LE OPINIONI

IL COMMENTO Il turismo ci salverà? E chi salva il turismo?

Due imprenditori ischitani hanno preso la parola su FB, in questi giorni, per reagire alla situazione difficile che attraversa la nostra isola, complicata da specificità che vanno ad accumularsi e ad inasprire le difficoltà nazionali, europee e mondiali. Sandro Florenzo, albergatore, pur apprezzando una buona ordinaria amministrazione del Comune d’Ischia, avverte una “disattenzione” totale dell’Amministrazione verso le imprese, volendo significare che, nell’agire dell’Amministrazione non c’è respiro, non c’è visione del futuro. A tal proposito, apro una parentesi: il pur ottimo costituzionalista Sabino Cassese, da tempo critico inclemente dell’attuale classe dirigente nazionale, ha parlato di assenza di “anima” nel Recovery Plan elaborato dal Governo. Ma mi chiedo: forse qualche Regione, qualche Città metropolitana, qualche comune di grande città italiana o qualche Comune della nostra isola mette “l’anima” nell’azione amministrativa? Chiusa parentesi. I parcheggi, il restyling di qualche piazza, quartiere, la sistemazione di qualche via o marciapiedi – dice giustamente Florenzo – sono utili ma non decisivi. In tempi di crisi economica, sociale, sanitaria, grave come l’attuale, ci sono ben altri motori che dovrebbero essere riscaldati per aumentare la produttività dell’isola. Gli imprenditori d’Ischia, che già non brillano (tranne eccezioni) per spirito di iniziativa, diventano ancora più timidi e confusi in questa assenza di “un quadro pubblico di riferimento”. Non userò la parola “programmazione” perché è troppo impegnativa e implica un tempo lungo che oggi è difficile da prevedere, dato l’aumento esponenziale di calamità ed incognite che le mani stesse dell’uomo stanno improvvidamente provocando. L’altro imprenditore è Luigi Polito, che cerca di portare una ventata di ottimismo, annunciando che la sua società sta lavorando per un’immediata ripartenza del turismo, che è stato il settore più penalizzato dalla pandemia ma che, non appena la situazione si normalizzerà, sarà il primo a decollare, per l’incomprimibile esigenza di viaggiare, conoscere altri paesi, incontrare altra gente.

Elisabetta Fabri (Starhotels)

Naturalmente il “rimbalzo” del turismo non sarà automatico e non avviene in assenza di azioni efficaci del potere pubblico. E qui riferisco di un interessante intervista di una delle più qualificate operatrici del settore italiano alberghiero: Elisabetta Fabri, Presidente e amministratrice delegata di Starhotels. L’intervista è stata pubblicata su L’Economia (inserto di Il Corriere della Sera) dell’11 gennaio. “Prevale il luogo comune che prima o poi – dice Fabri – il turismo automaticamente riparta…Ma noi non abbiamo ancora ricevuto risposte concrete, con misure strutturali indispensabili, per la ripartenza del settore e di tutta la filiera ad esso legata”. Elisabetta Fabri segnala che il turismo domestico ha registrato un meno 31% e quello internazionale un meno 65%. “ Ad oggi – prosegue – gli alberghi sono chiusi e ci viene chiesto di pagare ugualmente la Tari… Abbiamo stipulato polizze contro il Covid 19 e messo a disposizione – a titolo gratuito – una delle nostre strutture a Bergamo per i pazienti Covid, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta dalle istituzioni” (n.d.r. A Ischia mi pare che – in tal senso – ci sia stata meno disponibilità di offerta di strutture private come alloggio Covid, anche se va detto che da noi ci sono soluzioni alternative nel campo degli immobili di proprietà pubblica, come il Palazzo Reale, da molti invocato). Tra i meriti accampati da Fabri, c’è la rivendicazione di essersi avvalsa, per le strutture di proprietà, esclusivamente di artigiani locali per tutte le manutenzioni e ristrutturazioni e di aver acquistato esclusivamente prodotti italiani. Anche qui, devo registrare che non tutti gli alberghi isolani hanno ragionato in termini di solidarietà domestica, acquistando (se non esclusivamente perlomeno prevalentemente) prodotti isolani e ricorrendo ad artigiani isolani, avendo invece dato priorità al prezzo più conveniente e avendo fatto spesso ricorso a ditte e prodotti extraisolani.

Ma la parte dell’intervista che più ci interessa è sicuramente quando l’albergatrice afferma: “In generale, penso che ci debba essere una ridefinizione dell’offerta turistica italiana verso l’alto di gamma, un turismo rispettoso e consapevole che apprezzi il nostro Paese in tutte le stagioni. Questo “fermo macchina” deve diventare l’opportunità per gettare nuove basi…L’Italia è un prodotto di lusso, nel senso di < prezioso>; abbiamo un numero incredibile di opere d’arte e dobbiamo essere profondamente consapevoli. La pandemia ci ha dato la possibilità di pensare a un nuovo modello di turismo”. Infine, Elisabetta Fabri segnala il pericolo che, approfittando dell’attuale debolezza economico-finanziaria del comparto alberghiero italiano, arrivi qualche player straniero ad acquistare, a prezzi stracciati, le nostre migliori strutture ( noi ad Ischia, più che i player stranieri temiamo fortemente l’inserimento di capitali sporchi e provenienti dalla malavita organizzata), Ma, nel contempo, la Starhotels non esclude, anzi vede come probabile, che essa stessa possa fungere da aggregatore di strutture minori, in sofferenza, in varie località italiane ( E qui giro l’opportunità ai nostri operatori economici decisi a vendere o dare in gestione i propri alberghi). Riepilogando: consapevolezza che il settore, col giusto accompagnamento delle pubbliche istituzioni, può rilanciarsi; che l’intervallo di tempo determinato dalla pandemia, deve farci riflettere su un cambio di paradigma del nostro modello di sviluppo e che dobbiamo stare attenti a come trasferire o riconvertire strutture obsolete, ad evitare insediamenti di speculatori senza scrupoli. Segnalo infine che il declino di Ischia, per quanto accentuato dalla pandemia, viene da lontano.

Ricordo che nel 2008, su Il Corriere del Mezzogiorno, Franco Iacono avviò un dibattito sulla decadenza di Ischia, che vide molti interlocutori (tra cui Giuseppe Mazzella, Franco Regine ed io stesso). Ma il contributo più efficace venne da Amato Lamberti, da molti considerato come uno dei migliori e più onesti Presidenti della Provincia di Napoli. Il titolo del commento di Lamberti sul turismo nostrano, datato 21 agosto 2008, era “Turismo, un affare troppo serio per i nostri politici”. Ecco i mali che Lamberti, già allora, individuava: “la questione della frammentazione amministrativa di territori omogenei dal punto di vista storico- culturale e delle prospettive di sviluppo economico, in un contesto generale sempre più marcato dalla globalizzazione, è problema nazionale che però viene affrontato in modo diverso affidandosi alle sensibilità dei territori e delle loro rappresentanze istituzionali”. E nel 2008 certamente Ischia non aveva ancora la sensibilità giusta per l’unificazione dei 6 Comuni isolani. Oggi, forse sì, almeno nell’opinione pubblica, non so se trova sponda negli amministratori dei 6 Comuni e certamente manca – in questo momento – chi è in grado di “pilotare” con efficacia e decisione, il passaggio all’unità amministrativa ( senza offesa, l’attuale Associazione per il Comune Unico appare inadeguato al compito e fa rimpiangere l’amico Nello Mazzella, prematuramente scomparso) Amato Lamberti, per rafforzare questa sua idea dell’essenzialità di ragionare in termini di “ territori omogenei” da amministrare unitariamente, metteva a confronto la Riviera romagnola, capace di creare sinergie col distretto turistico denominato “ distretto del piacere”, concentrazione di offerta turistica di tante località della riviera, basata su divertimento, musica, vita notturna, benessere del corpo, diretto soprattutto ai giovani di tutta Europa e i Comuni delle Cinque Terre, consorziati su una forte base identitaria, a confronto con l’individualismo politico ed imprenditoriale della Campania. Eppure – sosteneva Lamberti – Costiera sorrentina, Costiera amalfitana, Costiera cilentana, isole del Golfo, area Flegrea, avrebbero tutte le caratteristiche per dar vita a distretti turistico-industriali capaci di capitalizzare le risorse archeologiche e monumentali, oltre a quelle paesistiche, insieme alle tradizioni culturali e quelle enogastronomiche dei diversi territori. “Non succede niente – scriveva Amato Lamberti – perché il settore turistico è in mano a improvvisatori e incompetenti, perché nel mercato globalizzato sono necessari studi, ricerche, creatività, idee nuove, coraggio imprenditoriale”. Ecco, a noi manca tutto questo. Abbiamo cancellato le Aziende di Cura e Soggiorno, abbiamo boicottato il Distretto Turistico spinto sa Benedetto Valentino, abbiamo pensato (uso ancora le parole di Amato Lamberti) che a dirigere gli assessorati al Turismo potessimo mandare un “manutengolo di apparato”. Conclusione: il turismo ci potrà salvare, nella misura in cui noi saremo in grado di salvare il turismo dall’improvvisazione, dall’incompetenza e dai “manutengoli” ( che, secondo il dizionario italiano, significa “ persone che collaborano ad azioni delittuose”).

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