IL COMMENTO Ischia, ecco perché non c’è più tempo
DI MICHELE SAMBALDI
Desideravo a condividere con i lettori alcuni pensieri che da tempo mi balenano in testa. Frequento Ischia dal 2018 e questo non è sicuramente un arco di tempo sufficiente a dire che ne conosco tutte le caratteristiche e sfaccettature. Alcune cose sono tuttavia molto chiare e dovrebbero indurre una riflessione approfondita. E sapete perché? Perché non c’è tempo. Paragono Ischia ad una persona che cammina guardandosi i piedi, senza volgere lo sguardo verso l’orizzonte, verso quello che c’è davanti. La metafora dei piedi mi serve proprio ad introdurre una delle cose che mi sono chiare quando parlo del settore che mi vede impegnato: la totale assenza di pianificazione turistica. Certe cose sono davvero incomprensibili per me ma ho imparato ad accettarle: va accettato il fatto che un’isola con sei comuni potrebbe avere una visione identitaria in ambito turistico se e solo se gli attori delle istituzioni locali si rendano disponibili a lavorare insieme per il bene comune, quello del territorio e dei cittadini. Questa cosa non esiste o, se esiste, non è efficace. Questo mi rammarica ma niente mi rattrista di più del vedere i soggetti privati e gli imprenditori attendere la “manna che viene dal cielo” o dare sistematicamente la colpa al “pubblico”.
Il contesto imprenditoriale in cui ci troviamo ad operare è molto complesso, prima il Covid, poi la guerra, ora l’inflazione, domani chissà. Dobbiamo abituarci a questa complessità e dobbiamo imparare a cavalcarla smettendo di parlare del turismo russo che non abbiamo, smettendo di misurare gli arrivi sull’isola come indicatore di attrattività turistica, smettendo di non imparare dagli errori commessi. Noi donne e uomini d’azienda dobbiamo parlare di come possiamo fare capire agli imprenditori che ogni euro in meno di tariffa alberghiera applicata significa accettare la perdita di valore del proprio immobile, dobbiamo parlare di nazionalità nuove verso cui affacciarci (singolarmente o come associazioni), dobbiamo capire che tutti noi abbiamo una vera responsabilità sociale nel comunicare “Ischia” in un modo nuovo, contemporaneo ed evocativo. Dobbiamo smettere di parlare di termale ed iniziare a parlare di benessere: è inutile avere un parco termale con acque miracolose e poi avere materassi di vent’anni fa che fanno dormire male ed offrire i fagiolini surgelati nel menù di pensione completa.
Dobbiamo fare parlare i ventenni e dargli voce, chiedere loro come ci vedono e quali soluzioni propongono vista la loro abilità tecnologica e la voglia di rilanciare l’isola. Dobbiamo imparare ad aggregarci e provare a mettere sul piatto una cosa che in questi anni ho capito essere davvero un tabù, la fiducia. Si, la fiducia verso chi ha voglia di lottare per un territorio migliore, verso chi ne sa di più, verso chi è portatore di idee nuove. Dobbiamo imparare a non parlare più delle istituzioni locali come le sole responsabili di questo stagnante immobilismo. Non c’è tempo, di questo dobbiamo rendercene conto. Se Ischia non deciderà di dotarsi di un nuovo approccio imprenditoriale e quindi culturale, verrà surclassata da destinazioni meno belle ed interessanti che attraverso un atto di umiltà, hanno capito che è fondamentale cambiare metodo di lavoro. Queste destinazioni hanno colto che lavorare insieme è l’unico e solo modo per sopravvivere in uno scenario competitivo che non risparmierà nessuno.
E mi concedo un ultimo spazio per una riflessione conclusiva sul tema della “qualità”. Come sai lavoro all’interno del segmento lusso, un segmento che evidentemente non può non fare della qualità (di prodotto e di servizio) uno dei suoi cardini. Spingerci verso una nuova qualità di domanda ed offerta turistica non significa necessariamente accettare turisti di lusso: significa una cosa sola, migliorare e lavorare per generare valore, a prescindere dalle stelle e dal segmento di riferimento. Come si genera valore? Sicuramente con umiltà, fiducia verso chi è portatore di nuove idee e conoscenza, propensione alla pianificazione e smettendo di guardarci i piedi.
* PRESIDENTE ISCHIA IS MORE