edilizio, e oggi scopriamo che se la vuoi fittare non la fitti, se la vuoi vendere non la compra nessuno, e se la tieni “ferma” se la “mangia” il Comune un morso al giorno tra Imu, Tari, Tasi e tutte le tasse sulla casa che tanti anni fa non c’erano.

Digressioni a parte, dobbiamo guardare in faccia alla realtà: Ischia ha un parco macchine di 63mila autoveicoli (una media di tre machine a famiglia!). E qualcuno dice ancora: “fate i parcheggi, fate le strisce blu, mettete i vigili in strada, fate le targhe alterne…”. Sono tutte misure palliative, che potrebbero funzionare qualora il sistema stesse in piedi. La verità è che questi numeri ci dicono che il nostro sistema è abbondantemente “scoppiato”. A questo si aggiungano i trasporti pubblici: i bus di linea dell’Eav, per dimensioni e tipologia, non sono adatti all’isola, che ha un anello stradale con una larghezza media di sei metri. Abbiamo inoltre consentito che i classici microtaxi caratteristici diventassero, negli anni, nove posti con conducente. Se a questi sommiamo i mezzi promiscui, le derrate alimentari, le forniture, i motorini, i mezzi dell’edilizia e i nostri mezzi privati, comprendiamo facilmente il caos in cui siamo piombati, e dal quale dobbiamo necessariamente uscire perché – come ho sempre detto – il primo, grande, grosso, unico, esclusivo problema dell’isola è la non vivibilità. Ho visto l’isola che ho in testa solo in due occasioni: quando è venuto Papa Wojtyla e in occasione del Giro d’Italia. Quella è l’isola che dovremmo offrire ai turisti.

Fatta questa analisi, com’è noto sabato scorso ho avuto un incontro con il sindaco della Città metropolitana Gaetano Manfredi. E parlando di somme e finanziamenti sul nuovo piano strategico, gli ho chiesto di mantenere alta la guardia e di avere la collaborazione istituzionale della Città metropolitana per poter pensare di mettere finalmente in campo un progetto di mobilità sostenibile. La mia idea è quella di provare a realizzare un progetto che nel giro di 5-7 anni ci permetta di ridurre almeno del 50% il nostro parco macchine. Penso al car-sharing elettrico, che non è altro che un’inversione culturale: passare dalla cultura del possesso a quella dell’uso dell’auto. I numeri ci dicono che questo strumento, sperimentato in altre realtà, ha condotto a una sensibile diminuzione del parco auto (tra il 12 e il 15% all’anno). A noi basterebbe il 50% in sette anni e già sarebbe un grandissimo risultato.

In seguito, dovremo parlare della razionalizzazione degli spazi per i parcheggi. Potremo pensare al taxi cumulativo, una tipologia di mezzo per i taxisti concordata con la categoria. Insomma, fare un ragionamento tutti insieme intorno a un tavolo. Tutte queste belle idee partono però da un presupposto, ossia che anche gli altri sindaci e le altre realtà vedano e capiscano che quello dei veicoli è un problema. Se non riconosciamo che questo è il nostro limite, non potremo mai accendere il faro dell’attenzione, e soprattutto non potremo ragionare insieme. Dobbiamo fare un ragionamento che vada nella stessa direzione, su un unico progetto. Io a Lacco Ameno proverò a fare anche un’organizzazione con parcheggi periferici e navette elettrice, sul modello di Zizì a Ischia, che ha dato dei dignitosi risultati. Ma evidentemente non basta: il progetto che abbiamo noi in mente deve riguardare tutta l’isola, non il singolo Comune. Oggi sarebbe quanto mai opportuno riprovare a programmare, e per un motivo molto semplice: se andiamo a vedere i primi assi di misura di finanziamento della Comunità europea, sono proprio mobilità sostenibile e beni culturali. Quindi se non ora, quando mettere in cantiere un progetto di questo tipo? Una politica attenta non può più soprassedere a un problema di questa portata.

Penso che sia giunto il momento che noi, tutti insieme, affrontiamo questo tema. Non sono animato dalla cultura del divieto; non voglio mettere in campo azioni o limitazioni alla mobilità della mia gente, se non dopo avergli proposto un’alternativa per potersi muovere. Il costo di gestione di un’auto si aggira attorno ai 5mila euro all’anno tra parcheggio, guasti, benzina, assicurazione eccetera. Offrire una possibilità agli isolani di muoversi diversamente significa anche andare a verificare concretamente un’opzione possibile affinché ci arriviamo da soli a ridurre il nostro parco macchine, e non perché qualcuno ce lo ordina.

*SINDACO DI LACCO AMENO

Exit mobile version