LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia, luci ed ombre del ferragosto 2024

DI LUIGI DELLA MONICA

Esistono due modi per interpretare le risultanze del ferragosto 2024, l’uno egoistico e l’altro collettivistico e\o globale. Rispetto al primo profilo chi aveva possibilità economica di possedere reddito da spendere e da impiegare sull’isola ha potuto godersi un territorio semivuoto, pieno di offerta di servizi a sua disposizione; rispetto al secondo profilo si è rilevato un flusso di persone in continua diminuzione quantitativa in rapporto allo scorso anno. Pertanto, il minimo comune denominatore è una emorragia costante di presenze che nessuno degli organi pubblici e privati vuole considerare e rimediare incisivamente. Per quanto gli opinionisti di questo Quotidiano “cicaleggino” sulle insufficienze di alcuni circoli di pensatori, pagati per questo compito, sovente appaiano interviste accomunante dall’assoluto imperativo incontestabile: va tutto bene! Questa frase è ormai divenuto l’oppio della popolazione isolana, che si annida serena su questo albero dell’abbondanza, piantato 80 anni or sono, ma che purtroppo è un malato terminale senza cure. Nessuno si dolga della meraviglia costruita alla spiaggia delle Chiaia per l’accesso ai disabili vandalizzata dal branco degli stupidi, la cui mamma è sempre gravida, tanto da richiamare i media nazionali come eco negativo. La carne al sangue delle ferite del dolore per questo triste evento è stata imbandita sul piatto d’argento da quegli stessi cittadini isolani proprietari di seconde case e\o residence da destinare a colonie estive sul territorio di queste famigliacce posticce ed ambigue di provenienza campana, che sono rimasti gli ultimi pionieri disposti a pagare 5 mila euro al mese per abitazioni con letti a castello e senza wi-fi o climatizzazione, pronte ad occupare con gli ombrelloni alle 06 del mattino le spiagge libere e sfrecciare contro senso ed in ogni tipo di fascia oraria o ztl con velocipedi elettrici taroccati.

Vi porto l’esempio di un alto funzionario della Questura di Napoli, mio amico d’infanzia, che nel 1984 ricordo villeggiare con la sua illibata famiglia in piazza San Rocco di Barano: mai più visto sull’isola da circa 35 anni sino a tutt’oggi. Infatti, da alcune parti, odo parlare del ripensamento del turismo dalla quantità alla qualità, ma il problema è sicuramente culturale. Ecco che bisogna richiamare le associazioni di categoria sulla tematica a sensibilizzare i propri iscritti e sensibilizzarli sulla criticità del problema – ops…scusate, avevo dimenticato che va tutto bene.

Al di là degli alberghi che presentano un servizio di alta fascia, operanti secondo circuiti telematici e di marketing mondiali, gli alberghi medio-bassi ed i b&b, ma soprattutto i proprietari di seconde case destinate ai fitti estivi, devono essere incentivati a sottoscrivere convenzioni con ingenti sgravi fiscali per attrarre famiglie medio-piccole di alta qualità umana e professionale, anche se di capacità reddituale meno elevata. Gli Enti datoriali, pubblici e privati, devono incentivare le ferie con pacchetti riservati ai loro affiliati, in modo da riempire l’isola di persone per bene.

Personalmente, posso dire che quanti ho cercato di portare sull’isola, nel periodo di agosto, per promuovere individualmente il nostro amato territorio, non sono riusciti a venire per nessun fattore inclusivo: l’albergo buono era tutto impegnato su “booking” a prezzi maggiorati del 20%; il contatto diretto cercava di contrattare un prezzo maggiore e quasi sempre gli veniva risposto telefonicamente, senza valutare la mancanza di garanzia sulla congruità del prezzo, “cosa vuole, siamo a Ischia”.

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Una frase corretta, se non fosse che, nella pianificazione delle vacanze campane dei super v.i.p., hanno già creato il planning, nocivo per Ischia (lo ha segnalato dapprima Davide Conte), dello scalo Salerno “Costa d’Amalfi” , Pompei e Sorrento\Capri.

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Devo segnalare una presenza capillare ed alacre delle Forze dell’Ordine, ma è chiaro il pensiero di questi isolani che riempiono di spazzatura umana le loro seconde case: lo Stato mi abbandona a vivere sull’isola, per cui ci deve pensare Esso a pattugliare e sanzionare nei luoghi pubblici le intemperanze dei miei inquilini, che è meglio che non dichiaro, così non ci pago le tasse a questo Stato padrone, che non mi ha ricostruito l’isola, non mi ha dato infrastrutture, nonostante le due emergenze del 2017, 2022 ed il covid. Gli altri concittadini, per il ben pensare del farsi gli affari propri, tacciono e si voltano dall’altra parte.

Così ci troviamo a vivere per 45 giorni (dal 15 luglio circa al 31 agosto) in una giungla amazzonica a cielo aperto, tanto settembre è vicino a venire, anche se quello è il mese di riapertura delle scuole. Ciò dimostra che l’anarchia, la quale ha regnato sovrana negli ultimi vent’anni di turismo, la quale giunge al tramonto, è assolutamente avversa all’ingresso sull’isola della migliore qualità di ospiti possibili, quella delle famiglie mono\bireddito che non dispongono di 5-10mila euro cash per un semplice canone di affitto e di ulteriori pari somme per alimentare la offerta estiva sul territorio. A questo punto, non da trascurare è il dato che le grandi “maison” della moda mondiale non hanno sedi sull’isola: la via Roma ad Ischia ed il Corso A. Rizzoli di Lacco Ameno sono ormai un lontano ricordo degli anni’80, ma sono bensì presenti a Capri o Sorrento e certamente non pagano canoni bassi. Ne deriva che nemmeno gli ospiti degli alberghi di fascia alta riescono ad accontentare l’indotto dei negozi isolani, non essendoci, come su precisato, punti vendita Louis Vitton, Gucci, Armani, Prada, Ferragamo, Max Mara, oppure altre linee intermedie Falconieri ed altri…

In questo confermo, quanto detto nel mio precedente articolo, che Ischia non ha una sua identità precisa, che ha assunto invece Procida, dove non ho ancora visto negozi super griffati, ma che esprime a pieno titolo l’idea di isola del mare, del diporto, della pesca e del cineturismo e della buona cucina. Ecco che sull’isola di Arturo, che ricordiamo essere priva del dono divino del termalismo, in borghi di pescatori simili a quelli isolani, si pagano cifre non basse per il pernotto, ma senti parlare francese, mericano ed italiano e vi è totale assenza di quel materiale subumano che hanno vandalizzato i bagni disabili alla Chiaia di Forio. Questo gesto doloroso non cade dall’alto, ma è conseguenza della commissione di chi ha dato ospitalità a questa marmaglia e della omissione a chi non ha posto in essere le misure di legalità per emarginare questa platea di utenti del servizio turistico, che insozza e denigra l’immagine di Ischia nel Mondo. Pertanto, il ferragosto 2024 a scartamento ridotto è causa dell’endogeno mal ischitano che purtroppo in vista dell’ineluttabile fenomeno di globalizzazione del turismo non adotta piani strategici condivisi fra comunità, associazioni di categoria e consorzi intercomunali, ma si arrocca sempre sullo sterile campanilismo secondo il quale la costruzione della struttura di fruizione per i disabili alla Chiaia è santa e bella, perché ischitana, la distruzione è napoletana, fingendo di ricordare che solo degli isolani hanno accolto questi barbari, rifiuto anche per la società di provenienza. La soluzione è aprire la mente al cambiamento ed al dialogo, confrontarsi con promotori di idee nuove e smetterla di scegliere il padroncino di riferimento dal quale prendere ordini in materia di lavoro, strategie imprenditoriali e politica.

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