LE OPINIONI

IL COMMENTO I democratici verso il congresso rifondativo

Pochi giorni fa è morto il giornalista scrittore Giampaolo Pansa (firma prestigiosa di molti giornali, ma soprattutto del Corriere della Sera prima, poi a La Repubblica ed Espresso e infine di nuovo al Corriere). Personaggio discusso e da molti ritenuto, nell’ultima fase della sua lunga carriera, “traditore” passato dalla sinistra alla destra. Questo perché aveva scritto dei libri revisionisti sulla guerra civile italiana, mettendo in luce alcuni efferati eccidi dei combattenti della Resistenza ai danni dei fascisti (Il sangue dei Vinti, La grande bugia, il Revisionista ed altri). Ma aveva scritto anche, nel 2012, il libro “Tipi Sinistri”, immaginando di relegare i vari dirigenti della sinistra politica italiana in gironi infernali, come in una novella Divina Commedia.

E così, nel girone degli “Invincibili” mise Togliatti, Napolitano e Carlo De Benedetti; nel girone degli “Sconfitti” Achille Occhetto, Romano Prodi, Fausto Bertinotti; nel girone dei “Superstiti” D’Alema, Fassino, Veltroni e Bersani; nel girone degli “Isterici” Di Pietro, Rosy Bindi, Franceschini, Concita De Gregorio e Susanna Camusso; nel girone degli “Apprendisti” Nichi Vendola, De Magistris, Renzi e Landini; tra gli “Indignati” classificò Enrico Mentana, Lucia Annunziata, Corradino Mineo, Bianca Berlinguer, Sarah Varetto; tra i “Bolliti” Eugenio Scalfari, Emanuele Macaluso e Giuliano Amato; tra i “Dispersi” De Michelis, Cofferati, Rutelli; tra i “Rinati” Giuliano Ferrara e Tremonti; tra gli “Inguaiati” Greganti e Penati. Per capire il livello medio della classe dirigente della sinistra italiana degli ultimi decenni, è molto utile leggere le pagine di “Tipi Sinistri”, anche per rendersi conto dei motivi per cui l’Italia continua ad andare a destra. E nel 2012, Giampaolo Pansa, con lungimiranza, nel momento di crisi di Berlusconi e Bossi e col centrodestra con le ossa rotte più del centrosinistra, scrisse: “ Prima o poi la destra si rialzerà, perché l’Italia, in fondo, è un paese che non ama il rosso”.

Fu facile profeta Pansa che, con l’ascesa di personaggi come Salvini e Meloni, ha potuto verificare nei fatti la sua profezia. Ma oggi, se si dovessero riscrivere i “Tipi Sinistri”, quali personaggi assurgerebbero alla cronaca e in quali gironi infernali (o del Purgatorio o del Paradiso) li collocheremmo? Il segretario Zingaretti,verrebbe salvato dall’Inferno? Il suo ecumenismo, il suo personale “andare incontro” ai movimenti giovanili come le Sardine o gli ambientalisti alla Greta, la sua volontà di recuperare le “pecorelle smarrite” della sinistra radicale, il suo sogno di una sinistra unita capace di essere unica alternativa alla destra sovranista, verrebbe elevata in Paradiso o derubricato a “velleitarismo veltroniano”? Perché Pansa aveva una pessima opinione del “buonista gaudioso” Veltroni e citava (condividendolo) lo sprezzante giudizio che ne diede l’avversario politico, già ministro della Giustizia, Mancuso: “Veltroni è un elencatore di luoghi comuni. Un buonista senza bontà. Un americano senza America. Un professionista senza professione”. Ma a noi ischitani e, in particolare a quelli che si sentono più vicini alla sinistra, sta a cuore, oltre che il destino dei Democratici a livello nazionale, capire come si muoveranno, in vista del Congresso rifondativo del partito, che dovrebbe svolgersi a maggio, i dirigenti locali iscritti al partito. Il Sindaco d’Ischia, Enzo Ferrandino, si schioderà dalla sua asettica posizione di terzietà, assunta in nome di presunti equilibri interni di maggioranza al Comune d’Ischia; si scioglierà il suo ghiaccio politico e scenderà nell’agone congressuale? Vorrà coniugare il suo propagandato amore per l’ambiente (mille alberi da piantare a Ischia in due anni sono un bel risultato) con l’ambientalismo invocato da Zingaretti per il partito nuovo? Nel consolidare, disfare, allacciare nuove maggioranze consiliari, vorrà finalmente tener conto di un “comune sentire” di gruppo? Una filosofia, un orizzonte di senso, una logica politica condivisa? O si continuerà con equilibri fondati sulla consistenza dei gruppi familiari che sorreggono i vari consiglieri? Fuori Tizio, che pesa 50 parenti, dentro Caio che ne conta 60? Vorrà ascoltare la voce degli esponenti locali del partito a cui, fino a prova contraria, è iscritto? E Giosi Ferrandino, che ha tutte le qualità ( intelligenza, istruzione, esperienza) vorrà mettere le sue qualità al servizio di un Progetto politico lungimirante per un partito rinnovato (al centro e in periferia), capace di intercettare le istanze reali provenienti dalla comunità? Va benissimo allacciare rapporti forti con esponenti nazionali ed europei (come Guerini e David Sassoli) ma guai a tradurre questi legami in strumenti correntizi, tesi esclusivamente all’autoconservazione di gruppi ristretti.

Quanto alla destra isolana, Domenico De Siano, proprio questa settimana, ha affermato: ”Che fine hanno fatto gli ideali, la coerenza politica della sinistra?”. Dimenticando, però, che l’alleanza di Forza Italia con Salvini e Meloni, getta all’aria gli ideali e la coerenza politica di un altro filone politico, storico e culturale, essenziale alla democrazia italiana e cioé il liberalismo, di cui la sola Mara Carfagna sembra essere rimasta vessillo. Ritornando alla sinistra, sarebbe un errore madornale quello di dividersi nuovamente tra ex democristiani ed ex comunisti. E’ vero che la fusione tra queste due storiche componenti fu una fusione a freddo; è vero che commisero l’errore di escludere scientemente la terza storica componente, quella socialista, che avrebbe invece potuto costituire il trait d’union, il collante tra cattolicesimo sociale e visione di classe. E che persistano nell’errore lo constatiamo in questi giorni, in cui a cinema viene proposto l’interessante film di Gianni Amelio su Craxi, Hammamet, con il brevissimo attore Pierfrancesco Favino; in questi giorni in cui si sta sviluppando un fecondo dibattito su Bettino Craxi e sulla parabola del socialismo italiano, senza che il PD di ieri, ma anche di oggi, accenni ad un minimo di analisi ed autocritica sul ruolo da esso giocato; in questi giorni in cui esce il nuovo libro di Claudio Martelli “L’Antipatico. Bettino Craxi e la grande coalizione” in cui l’ex ministro socialista della Giustizia, considera il partito internazionale degli Affari (inglesi ed americani) il vero colpevole dell’eliminazione di Craxi dalla vita politica italiana.

Secondo Martelli, in Italia, fu D’Alema ad assestare a Bettino il morso dello scorpione. E’ tutto vero, come è vero che la pista comunista del giustizialismo non è stata mai del tutto abbandonata ed espulsa dal DNA del partito. Ma è anche vero che gli autentici socialisti italiani non hanno saputo incunearsi in questa storica contraddizione, mettre un filtro tra le tentazioni radicali della sinistra comunista e le tentazioni conservatrici di certi cattolici. I residui socialisti si sono illusi di imporre il riformismo fuori dal PD, in una diaspora che li ha portati fino al centro berlusconiano e poi addirittura all’alleanza con la destra radicale. Ecco, quando il segretario Zingaretti auspica un’apertura al variegato mondo della sinistra, dagli ambientalisti di Greta Thumberg alle Sardine, tenga innanzi tutto conto di questo debito storico nei riguardi del riformismo socialista, riassorbendo la diaspora dell’antico PSI. Faccia bene il conto con la Storia e restituisca l’onore della primogenitura del riformismo più autentico a chi lo predicò per prima. Per quanto riguarda Ischia, ci aspettiamo senso di responsabilità e la consapevolezza che il sistema democratico sull’isola, come in Italia, ha fortemente bisogno di una sinistra riformista moderna, vicina al popolo, ai lavoratori, ai giovani, agli intellettuali . Un’ennesima delusione potrebbe essere l’ultima.

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