LE OPINIONI

IL COMMENTO Il futuro di Ischia, complesso o ineluttabile?

Aumenta in vari settori della società ischitana la sensazione che l’isola abbia imboccato una strada senza ritorno; che stiamo ballando sul Titanic; che sul proscenio, e sotto l’occhio di bue teatrale, stiamo celebrando il canto del cigno. Ma è proprio vero che i cigni cantano per il dolore prima di morire? Platone riteneva di no. E fa dire a Socrate, nel Fedone, che nessuno esprime col canto la sofferenza. E dunque i vari cantori ischitani della sofferenza appaiono stonati e fuori della realtà. Scambiano la complessità del mondo moderno per ineluttabilità del declino. E questa filosofia di vita annichilisce gli animi, fiacca in particolare l’entusiasmo giovanile e apre al nichilismo che, secondo il filosofo e psicanalista Umberto Galimberti, è “l’ospite inquietante”della moderna gioventù. Guardiamo, per esempio, la città di Napoli che, alcuni anni fa, veniva considerata persa per sempre, schiacciata tra crisi economica, povertà e strapotere criminale. Oggi è differente, ha maggiore vitalità economica, meno criminalità clanica e più microcriminalità; più vitalità imprenditoriale, sia pure nel quadro di una desertificazione industriale; migliori infrastrutture di trasporto metropolitano e portuali e tanto turismo, troppo turismo. Per cui c’è una trasformazione di “ problemi”: non più e non tanto questione di povertà di massa, quanto il rischio di trasformare la città in un grande mercato della ristorazione e ricettività in B&B e case vacanza. Ma non è la “ fine” di Napoli, è la complessità del mondo moderno, che non va demonizzata ma gestita, regolata. Ischia, in questo momento storico, è in mezzo al guado: non è più l’isola gradevole del sole, terme, pinete e paesaggio ma non è ancora l’isola dell’iperturismo ( lo è per due mesi all’anno) non come Napoli.

Umberto Galimberti

Allora Ischia non ha bisogno di lacrime di coccodrillo (il pianto dopo la devastazione urbanistica). Ha piuttosto bisogno di ritrovare una capacità di governo. Non dico di “pianificazione”, parola oggi resa impraticabile dall’imprevedibilità degli eventi, ma quantomeno di una “ razionalizzazione” di strutture e infrastrutture che rimetta l’isola al passo coi tempi. Ritornando all’esempio di Napoli: la nuove linee di trasporto metropolitano, il nuovo terminal del Beverello, la buona gestione dell’Aeroporto di Capodichino, la nuova piazza Municipio col collegamento sotterraneo al porto e all’accesso della metropolitana per congiungersi col resto della città, il dibattito sulla destinazione del Palazzo dell’ex Hotel de Londres in piazza Municipio, attualmente occupato dal Tar Campania, con l’idea degli albergatori (Jannotti Pecci) di restituirlo a destinazione alberghiera; la nuova destinazione del Palazzo Reale (Museo della Fabbrica e Belvedere) col trasferimento della Biblioteca Nazionale all’Albergo dei Poveri; il progetto di ristrutturazione, nel Porto, dell’ex edificio dei Magazzini Generali ad Acquario Dohrn del Porto, sull’esempio del grande Acquario di Genova, sono tutti accorgimenti che ridanno speranza e slancio alla città. Ischia deve fare questo, deve riaprire le porte alla speranza, deve puntare a grandi progetti, a riforme strutturali. Per esempio, parlando di Acquario, anche Ischia ha una prestigiosa appendice della stazione Dohrn di Napoli; anziché chiuderla progressivamente circondata da abusi commerciali ed edilizi, la si rilanci, sia nella villa sulla collina di San Pietro che nella sede operativa di via Buonocore; la si faccia vivere, contribuire allo sviluppo della zona; la si apra al pubblico, agli studenti, ai turisti; si illustrino gli studi che si effettuano sul mare, sul riscaldamento globale, sulla flora e sulla fauna marina.

Il museo Darwin-Dohrn di Napoli

Alcuni mesi fa (aprile-maggio) a Napoli, nel Museo Darwin-Dohrn si sono tenuti i “concerti dell’acquario”, nell’ambito del Maggio della Musica. Il concerto era evocativo: “Di balene e altre storie”, ispirato a Melville, alla caccia alla balena, al mitico capitano Achab. La villa Dohrn sulla collina di San Pietro in passato è stata sede di incontri culturali e di intrattenimento per scienziati internazionali. Perché non riprendere questo filone? E sempre a Napoli si discute della necessità di restaurare il murale di Maradona, nei Quartieri Spagnoli, perché nel tempo si è scolorito. Sembra un’esagerazione e invece non lo è, perché espressione dell’immaginario collettivo e popolare, visitato da 6 milioni di turisti nel solo 2023. C’è sempre, dunque, una speranza per riscattarsi, rivivere, riammodernarsi . Ischia non può arrendersi, cedere sotto i colpi della speculazione edilizia ed economica, del rumore e del traffico. Chiudo con la citazione di due uomini illustri che ci aiutano a capire. La prima è del filosofo e psicanalista Miguel Benasayag, argentino : “ Troppi intellettuali scelgono in modo narcisista di dire che tutto è finito…Certo, oggi il mondo è complesso ed è naturale che ci preoccupiamo ma siamo vivi e finché lo saremo dobbiamo affrontare e sconfiggere l’imprevedibilità. Lo dobbiamo fare con “umiltà gioiosa” non con la tristezza dei vinti”. Benasayag ha scritto libri importanti come “ Questa dolce certezza del peggio”, “L’epoca delle passioni tristi”,”L’epoca dell’intranquillità”, “ Controffensiva. Agire e resistere nella complessità”. Guai ad arrendersi! L’intranquillità non può tradursi in “ineluttabilità” del corso degli eventi nell’isola d’Ischia. E cito anche Richard Ford, uno dei più grandi scrittori americani contemporanei che, nel suo ultimo romanzo “ Per sempre” fa dire al protagonista del libro Bascombe che “la preoccupazione per il futuro non deve tradursi in infelicità, non bisogna rinunciare alla felicità, facendosi sovrastare dal pessimismo della condizione umana attuale, altrimenti si rinuncia a migliorare il mondo”. E rinunciare a migliorare l’isola d’Ischia, gioiello della Natura e della Storia, sarebbe imperdonabile.

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