LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia come nel teatro dell’assurdo

Chi guarda, in questo momento, l’isola d’Ischia dall’esterno, ne ricava un’impressione di “teatro dell’assurdo”. Gli appassionati di teatro sanno che le caratteristiche del teatro dell’assurdo sono, da un lato, la rinuncia ad un costrutto drammaturgico razionale e dall’altro l’uso di un linguaggio per niente logico-conseguenziale. Alla fin fine, un senso – tale teatro – ce l’ha ed è che la vita è “senza senso”. Perché faccio ricorso a tale metafora per descrivere la vita sociale, politica ed economica attuale della nostra isola? Perché, in uno scenario mondiale di estrema complessità e gravità ( pandemia, guerra, stagflazione economica, crisi energetica) l’isola appare confusa e divaricata in una logica binaria di bianco o nero senza mediazioni e sfumature. Il fatto è che l’opinione pubblica isolana tenta sì di dibattere questi temi soprattutto sui social, ma lo fa in una maniera talmente superficiale, manichea ed abborracciata da apparire “senza senso”, proprio come nel Teatro dell’assurdo. E questo lo verifichiamo ancor di più sui problemi locali. Per carità di patria, sorvolerò sulla Convenzione stipulata dal Comune di Lacco Ameno col Comune di Pollena Trocchia (nome che per i napoletani evoca una certa ironia) per la gestione associata di progetti di rigenerazione urbana. Secondo il Sindaco Pascale è stato giocoforza associarsi con quel Comune per raggiungere quota 15 mila abitanti e per la ritrosia degli altri Comuni isolani ad una azione congiunta. Ma non erano proprio i sindaci isolani a dire che tra di loro vi è perfetta sintonia? Andiamo, dunque, oltre Pollena Trocchia! Stiamo per affrontare una stagione turistica tra molte incognite; stiamo ancora impantanati nelle pastoie burocratiche del dopo terremoto (con Legnini si riparte quasi daccapo con la individuazione e separazione dei fabbricati che vanno inquadrati nel Piano di Ricostruzione, che la Regione deve ancora approvare, ed edifici che possono essere ripristinati senza pianificazione); siamo ad un passo dalle elezioni amministrative nei Comuni di Ischia e Barano ( 12 giugno) ma non c’è traccia di programmi, di contrapposizione di liste di minoranza, di alternative di Sindaci in carica (ad eccezione della Di Scala a Barano). E il popolo dei social, anziché interrogarsi e interrogare gli amministratori sui destini della società e dell’economia locale, che fa? Con grande disinvoltura e poca privacy passa dalla descrizione minuziosa di fatti privati alle vicende calcistiche e alla geopolitica mondiale.

Eppure di problemi a Ischia ce ne sono tanti, come tante sono le opportunità che quotidianamente perdiamo. Aggiungiamo oggi alle contraddizioni amministrative già evidenziate in precedenti servizi, qualche ulteriore perla. Incominciamo dal Pio Monte della Misericordia: sappiamo che c’è il Progetto approvato e cantierabile per un Resort di lusso fatto elaborare dal Pio Monte ma non conosciamo il candidato gestore; sappiamo che la Città Metropolitana ha rigettato l’istanza di finanziamento di 66 milioni di euro del Comune di Casamicciola che avrebbe voluto acquistare il bene; sappiamo dei benefici che al Comune andranno in cambio della concessione edilizia al Pio Monte. Ma i cittadini hanno riflettuto abbastanza sulla congruità dell’operazione che si sta compiendo? Certo, l’utilizzo degli spazi che vengono ceduti al Comune non va sottovalutato. Ma il Resort di lusso è proprio quello che più giova all’economia locale? Ha sicuramente il merito di cancellare lo scempio estetico attuale, ma come si inserisce in un quadro ricettivo che vede il fallimento o il disuso di strutture alberghiere anche storiche? E poiché il Porto per le imbarcazioni da diporto si è rivelato la vera fonte di sviluppo e di molla per la ripresa del commercio locale, quale nesso e quale programma di interazione è stato pensato,se è stato pensato, tra la struttura ricettiva nell’ex Sanatorio del Pio Monte e l’infrastruttura portuale? Insomma stiamo prospettando, senza stravolgere il progetto approvato, di arricchirlo, di stendere un tessuto connettivo tra il Resort di lusso e il resto del paese. Si dà il caso che il Pio Monte della Misericordia, di recente, ha visto il cambio di guardia al vertice, con l’insediamento a Soprintendente della nobile Fabrizia Paternò dei Duchi di san Nicola. Con questa donna si potrebbe fare un discorso diverso da quello che è stato instaurato in precedenza.

Casamicciola era storicamente il Comune beneficiario di un’opera assistenziale di cure per persone indigenti; in altre parole rifluivano e venivano impiegati, nell’antico stabilimento termale, fondi raccolti altrove. Al contrario, con l’attuale progetto, il Pio Monte raccoglie soldi a Casamicciola (dal gestore o acquirente) per fare altrove assistenza sociale. E’ un po’ come il Banco di Napoli (ora Banca Intesa) che raccoglie risparmi al Sud e li impiega al Nord. E’ ancora possibile instaurare, con il Pio Monte, una collaborazione che preveda non solo la cessione di alcuni spazi al Comune, ma anche un ruolo attivo e solidale dell’ente a favore di un territorio martoriato dal terremoto? Non parliamo di destinare lo stabile ai terremotati, parliamo di cucire il Resort con il porto, in maniera geniale e creativa, come parliamo di proporre al Pio Monte di non abbandonare la via solidale e benefattrice in un territorio che ne ha un estremo bisogno, come era accaduto per il post terremoto del 1883. Francamente l’apporto del Pio Monte per Casamicciola poteva e potrebbe ancora avere un risvolto socio-economico più rilevante rispetto al mero progetto di un Resort di lusso. Per restare a Casamicciola, evidenziamo una contraddizione tra due divaricanti comportamenti della società civile: da un lato abbiamo la manifestazione per la pace, spostata a venerdì 8 aprile, organizzata dal Comune e dagli istituti Ibsen e Mattei, d’altro lato qualche giorno fa, nel campo sportivo in località Pietra di Bue, è scoppiata una rissa tra genitori di giovani calciatori, che ha richiesto l’intervento della Polizia. Qual è dunque la vera natura e lo spirito autentico della nostra cittadinanza: quello della solidarietà internazionale o quello della rissa tra genitori tifosi? Del resto, che ci sia un problema etico su quest’isola è dimostrato anche da altri fenomeni: se le amministrazioni comunali fanno concorsi truccati e assunzioni clientelari è solo per colpa della politica malata o perché c’è una troppo facile attitudine dei cittadini a beneficiare dei favoritismi? Come è un problema etico l’assoluzione degli albergatori che non hanno versato i proventi della tassa di soggiorno pagata dai turisti.

E per continuare sul problema morale, riferiamo che a livello nazionale, nel mese di febbraio, è stata istituita, per Decreto del Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, la Banca Dati Nazionale sull’abusivismo edilizio, che è il mattone indispensabile su cui costruire qualsiasi legge o provvedimento per la risoluzione dell’annoso problema che affligge Ischia in modo particolare. Il Decreto tende da un lato a reprimere per tempo le opere abusive che vengono messe in atto nell’attualità, prima che le case vengano completate, abitate e divengano pertanto un problema sociale; d’altro lato servirà ad avere un quadro preciso su cui innestare un’eventuale legge di sanatoria chirurgica che va a beneficio di quelle situazioni obiettivamente sanabili senza compromissioni indelebili del paesaggio. I Comuni devono essere parte attiva in questa opera di monitoraggio. Lo faranno? Si stanno attrezzando? O continueremo a dolerci di abbattimenti ingiusti che vanno a colpire generalmente chi meno se lo merita? Va bene, allora, aumentare nel frattempo, del 5% gli oneri di urbanizzazione e i contributi di concessione, come ha stabilito il Comune di Forio per finanziare gli incentivi al personale per la definizione rapida delle pratiche di condono, ma serve a poco se non accompagnati dalla esecuzione del Decreto Giovannini sulla Banca dati. Ecco, di queste cose non si parla, Facebook le ignora, gli amministratori a stento ne sono a conoscenza. Detto ciò, è vero che mi sono limitato – come sempre – ad esprimere la mia opinione, che s’immerge in un mare magnum, incontrollato, di opinioni. Ha ragione il sempre saggio ed attento osservatore sociale Giuseppe de Rita, creatore del Censis, che sul Corriere della Sera del 29 marzo ha scritto: “ Siamo diventati un popolo prigioniero dell’opinionismo e ormai non solo per tradizione di tifo calcistico, ma di lettori di tutti i problemi e gli eventi su cui si svolge la nostra vita collettiva…in un’inarrestabile primato dell’Opinione Regina Mundi”. Anche De Rita, però, è un’opinionista, dal 1976, ma la sua opinione ha radici scientifiche che affondano in studi e ricerche sociali di grande sostanza. Dobbiamo sterzare da questa corrosiva tendenza all’opinionismo fatto di panna montata, gonfiata ad arte ma che dura l’espace d’un matin. Senza approfondimento, l’opinione si ammalora e non porta a nessun dialogo fecondo.

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