Spesso si sente dire: “Siamo in Italia e perciò succedono certe cose!” o “All’estero. si, che sono civili”. Oppure: “Abbiamo ancora tanto da imparare dagli altri popoli”. E tutte affermazioni di questo genere. Forse noi Italiani abbiamo un complesso di inferiorità oppure non abbiamo troppa fiducia in noi stessi. Eppure siamo gli eredi di un impero che ha comandato il mondo. Sia ben chiaro, non ho alcun desiderio di risvegliare velleità di supremazia su altre genti perché sarebbe del tutto anacronistico ed antistorico. E fin qui mi sembra che siamo tutti d’accordo. Per lo meno la maggioranza. Ma all’improvviso ti capitano certi fatti che ti fanno ricredere su tutto e specialmente sulle tue convinzioni ormai sedimentate nel tuo essere uomo.
Avete visto per televisione le immagini di quella giovane donna italiana trascinata presso un tribunale ungherese? Io non so quali siano le presunte colpe di questa giovane, ma legarla mani e piedi, con una fascia di cuoio in vita, trattenuta da due agenti a volto coperto, è il massimo di offesa che si possa fare ad un essere umano. Pare che questa giovane abbia aggredito due elementi di destra neo-nazisti: dalle sue dichiarazioni pare che non abbia potuto scrivere neanche una memoria difensiva perché non conosce i suoi capi di accusa. Questa povera giovane (solo trentanove anni di età) stava lì, davanti alla corte, con l’espressione allucinata ed impaurita forse chiedendosi: “Ma io che ci faccio qui!” Rivolgeva lo sguardo ai suoi parenti che non vedeva da un anno. Si intravedeva in quello sguardo una richiesta di aiuto, ma più ancora una richiesta di chiarimenti. Forse si chiedeva: ma io poi che ho fatto per stare qui legata mani e piedi e sorvegliata come il peggiore dei delinquenti? Pare che per lei si sia mosso anche il nostro Ministero degli esteri. Speriamo chesi raggiunga qualche risultato. Ma questa mia riflessione non riguarda l’entità dell’eventuale colpa di questa donna perché non ho elementi sufficienti per valutarla, ma il trattamento che le è stato inflitto. Come, ormai, tutti sapete io sono stato decine di anni nel carcere di Procida e stare in mezzo ai detenuti era il mio pane quotidiano. Nei venticinque anni in cui ho prestato servizio ci saranno state centinaia di “Traduzioni” di detenuti da un carcere all’altro d’Italia. Il carcerato all’atto della partenza veniva ammanettato ai polsi, poi durante il viaggio nove volte su dieci i Carabinieri gli liberavano un polso. Anzi spesso capitava che il detenuto, qualche giorno prima della partenza, veniva da me e mi pregava se gli potevo certificare che non era in grado di sopportare i due polsi ammanettati. Io, a meno che non fosse un detenuto estremamente pericoloso, spesso facevo finta di credergli e scrivevo: “Sia trasferito con un solo ferro”. E questo accadeva trenta anni fa. Ora io mi immaginavo che la civiltà fosse aumentata rispetto ad allora e invece, mi trovo davanti una povera crista legata mani e piedi, con una cintura di cuoio nella vita, trattenuta da due guardie a volto coperto. Poi penso che due o tre giorni fa gli Americani hanno ammazzato in modo barbaro un condannato con il protossido d’azoto e sono portato a pensare: vuoi vedere che in questo sporco mondo i più civili siamo proprio noi Italiani? E poi penso ancora: forse deve essere proprio cosi perché noi siamo gli eredi del -diritto romano ed i figli di Cesare Beccaria. E tanto basta!