LE OPINIONI

IL COMMENTO Idrogeologia, troppa e poca acqua

DI GIUSEPPE LUONGO

Nella gestione del territorio il rapporto con l’acqua è impegnativo e delicato. Le problematiche emergono sia per la mancanza di precipitazioni sufficienti alle più varie esigenze per il fabbisogno idrico e in particolare per l’agricoltura in tempi di siccità, che per le precipitazioni intense associate a condizioni meteorologiche estreme, capaci di produrre dissesti con frane e alluvioni. Entrambe le tipologie di eventi sono oggetto di studio degli idrogeologi. L’obiettivo è duplice; da un canto si procede per la definizione della geometria dell’acquifero con le sue caratteristiche idrauliche, il suo movimento nel sottosuolo con velocità, portata, porosità e permeabilità del mezzo; dall’altro si analizzano lo sviluppo e l’azione delle acque in superficie con particolare attenzione alle condizioni estreme per le scelte necessarie alla mitigazione degli effetti al territorio esposto.La conoscenza della struttura geologica e morfologica aiuta a comprendere il flusso delle acque sotterranee e l’azione in superficie. Quindi mentre le acque che scorrono in superficie contribuiscono al ciclo geologico dell’erosione delle rocce e il trasporto del materiale asportato fino al recapito dove si sedimenta, le acque sotterranee interagiscono con le rocce con processi fisici e chimici. L’idrogeologia è lo strumento che permette la comprensione di questi processi e la corretta gestione delle risorse idriche, nonché le scelte per la mitigazione del dissesto idrogeologico.

A Ischia appare evidente la necessità di realizzare un approfondito studio idrogeologico sia per una più dettagliata conoscenza della geometria dell’acquifero per l’alimentazione delle sorgenti idrotermali che per l’azione delle acque superficiali per la sicurezza del territorio. Il Monte Epomeo al centro dell’Isola e Monte di Vezzi nella parte sudorientale, con le quote di oltre 700 m il primo e maggiore di 300 m il secondo, sono i rilievi che fungono da aree di ricarica dell’acquifero, dalle quali si sviluppa il flusso. L’acquifero assume una simmetria radiale dai rilievi e il recapito principale delle acque è il mare, così il maggior numero di sorgenti si manifesta lungo la costa. Tuttavia, non mancano sorgenti dovuto al contatto tra strati impermeabili e strati argillificati, come nelle risorgive a Piazza Bagni e a la Rita. Le forti variazioni delle caratteristiche idrauliche delle rocce che costituiscono la struttura dell’Isola rende complessa la geometria dell’acquifero. Bisogna mettere in conto, perciò, che i bacini idrologici, definiti su base morfologica possano non corrispondere ai bacini idrogeologici generati dalla struttura geologica in profondità. La struttura complessa del sottosuolo suggerisce che i bacini idrogeologici siano più numerosi dei bacini idrologici. Questa condizione è coerente con le diversità rilevate in sorgenti che in superficie appaiono facenti parte dello stesso bacino, per le condizioni morfologiche simili o perfino identiche. La complessità rende l’Isola ricca di acque termali diverse.

La mappatura geologica di Ischia ha evidenziato per il passato numerosi crolli di massi di tufo verde, probabilmente durante le fasi di maggiore intensità della risorgenza dell’Epomeo, mentre in tempi recenti gli eventi più frequenti sono flussi di detriti e colate di fango. Colate di fango sono registrate con il grande evento del 1910 e successivamente nel 2006, 2009 e il recente disastro del 2022.Le due tipologie di fenomeni sono oggetti di ricerca dei settori della meccanica dei suoli e della meccanica delle rocce. La prima studia il comportamento dei suoli, formati da materiale non consolidato, che consiste di particelle discrete e vuoti con l’interazione dei fluidi presenti nei vuoti. L’obiettivo della meccanica dei suoli è di predire l’effetto sul suolo di un dato sistema di forze sia naturali che indotte da azioni antropiche. La seconda studia il comportamento meccanico delle rocce in relazione ai movimenti del suolo e in particolare alla stabilità dei pendii.

I geologi considerano il suolo il prodotto della decomposizione della parte superficiale delle rocce; gli ingegneri puntano la loro attenzione alle sue caratteristiche fisiche, come la compressibilità, la resistenza, la permeabilità all’acqua; i pedologi lo considerano una massa naturale composta da frammenti di rocce e materia organica;gli agronomi definiscono il suolo come la copertura superficiale non consolidata del guscio terrestre formato da minerali, componenti organici, acqua e aria. La difesa e conservazione del suolo è, quindi, un obiettivo primario per la sicurezza delle comunità esposte al suo degrado, capace di produrre disastri, noti come dissesto idrogeologico.Ma nonostante l’evidente fragilità dell’assetto geologico dell’Isola, la sua natura vulcanica e la sismicità, che rendono l’Isola esposta ai disastri naturali; la comunità nel corso dello sviluppo tumultuoso all’indomani del conflitto mondiale del secolo scorso non ha risposto correttamente ai segnali di pericolo che si sono manifestati con crescente frequenza.

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