IL COMMENTO Governabilità e Sostenibilità

DI GIUSEPPE LUONGO

L’intento della politica è la governabilità, almeno così dicono. È interessante l’analisi di Gustavo Zagrebelsky sul significato di governabile; infatti, egli osserva che il governo non deve essere governabile, ma governare. Quando si usa il termine governabile si vuole intendere, spero senza volerlo, che si governa per una forza superiore non dichiarata, come, ad esempio, il potere economico-finanziario. Per ricordare condizioni simili per il passato Zagrebelsky riporta esempi dalla Repubblica di Platone e dei processi a Giordano Bruno e a Galileo, condotti dal Cardinale Bellarmino.

L’obiettivo è l’eliminazione di ogni tendenza alla deviazione dalla regola; oggi per invitare ad aderire alle direttive del potere non si usano termini che possono indicare conservazione e conformismo, bensì la più accattivante di governabilità. Ho sperimentato il fascino della parola in quanto nel 1993 in Parlamento si votò la legge per rendere stabile il governo dei Comuni, assegnando al Sindaco un potere monocratico, che si rivelerà, dopo alcuni anni di risultati positivi, un disastro per lo svuotamento del ruolo dei consiglieri, venendo così meno la dialettica tra maggioranza e opposizione e la scarsa partecipazione degli elettori. A questo, in cascata, è venuta meno l’attenzione della comunità verso il Consiglio comunale e gli eletti. L’attesa efficienza, stabilità, coesione, continuità è rimasta in gran parte un auspicio, mentre si annullava il contributo critico della comunità attraverso i suoi rappresentanti in consiglio, laddove svolgono un ruolo di figuranti siano essi maggioranza o opposizione. Ne nasce così un distacco totale con la comunità e si comprende il significato di governabile che non vuol dire che è la società a governare, attraverso gli eletti, ma che è pronta ad essere governata. Tutti tranquilli, consiglieri e cittadini, se non si vuole un’altra prova elettorale prima della scadenza dei termini previsti dalla norma. Chi critica le scelte del Sindaco è un polemico o un disturbatore di chi è impegnato nelle magnifiche sorti e progressive della comunità. La storia recente delle nostre comunità ci riporta alla mente l’osservazione di Alexis de Tocqueville sulle società moderne e democratiche che sarebbero caratterizzate da un certo dispotismo (tirannia della maggioranza), indirizzando la società verso un pensiero unico, che Herbert Marcuse negli anni ’60 definì “società ad una dimensione”.

Herbert Marcuse

La difesa da una tale tirannia è fornita dalla legge fondativa della Repubblica scritta dai padri costituenti, ma l’ostacolo da questa posta viene in parte aggirato con la proposta del rafforzamento dell’esecutivo e l’indebolimento delle assemblee elettive, ritenuta la soluzione alla mancanza di stabilità nel governo della cosa pubblica. L’idea del nuovo modello di governabilità nasce nella più grande democrazia esistente e troverà terreno fertile nel nostro paese. Poi se all’obiettivo della governabilità si aggiunge quello della sostenibilità il cerchio si chiude. Infatti, non si tratta di sostenibilità ambientale, come ci si aspetterebbe in tempi di cambiamento climatico, ma di altro, di sostenibilità dell’attuale sistema. In un contesto di questo genere ci si meraviglia che i giovani non sono più i motori della società e abbandonano i territori dove mancano prospettive per un futuro di crescita e sviluppo. Se questa analisi, rispettate le leggi di scala, si cala nell’isola d’Ischia si comprendono le difficoltà di dare risposte concrete ad una domanda inespressa del superamento della crisi ambientale (terremoto, dissesto idrogeologico, subsidenza e arretramento delle coste, scomparsa degli arenili) in rapporto ai processi economici e politici all’interno di tale crisi, in quanto la politica è la sede in cui la necessità astratta si traduce in possibilità concreta.

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