LE OPINIONI

IL COMMENTO Il rischio in natura si sviluppa come la rete del ragno

DI GIUSEPPE LUONGO

Il ragno tesse la sua rete sviluppandola secondo una simmetria radiale, l’amplia progressivamente per avere maggiore probabilità di catturare la preda. Il suo mondo è la rete che ha tessuto, al di là dei suoi limiti opera un altro mondo che può investigare solo se sviluppa ulteriormente la rete. Ma più estesa è la rete maggiore è il lavoro da svolgere e più secrezione il ragno deve produrre. Quindi un’attenta analisi delle dimensioni della rete consente di valutare l’energia del ragno e con essa la sua dimensione e la specie. In questa analisi lo studioso deve operare con il metodo indiziario, così come deve procedere lo studioso della Terra per comprendere un fenomeno come il bradisismo, il terremoto, l’eruzione, l’inondazione, lo tsunami, la valanga di neve, di detriti, la colata di fango che mostrano complessità simili a quelle della struttura e genesi della rete del ragno: la sorgente; il meccanismo dello sviluppo della rete; la simmetria; l’energia.

Il processo indiziario lascia spazio a diverse soluzioni, determinate dalla capacità dell’investigatore a dare il giusto peso a ogni indizio, in un quadro logico e attendibile, vincolato per ridurre il numero di soluzioni possibili. Un’analisi secondo il metodo riduzionista in un sistema complesso, come quello di cui si tratta, dovrebbe evitarsi ed optare per il metodo olistico, dove tutte le componenti che partecipano al processo interagiscono tra loro. Ma nello sviluppo della conoscenza è prevalso il metodo riduzionista perché consentiva di realizzare leggi fisiche e algoritmi più semplici per illustrare e quantificare una parte del processo che contribuisce allo sviluppo del fenomeno. Questa semplificazione ha avuto maggiore successo nei fenomeni meno complessi, laddove l’interazione delle componenti ha scarso peso. Nei fenomeni naturali questa semplificazione è poco efficace e spesso apre a soluzioni contrastanti.

I processi naturali che osserviamo sono il prodotto sia delle leggi atemporali della fisica che della storia, perché subiscono eventi caratterizzati dall’evoluzione.

Il punto debole del modello indiziario per la previsione degli eventi naturali elencati è la mancanza della conoscenza dello stato iniziale del sistema che si monitora. Tale mancanza non consente la previsione deterministica, perciò bisogna utilizzare l’esperienza per valutare, con un’attendibilità incerta, l’approssimarsi della crisi del processo. È trascorso almeno mezzo secolo da quando i vulcanologi dibattono sulla possibilità della previsione dell’eruzione e i sismologi quella dei terremoti. Lo Tsunami è generato da terremoti di elevata energia localizzati in mare. La loro previsione non è certa, ma è possibile delimitare i tempi brevi della loro formazione dopo l’evento sismico che lo potrebbe generare. Il suo sviluppo dalla zona epicentrale è seguito attraverso la registrazione dell’onda anomala nelle stazioni mareometriche distribuite negli oceani. I fenomeni classificati come dissesto idrogeologico sono associati alle condizioni meteoclimatiche previste dai servizi meteorologici e in particolare dalla intensità e quantità delle precipitazioni, ma il loro effetto al suolo spesso non è prevedibile in modo corretto per la complessità del fenomeno meteorologico e della risposta del suolo e dei corpi idrici superficiali. Alcuni studiosi ritengono difficile la previsione per la complessità del fenomeno meteorologico, ma non impossibile; mentre chi è scettico sulla previsione è decisamente negazionista. Queste posizioni vanno esaminate attentamente perché lo spettro di competenze degli esperti per lo stesso fenomeno è molto ampio e spesso la divaricazione è condizionata dalla competenza specifica ed esperienza dello studioso.

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Accertato che non sia possibile la previsione deterministica con il monitoraggio dei fenomeni indicati come precursori, ci si deve porre il quesito se sia o meno opportuno continuare con il monitoraggio. La risposta sarebbe di continuare il monitoraggio accettandone i limiti e rendendoli palesi a quanti vivono in aree pericolose. Il monitoraggio deve consentire di seguire l’evoluzione dei segnali precursori anche in mancanza di un modello fisico verificabile. In questo caso si hanno elementi che possono orientare il ricercatore verso nuove soluzioni, introdotte come ipotesi, per sottoporle a verifica. Proviamo a chiarire il significato di previsione.

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Una dichiarazione fattuale descrive osservazioni o dati. Nel caso dei vulcani, ad esempio, una previsione (forecast) è una dichiarazione relativamente imprecisa del tempo, del luogo e della natura dell’attività prevista, mentre una previsione (prediction), è una dichiarazione relativamente precisa del tempo, del luogo e, idealmente, della natura e della dimensione dell’attività imminente. Gli studi della storia eruttiva forma la base per la previsione (forecasting). Invece gli studi di monitoraggio della sismicità, della deformazione del suolo, delle emissioni di gas, dei cambiamenti termici e del comportamento storico sono considerati insieme per formare una base per la previsione (predicting) dell’attività eruttiva. Il cambiamento nello stile eruttivo può comportare una previsione (prediction) imprecisa.

I termini italiani previsione (dal latino tardo praevisio-onis, der. di praevisus, part. pass. di praevidere “prevedere”) e predizione(pass. di praevidere “prevedere”), si tratta di una previsione autorevole e solenne, corrispondenti al termine anglosassone di “prediction”. In italiano manca il termine corrispondente a “forecast”. In italiano con il termine “proiezione” indichiamo una previsione generata matematicamente, proiettando sul futuro quanto avvenuto nel passato; nella realtà la proiezione è un metodo per supportare la formulazione di previsioni più accurate.

Questa riflessione sul significato di previsione per i fenomeni naturali è un utile strumento per le azioni da intraprendere per la crescita della resilienza in aree multirischio come, ad esempio, l’isola d’Ischia.

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