IL COMMENTO Il turismo delle isole alla ricerca della memoria

DI GIORGIO DI DIO 

Radici forti piantate  nella terra, radici dolci,  radici allegre, radici tristi. Una storia lunga che non si può  cancellare, la nostra storia, le radici di quello che siamo stati, di quello che ora siamo. Abbiamo bisogno di quelle radici, abbiamo bisogno di seminarne di nuove. Il riconoscimento della nostra identità, il non  negarne mai le radici, ci rende testimoni di una storia che varca gli spazi del tempo e dal passato diventa presente e poi futuro. Un linguaggio chiaro, forte, nel convegno “Procida e il turismo delle radici. In viaggio alla ricerca della memoria. Esperienze a confronto.”, che si è tenuto a Procida il nella splendida cornice della chiesa di Santa Margherita nuova e che, nonostante il caldo soffocante ha tenuto gli spettatori incollati alle sedie, oltremodo interessati a un tema inusuale  per Procida.

Convegno che già nella locandina si presenta con tre immagini di San Michele, del 1959, del 2013 e l’ultima, attualissima, del 2023 che testimoniano il legame sempre onnipresente dell’arcangelo protettore di Procida nelle radici dei procidani. Notevole la ricostruzione storica dell’assessore Leonardo Costagliolae sui tre principi scolpiti come le tre leggi della robotica di Asimov: 1) Ricostruzione storica; 2) Rafforzamento dell’offerta turistica; 3) Migrazione all’interno nel mediterraneo. E poi senza soluzione di continuità Rossella Del Prete dell’università degli studi del Sannio. Roberto Micera dell’Università degli studi della Basilicata con lo sviluppo di un turismo delle radici sostenibile e la sua chiusura con l’interrogativo che ci poniamo tutti: “Cosa vuole fare Procida dopo il 2022? Ilaria Zilli dell’Università degli studi del Molise, che ci ha portato le esperienze e le diversità della sua regione. Raffaella Salvemini, procidana, dell’istituto studi sul mediterraneo, che  ha portato un notevole contributo storico sugli emigranti e sulla circolazione nel mediterraneo, citando documenti storici e testimonianze del turismo delle radici già negli  anni’50. Francesca Borgogna, anche lei procidana, in rappresentanza dell’”Associazione Chiaiolella Borgo Marinaro” con la sua rete di radici procidane in tutto il  mondo. Pascal Scotto di Vettimo, in collegamento video dalla Francia, che ci ha  raccontato di questo stretto legame di Procida, della cultura procidana, e, soprattutto di San Michele con la Francia. E per finire Liuba Scudieri, dell’università degli studi di Napoli “ l’Orientale” con le sue immagini del cinema muto, che ci ha parlato dell’antropologia del turismo che spesso diventa un “pellegrinaggio alle sorgenti”. Ha chiuso Katia Cerullo presidente de “La Fenice” ma solo per presentarci il concerto che ha dato una cornice di bellezza alle parole.

Il tema del convegno non è nuovo, ma fa parte di un percorso nazionale che ha visto nascere il  progetto «Il turismo delle radici – una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19»  del Pnrr.  Progetto che punta a rafforzare i punti di incontro con le comunità italiane all’estero e il senso di  appartenenza al nostro Paese. Il turismo delle radici inverte il senso di rotazione del turismo come è definito normalmente.  Non è più la ricerca di paesi lontani, diversi, dicose nuove da sperimentare per puro divertimento, ma è un moto verso quello che già si conosce, magari nei racconti dei genitori, dei parenti, è un moto non verso l’esterno ma dall’esterno verso l’interno, potremmo dire verso sé stessi. Il fenomeno del turismo delle radici sta suscitando notevole  interesse a livello nazionale e a livello comunitario. Sono nati gruppi di studi per al conoscenza approfondita del fenomeno, tanto da aver spinto lo stato italiano a sollecitare i comuni ad aderire alle iniziative di promozione organizzate per il 2024 “Anno delle radici italiane”, grande evento di richiamo per i discendenti degli emigrati italiani nel mondo e a  organizzare eventi e attività di interesse per gli italiani all’estero e per gli italo-discendenti originari del loro territorio, nonché individuare strutture atte all’accoglienza e soggetti disposti ad aderire al programma di scontistica in favore dei turisti delle radici. 

Turismo delle radici vuol dire  avvertire  la necessità di avvicinarsi alle proprie radici, ripercorrere la  storia di  generazioni , cercare i luoghi  dei propri  antenati.,  ritornare all’origine dei paesi, dei borghi  che abbiamo  dovuto lasciare. È il ritorno a casa di chi è emigrato, è la ricerca dei ricordi ancestrali, è il viaggio, al contrario ,di chi, nato in un paese straniero, vuole rivedere la terra dei suoi genitori, dei suoi nonni, delle sue origini. È il turismo della memoria,  il turismo dei ricordi, il turismo dei sentimenti. Quanti sono  i Procidani, gli ischitani, gli abitanti delle isole in genere, che sono sparsi per  il mondo? Quanti nati all’estero da genitori isolani, o nipoti o pronipoti di isolani non conoscono le proprie origini?  Una fitta rete di persone  accumunate da un’unica cultura di origine, da comuni sentimenti. Non si conoscono, vivono in superfice, non si accorgono che, invece, nel sottosuolo, come le radici si toccano. Le radici non si vedono, le radici camminano sottoterra e spesso si ritrovano e si abbracciano senza curarsi del tempo che passa.

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