IL COMMENTO Il fascino della Quaresima
La Quaresima procidana ha un suo fascino particolare. Forse è meglio dire “aveva” perché molte usanze sono scomparse, inghiottite dall’usura del tempo. Eppure essa è uno dei momenti più carichi di spiritualità della nostra religione. Si comincia con il “mercoledì delle ceneri”, subito dopo il martedì grasso, quasi a cancellarne gli eccessi. Un tempo noi ragazzi delle scuole elementari e medie, prima di andare a scuola, in questa giornata venivamo mandati dai nostri genitori in chiesa a prendere la cenere”. Il prete mormorava: “Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris” (Ricordati uomo che sei polvere ed in polvere ritornerai) e ci metteva un po’ di cenere nei capelli. Era una cerimonia di enorme significato, ma noi ragazzi ci scherzavamo su. Col tempo avremmo capito! Oggi questa funzione non si svolge quasi più se non per gli addetti ai lavori. Il tempo macina tutto. D’altra parte penso che non si trovi neanche facilmente la cenere. Agevolmente se la può procurare chi ha un caminetto, ma gli altri con cucine a gas o elettriche non ne posseggono neanche una “‘nticchia”. “Panta rei”, tutto scorre! Ricordo che nelle grandi chiese di Napoli, come in quelle delle altre città, tenevano banco i “Quaresimalisti”, religiosi esperti e specializzati nelle prediche per la Quaresima. Ogni sera una predica diversa.
Questi predicatori erano in massima parte monaci Gesuiti, domenicani, francescani ed altro. Erano dei mostri di cultura, spaziavano da una materia ad un’altra con la più grande naturalezza. Le chiese erano affollate, l’uditorio attentissimo a non lasciarsi sfuggire una parola o un concetto. Sembrava di assistere alle prediche dei monaci del cinquecento, nella Firenze dei Medici. A Procida non c’erano dei veri e propri “quaresimalisti” e le mie esperienze in merito le ho fatte a Napoli nella chiesa del “Gesù nuovo”, all’epoca dei miei studi liceali ed universitari. In compenso sulla nostra isola c’erano dei preti specializzati nelle funzioni della Settimana Santa di cui parlerò più in là. A proposito di quest’ultima essa è ricchissima ed ha il suo momento clou nel Venerdì Santo, il “giorno senza fine”. Ai Procidani puoi togliere tutto, ma non il Venerdì Santo!