LE OPINIONI

IL COMMENTO Il Tribunale di Ischia e l’incognita proroga

DI LUIGI DELLA MONICA

Un problema ultradecennale dei cittadini che all’alba del 2023 dovranno armarsi di pazienza di Giobbe e solcare il nostro amato mare per godere del servizio Giustizia. Decisione ragionevole, imposizione burocratica, incudine caduta dal cielo, come vogliamo chiamarla, questa sarà la durissima realtà: in via Michele Mazzella nel plesso ristrutturato a costo zero circa 15 anni fa sarà ospitato soltanto l’ufficio del Giudice di Pace. Io non so se i lettori isolani si chiedono realmente cosa possa comportare una sciagura del genere. Forse alcuno potrà pensare che il Tribunale è un luogo inutile, scomodo e pure dispendioso, oppure foriero di connivenze isolane locali, per cui ben venga che la panacea di tutti i mali sia il suo allontanamento dall’isola, la quale non sarebbe in grado di autogestirsi in maniera imparziale. A questi franchi tiratori io posso ricordare che noi uomini abbiamo deciso di appartenere al genere delle società civili, basate sul patto di non belligeranza fra abitanti, i quali delegano l’uso della forza allo Stato, che viene adottata in nome del Popolo Italiano e secondo il principio di legalità.

Ischia, a meno che non diventi isola indipendente come Madeira, Cipro o Malta, mi risulta che sia territorio italiano, contribuente di tutto rispetto al prelievo fiscale esercitato dall’Erario e come tale centro di imputazione dei medesimi diritti degli abitanti della terraferma. Troppo spesso l’elevata qualità della vita isolana, in cui soggiornano tutto l’anno stabilmente almeno 50 mila persone, porta a dimenticare che le amenità in un territorio confinato in mezzo al mare siano proprio l’effetto di quei servizi indispensabili alla vita materiale e morale, che vengono erogati da un ospedale, da una scuola, da un tribunale. Invece che porre sullo stesso piano questi organismi statali, si tende ad una graduazione gerarchica, per cui si ritiene che un individuo per il suo benessere abbia necessità di una buona salute ripristinata da un ospedale isolano, una buona istruzione culturale erogata da una scuola ed in ultimo, soltanto in via residuale, una vita di relazione garantita dal servizio Giustizia del Tribunale. Nell’immaginario collettivo si guarda a questo Pubblico Ufficio come un sito privilegiato degli avvocati e cancellieri, laddove i giudici sono delle divinità ultraterrene, metà uomo e metà Dike (la dea bendata greca con in mano la spada e la bilancia), oppure dei piccoli San Michele Arcangelo di cattolica iconografia, troppo distanti dalla comunità per essere avvertiti come indispensabili al suo sviluppo democratico.

Il processo telematico, per quanto possa aver dato impulso alla armonizzazione della tecnologia innovativa nel comparto giustizia, a mio sommesso avviso, ha mutato il settore civile in una fredda e glaciale mail de “l’esperto risponde”, dove due o più parti espongono le proprie posizioni controverse ed un deus ex machina, (per quanti non siano di estrazione classica ricordo che veniva definito tale l’attore che nel teatro greco appeso ad una macchina tipo argano veniva fatto discendere sul palco impersonando il dio), il giudice dispone secondo legge, ma senza umanità, il torto o la ragione. Non esiste più nel processo di cognizione ordinario, fatta eccezione per i processi in materia di diritto di famiglia, il contatto sensoriale e percettivo fra giudice e parti. Ricordo che nel 2019 una procedura speciale civilistica per danno temuto venne risolta salomonicamente dal Magistrato, il quale esordì, leggendo il suo provvedimento, che aveva compreso che le parti erano persone per bene, per cui era compiaciuto della composizione della lite sommaria intervenuta.

Questi episodi con il processo telematico non ci saranno più, perché menti illuminate e superiori alle nostre hanno deciso, dieci anni or sono, che le isole devono ritornare alla storia di “colonie”, dove si trascorre breve tempo per il diletto dei burocrati della terraferma ed ogni questione di contrasto fra gli abitanti si deciderà nel “Tribunale Supremo” del capoluogo di Provincia. Nel settore penale si è visto con ampia serenità e concretezza che non era applicabile il meccanismo telematico e le udienze sono proseguite nella loro regolarità precedente. Il principio che il giudice debba emettere la sentenza al di là di ogni suo ragionevole dubbio che l’imputato sia colpevole ha indotto gli autori di questa misura emergenziale del processo telematico ad andarci cauti.

Ads
Il presidente dell’Assodorense, Gianpaolo Buono

Nel comparto civile, invece, vi è una preoccupante scuola di pensiero che esso debba essere la regola e la trattazione orale una eccezione. Alla luce di tanto, la sede territoriale sull’isola viene considerata ultronea e dispendiosa finanziariamente per lo Stato. Le cause di questa anomalia del sistema democratico ove sono da ricercare? Nella indifferenza della comunità. In tal senso, non posso ardire di affermare che l’opinione pubblica sia insensibile al problema, ma nella maggioranza dei casi, mi rincresce constatare che le mie, come quelle degli altri colleghi editorialisti e dell’assoforense, Presidente Giampaolo Buono e Segretario Past Presidente Francesco Cellammare, restano parole al vento. Nella vita isolana, quando si parla di Tribunale soppresso, nella visione della gente viene da alcuni considerato un affare privato degli uomini in giacca a cravatta. Figurarsi se nella stanza del potere a Roma ci si vuole prendere in carico il problema di oltre 4 mila invalidi civili abitanti sull’isola, che devono recarsi dal Giudice della Previdenza o da quello Tutelare a Napoli, con ogni condizione meteo marina, in qualsiasi periodo dell’anno. Di questa annosa e terribile problematica sono edotti soltanto i circoli culturali isolani e le amministrazioni comunali, ma i veri utenti si astengono per una sorta di patologica sfiducia nelle Istituzioni dal partecipare al dibattito. L’isola è attraversata da una dilagante apatia verso la cosa pubblica, come se i suoi mali fossero irreversibili ed irrisolvibili, ma non è questa la medicina giusta. Se è vero come è vero che una certa nomenclatura del Ministero di Giustizia ha inteso pervicacemente imprimere un colpo di spugna alla geografia giudiziaria, ciò è potuto accadere proprio per quella tiepida reazione della comunità, che non si indigna a fronte delle aporie di un sistema tecnocratico, sempre più distante dai bisogni della carne viva dei cittadini.

Ads

In altri termini, questi ultimi sono i soli deputati a levare in alto il grido di dolore delle ferite che lo Stato centrale starebbe infliggendo alla giustizia isolana e come tutti sanno un solo gallo non fa giorno, ma tanti galli cambiano il corso della vita.

Gli ischitani devono, come il nostro Inno nazionale, “stringersi a coorte ed esser pronti alla morte” per coadiuvare i nostri politici e le associazioni di categoria per far ravvedere il legislatore sul caso Ischia e piccole isole, la cui specificità territoriale ed economica non può tollerare l’eliminazione del Tribunale. Siamo in periodo elettorale e di elargizioni di promesse. Ischia ha ospitato il senatore Renzi, verso cui nessuna critica o esortazione al voto intendo sollevare o calmierare, ma da addetto ai lavori segnalo il dato concreto, per amore di verità e diritto di cronaca storica, che dopo appena due anni dalla scellerata riforma del sistema geografico giudiziario, avvenuta nel 2012, il primo era Presidente del Consiglio ed intese dimostrare agli italiani che la colpa della lentezza dei processi era conseguenza della pausa estiva che ci portava ad una sorta di privilegio “feudale” di 45 giorni di ferie, per cui ridusse il tutto a 31 giorni dal 01 agosto al 31 agosto di ciascun anno solare.

Ebbene cari lettori, quanto al Tribunale di Napoli, posso ricordare che dal 18 luglio al 9 settembre per esigenze di turnazione dei riposi estivi del personale l’attività è stata ridotta alle urgenze e così in tutta Italia. La popolazione ischitana deve essere consapevole di queste anomalie: per non essere ripetitivo, ma la storia contemporanea ci dimostra che una guerra voluta dal palazzo del potere di Putin sta volgendo alla disfatta, mentre una resistenza sentita e spiritualmente forte sta conducendo gli ukraini alla salvezza della loro e della nostra democrazia. Vi prego cittadini ischitani destatevi dal torpore, perché l’isola senza il suo Tribunale diventerà un luogo vicino alla giustizia privata, per dare spazio alla filosofia del “sindaco del Rione Sanità” che conduce alla morte dello stesso – n.d.r Eduardo De Filippo.

* AVVOCATO

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex