IL COMMENTO Il dialetto napoletano dei capodogli

DI BENEDETTO MANNA

I Cetacei, i delfini parlano tra di loro? L’UTILIZZO DEL SUONO in questa specie di mammiferi (perché balene e delfini sono mammiferi come noi), con tutte una serie di sfumature e arrangiamenti, è funzionale non solo alla COMUNICAZIONE, ma anche al TRASFERIMENTO DI INFORMAZIONI, e quindi in qualche modo alla REALIZZAZIONE di quelle che sono delle vere e proprie CULTURE (non umane). Per CULTURAsi intende un comportamento all’interno di un gruppo, di una popolazione, che viene acquisito dagli altri; in qualche modo una specie di patrimonio collettivo che utilizza i simboli, i comportamenti dei singoli individui per poi avere un risultato adattativo e positivo per l’intero gruppo. Questa cultura viene proprio trasferita come si faceva un tempo anche nelle popolazioni umane attraverso la CULTURA ORALE:l’UTILIZZO DEI SUONI per trasferire queste informazioni. Perché il suono nell’ambiente marino? Perché l’acqua trasferisce, trasmette molto efficacemente il suono5 volte più velocemente di quello che avviene in aria. Per organismi che a un certo punto nella profondità dellasedime della colonna d’acqua non hanno più la luce, quindi non si vedono, l’unico modo di RIMANERE IN CONTATTO è quello proprio di utilizzare lo strumento acustico.

Per parlare di un vero e proprio linguaggio si dovrebbe entrare un po’ negli elementi della sintassi del discorso. Sicuramente si può immaginare quanto sia difficile studiare questa cosa in ambiente naturale, in animali che sono così elusivi o che passano alla fine la maggior parte del loro stato sottoacqua. Quindi chiaramente specialmente per i mammiferi acquaticiquesto è un elemento abbastanza difficile da studiare, sicuramente attualmente quello che si è riuscito a comprendere è che effettivamente questi SUONINON VENGONO UTILIZZATI A CASO, ma che hanno proprio una FREQUENZA, con cui magari determinati elementi acustici (note) vengono arrangiati. Pensiamo per esempio ai canti che i MASCHI DI MEGATTERA (una specie di balenottera) emettono per attrarre le femmine. Questi canti sono estremamente complessi, hanno una struttura gerarchica, sono singole note che vengono arrangiate in frasi, che poi formano dei temi, delle VERE E PROPRIE CANZONI, che vengono poi emesse per ore dai maschi per attrarre le femmine a scopo riproduttivo. Quindi effettivamente sono elementi molto complessi, che addirittura possonoavere appunto delle caratterizzazioni SPECIFICHE ANCHE PER I BACINI. Pensiamo per esempio al CAPODOGLIO che ha una struttura di tipo MATRILINEARE, come le ORCHE, dove stanno le matriarche, poi le nonne, le figlie, le zie, le nipoti, ecc. (insomma la mamma è certa). Nei CAPODOGLI abbiamo addirittura un vero e proprio DIALETTO, che è quello del MEDITERRANEO. Viene chiamato dialetto con un ARRANGIAMENTO DI CLICKper l’appunto,che SI CHIAMA 3 + 1. In altre zone, in altri bacini, in altri oceani, questo arrangiamento di questi suoni, di questi click, non è così come quello del Mediterraneo, che quindi in qualche modo si riconosce anche rispetto alla TIPOLOGIA appunto di ARRANGIAMENTO DI QUESTI SUONI. Questo ha anche un VALORE ADATTATIVO importante perché se parlo lo stesso dialetto, probabilmente siamo imparentati, e quindi evitiamo di riprodursi all’interno dello stesso gruppo senza nessuna deroga, per evitare esattamente cosa avviene magari nelle popolazioni umane molto isolate, doveappunto si creano delle situazioni di inbreeding, indebolendo la specie, impoverendo il patrimonio genetico. UN ARRANGIAMENTO DI CAPODOGLIO REGISTRATO NELLE ACQUE DI VENTOTENE RISULTA TIPICAMENTE “NAPOLETANO”. Arrangiamento vuol dire LA DISTANZA TEMPORALE TRA UN CLICK E L’ALTRO; pensiamo che li possono effettivamente arrangiare in modi molto diversi. Poi le caratteristiche del suono sono anche l’INTENSITA’ con cui viene emesso il suono, ma anche la FREQUENZA cui viene emesso il suono. Gli animali possono effettivamente “GIOCARE” SUI PARAMETRI ACUSTICI di questi suoni che possono emettere, grazie poi tra l’altro a strutture molto sofisticate, estremamente specializzate per strutture anatomiche uniche nel regno animale. È la possibilità proprio di “giocare” sui parametri acustici che cambia la FUNZIONE di questi suoni. I TURSIOPI sono una specie di delfini grigi, che abitano le coste italiane, molto diffusi e il repertorio acustico di questa popolazione è estremamente variegato. Si sentono abbastanza continuamente SINGHIOZZI, che non si è abituati a sentire, insieme ai FISCHI e CLICK, che servono per le ecolocalizzazioni, un po’ più noti a tutti per i delfini. Un REPERTORIO ACUSTICO molto complesso che viene anche INFLUENZATO NON SOLO “DA CHI STA CON CHI”, il NETWORK SOCIALE DEGLI ANIMALI, ma anche dal TIPO DI PREDA e DA QUELLO CHE MANGIANO. I CAPODOGLI EMETTONO SOLO CLICK, ma il modo in cui li emettono, il MODELLO (PATTERN) CON CUI EMETTONO QUESTI CLICK e le CARATTERISTICHE può CAMBIARE LA FUNZIONE. Il Capodoglio, come i delfini, emettono questi click anche per ECOLOCALIZZARE, TROVARE LE PREDE NELL’AMBIENTE, NAVIGARE, ORIENTARSI, considerando che anche solo a 50, 100 metri di profondità, la luce non c’è più. Quindi come si fa a muovere in un ambiente che non è piatto, perché il fondale marino è pieno di montagne, di canyon (v. quello di Cuma), di situazioni complesse? È chiaro che avere questo strumento potentissimo, per navigare, orientarsi e localizzare le prede, diventa assolutamente necessario per queste specie. II mondo acquatico NON È SILENTE, è un insieme di suoni, perché sono tantissime, una decina di migliaia le specie, tra crostacei, pesci, mammiferi marini che emettono suoni. Non solo ma i suoni che troviamo in acqua sono il suono della pioggia, o il rombo dei terremoti, o quello di origine biologica, ma anche tutto IL RUMORE SEMPRE PIÙ PERVASIVO, SEMPRE PIU’ INTENSO che comunque LE ATTIVITÀ UMANE EMETTONO IN MARE.

Dallo sviluppo costiero, alle prospezioni per il gas, il petrolio, piuttosto che l’infissione di pali, sono TUTTI ELEMENTI che fanno in qualche modo DISTURBARE. Come anche la NAVIGAZIONE NON SOLO COMMERCIALE, ma anche quella DA DIPORTO, che è sempre più sviluppata, PERVASIVA, perché i TRAFFICI, sia quelli COMMERCIALI ma anche da DIPORTO, STANNO AUMENTANDO. Quindi a seconda della distribuzione delle specie, se sono più costiere, se sono più pelagiche, ecc., è chiaro che gli impatti effettivamente derivanti da rumore sono diversi. Il rumore rispetto ad altre forme di inquinamento sarebbe facilissimo da gestire, basterebbe spegnere. Il rumore se è in qualche modo originato da una sorgente, nel momento in cui viene spenta questa sorgente non c’è più, contrariamente all’inquinamento chimico che permane nell’ambiente per mesi o anni o addirittura centinaia di anni. Stiamo parlando di un tema che può essere gestito sicuramente in modo attento. Motivo per cui anche A LIVELLO EUROPEO, A LIVELLO GLOBALE, sono auspicate strategie, modalità, direttive, proprio per cercare di mitigare quello che è l’IMPATTO DEL RUMORE. Pensiamo alla megattera, a un maschio che canta, perché vuole attrarre le femmine, questo traffico così intenso va a mascherare questo segnale, quindi si perde l’efficacia, la funzione di questi segnali. I cetaceihanno imparato come difendersi dall’invasione umana? Sicuramente sussiste il fatto di andare a gestiredegli adattamenti a dei cambiamenti anche molto rapidi, perché il problema ovviamente dell’uomo è quello che introduce nell’ambiente dei cambiamenti così rapidi che le SPECIE spesso FANNO PROPRIO FATICA ad adattarsi a cecare in qualche modo di superare le problematiche derivanti dalle attività umane. Nel caso della balenottera nel bacino del Mediterraneo, andando a vedere le vocalizzazioni dei canti, c’è stato nel corso degli ultimi 30 anni un piccolo cambiamento di queste note che emettono nelle canzoni. Hanno abbassato un pochino la frequenza di queste note, proprio per cercare di evitare il mascheramento di questi suoni che ha generato il traffico navale. Se abbasso un pochino la frequenza, non sono nella stessa banda che è occupata dalle navi, e quindi probabilmente riesco ad essere più efficace nel mandare questo segnale. Ci sono delle evidenze rispetto al fatto che questi animalipossano in un certo grado adattarsi, ma il tema è sempre lo stesso. LA VELOCITÀ DEL CAMBIAMENTO SPESSO RAPPRESENTA UNA DIFFICOLTÀ PER TUTTA UNA SERIE DI SPECIE MOLTO DIFFICILE D’AFFRONTARE. Non si può non ammettere che del mare sappiamo poco, ancora meno degli abissi. Essi vanno avvicinati con senso di rispetto e responsabilità. All’orizzonte non si nota ancora la dovuta attenzione in tal senso; ne è la dimostrazione la PERSISTENTE INSENSIBILITÀ E INCURIA NEL CERCARE DI DARE RISPOSTEADEGUATE, concreteed immediate, per la tutela del mare e delle sue profondità con i suoi abitanti,che si riscontrapurtroppo anche,senza far mancareun senso di disagio,in certi luoghi preposti a FORNIRE SOLUZIONI TANGIBILI, CHE SUPERINO LE SITUAZIONI DI STALLO.

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