DI GIUSEPPE LUONGO
Qual è la percezione di chi si appresta ad approdare a Ischia? Le emozioni mutano al mutare della cultura di chi si appresta a sbarcare nell’Isola. Sono storie diverse che emergono da un piccolo territorio circondato dal mare e che si innalza con il Monte Epomeo e la sua mole sembra collassare sul mare quando si è prossimi alla costa. Questa è la sensazione che si avverte con l’approdo al porto di Casamicciola. Si guarda verso l’alto e si scorge tra il verde intenso della vegetazione spuntoni di roccia di un colore verde poco intenso, quasi giallo, è il “Tufo Verde” del Monte Epomeo e se si è già frequentata l’Isola questo tipo di roccia si associa al “Fungo” di Lacco Ameno e agli “scogli” di Citara e tutti al sovrastante Monte Epomeo. Allora chi osserva immagina eventi straordinari avvenuti in epoche lontane che avrebbero scaraventato blocchi enormi di rocce dall’Epomeo.
Il pensiero porta a vecchie letture, dove è descritta l’opera di un dio che ha punito un gigante imprigionandolo sotto l’Isola. Questi, agitandosi, produceva terremoti, maremoti, ed eruzioni. Gli stessi massi ciclopici si possono osservare salendo in quota dall’approdo. Si scoprirà che i massi furono cavati e utilizzati come rifugio, formando il paesaggio delle “case di pietra”. Questa fu la destinazione dei massi di tufo in una comunità “povera” di risorse, ma nel tempo dello sviluppo del turismo è stata trasformata in ambienti per accogliere turisti alla ricerca di emozioni forti, con una “suite” in un blocco di tufo verde dell’Epomeo, forse prodotto da un’esplosione del vulcano o da una frana dalla vetta del monte. Se, invece, si approda ad Ischia Porto, si avvertono altre emozioni; il traghetto entra in uno dei crateri dell’Isola, noto come il Lago dei Bagni, trasformato da lago a porto, da Ferdinando II Borbone, con il taglio dell’istmo che lo separava dal mare aperto. Sul porto incombe il centro eruttivo del Montagnone, la cui vetta un tempo poteva essere raggiunta con una funivia e dalla quale si poteva ammirare il paesaggio che si apre a nord dell’Isola, verso l’area flegrea, la città di Napoli, il Vesuvio e i primi contrafforti dell’Appennino. La costa ad oriente del porto era molto apprezzata per la presenza di una rigogliosa pineta che degradava lungo un dolce pendio fino al mare, dove un tempo era frequentato dai velisti provenienti in gran parte dalla vicina città di Napoli, affascinati dal paesaggio e da un mare splendido.
Chi, allora, amava vivere l’emozione di una vacanza in una comunità di pescatori privilegiava il sito di Sant’Angelo sulla costa meridionale. Ischia sarà scoperta dagli intellettuali ed alcuni sceglieranno di dimorare nell’Isola. L’impatto dei nuovi ospiti con la natura dei luoghi e con le tracce di un passato glorioso rappresentato dai resti affioranti degli insediamenti e le stratificazioni evidenti delle comunità che si sono succedute sul territorio, destò un interesse per la storia naturale e civile dell’Isola sopito dopo le catastrofi del terremoto di fine Ottocento e dell’alluvione dell’inizio del Novecento. Così parallelamente alla proficua interazione quotidiana tra culture degli ospiti, di carattere internazionale, e degli ospitanti, si produssero ricerche rivoluzionare sulla natura geologica dell’Isola, per il geniale contributo del vulcanologo Alfred Rittmann che operò con Paul Buchner, e sui reperti archeologici per i ritrovamenti delle tracce della presenza dei coloni greci nell’Isola da parte di Don Pietro Monti, che anticiperà l’importante scoperta dell’archeologo Giorgio Buchner con il reperto della Coppa di Nestore. Il ripetersi dei disastri naturali nell’Isola con il terremoto di Casamicciola del 21 agosto 2017 e l’alluvione del 26 novembre 2022, ha mostrato che la memoria collettiva su tali fenomeni è stata carente, se non cancellata o trasformata in mito. Spetta agli antropologi, ai sociologi, agli scienziati, agli storici, ai giornalisti operare per conservare determinate informazioni passate per costituire la memoria collettiva. Chiudo con le parole dello storico Jacques Le Goff: “La memoria alla quale attinge la storia, che a sua volta l’alimenta, mira a salvare il passato soltanto per servire al presente e al futuro”.