Nel momento in cui, a 20 anni dalla morte di Bettino Craxi, se ne ripropone il dramma umano di un esilio e di una fine lontana dall’Italia e si riflette su aspetti negativi e positivi del socialismo italiano, l’ex eurodeputato del PSI, Franco Iacono, ischitano di Forio, propone il suo ultimo saggio (Casa editrice “Libri dello Spirito Agostino “ – ottobre 2019) dal titolo “ Incontri, amicizie, studi, sfide, curiosità – Dal 1960, scritti e memorie di un sessantennio”. Il libro ebbe già una prestigiosa presentazione il 15 novembre 2019, nel Chiostro di Sant’Ambrogio a Milano, sotto il titolo: “La questione fiumana-L’avventura dannunziana del 1919 che anticipa la Marcia su Roma”. Il titolo della presentazione milanese non era casuale, riguardando il tema della tesi di laurea in Scienze Politiche di Franco Iacono. L’evento aveva anche lo scopo di raccogliere fondi a favore delle attività internazionali del Collegio Augustinianum. In quella occasione discussero brillantemente del libro il prof. Enzo Balboni, costituzionalista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Gianni Cervetti, già dirigente politico comunista, Ivano Granata, Storico dell’Università degli Studi di Milano. La scintilla che aveva fatto accendere l’idea di scrivere ed editare il libro di Iacono è stata una recensione, molto positiva, di Paolo Mieli, noto giornalista e storico, ad un libro di Giordano Bruno Guerri che affrontava il tema dei rapporti di D’Annunzio con Mussolini ed il fascismo e la dissociazione del Vate dalle violenze e soprusi dei fascisti a danno degli operai socialisti e i cattolici non collaborazionisti. D’Annunzio definiva le adunate fasciste “ carne agglomerata”. Le affinità conclusive di Giordano Guerri con la tesi che Iacono aveva sostenuto all’Università Cattolica di Milano, sotto la guida del grande storico Ettore Passerin d’Entrèves, è stata l’occasione per scrivere un libro che, a partire dalla questione fiumana, ripercorresse ben 60 anni di incontri, relazioni, scelte politiche, episodi curiosi che hanno riguardato l’ex eurodeputato socialista ma, più in generale, una generazione di politici che, troppo frettolosamente, si era tentato di cancellare, relegandoli indistintamente sotto l’etichetta di “ Prima Repubblica”, intesa come qualcosa da cancellare dai libri di storia politica. E i risultati di questa cancellazione sono oggi sotto gli occhi di tutti!
Sarebbe troppo lungo riassumere la tesi di Iacono sulla questione fiumana. Ci limitiamo a dire che Franco Iacono non è molto d’accordo con quanti sostennero che la “marcia su Ronchi” di Gabriele D’Annunzio fu l’antesignana e l’originale della copia “mal riuscita” della marcia su Roma del Duce. La forma e l’organizzazione dei due atti eversivi era simile ma il contenuto e i moventi diversi. La marcia di D’Annunzio affondava le sue radici nel sentimento (o risentimento ) di una parte significativa di italiani di una quasi inutilità della vittoria nella Prima Guerra, che appariva una “ vittoria dimezzata” e frustrante, così come sembravano gettati al vento gli atti di eroismo di quanti avevano rischiato la vita. Al ritorno ad una vita piatta e senza lampi di orgoglio nazionale, molti di quelli che seguirono il Vate nell’impresa fiumana, preferirono il tentativo di salvare l’italianità della città. Anche se, ad un certo punto, le componenti sindacali e socialiste, resesi conto che D’Annunzio si era fatto prendere la mano soprattutto dalla vanità personale e dalla voglia di protagonismo, diedero una sterzata anarco-socialista ai vari tentativi di colpo di Stato. Cosa diversa fu la Marcia su Roma. Mussolni, in un primo tempo, si sentì subordinato e offuscato dall’ingombrante figura del Vate ma poi emerse ed occupò interamente la scena. E se D’Annunzio era per l’occupazione delle fabbriche e per la vicinanza delle istanze sociali che emanavano dal basso, Mussolini divenne il paladino di agrari ed industriali. Ciò denota che Mussolini, anche quando si schierava a sinistra nel partito socialista, anche se faceva il massimalista, in realtà “ socialista” non era mai stato. Risultato di questa divaricazione fu il ritiro di D’Annunzio al Vittoriale ,da dove scrisse a Mussolini che era stanco di essere “usato”. Sue parole: “Il nome dannunziano mi era già odioso nella letteratura. Odiosissimo m’è nella politica. Quando avrò pace?”.
Dopo il capitolo della questione fiumana, il libro di Iacono prevede il capitolo “Res privatae gestae” riguardante alcuni rapporti e corrispondenze con personaggi illustri del Collegio Augustinianum dell’Università Cattolica. In particolare una lunga lettera del prof. Umberto Pototshing di agosto del 1962, nella quale siamo stati colpiti da una illuminante analogia tra il nipotino che, nel raccogliere le fragole nel bosco, le vede tutte immature e la ricerca scientifica. In entrambi i casi, dice Pototshing, il difetto sta nel tenersi troppo lontano, senza curvarsi a terra per vedere le fragole più mature o senza addentrarsi, con paziente ricerca, sulle materie di studio. C’è poi un’analisi del 1964 di Don Mario Giavazzi, altro Maestro del Collegio. Egli, partendo dalle parole di Gesù nell’ultima cena, raccomandava agli studenti di impegnarsi all’amore per la verità, anche se scomoda. Il pragmatismo, che pure è essenziale in certi momenti della vita quotidiana, non può soddisfare completamente le ansie dell’uomo. Segue il capitolo “Res Publicae Gestae”. Qui Franco Iacono passa in rassegna le sue esperienze politico amministrative, a partire dalla parentesi di consigliere comunale, poi assessore e infine Sindaco del Comune di Forio (per un solo anno-70/71). Nemo propheta in patria e Franco si lamenta di non essere stato capito e apprezzato, dai compaesani, nella sua politica di pianificazione e lotta agli abusi e alle infiltrazioni camorristiche soprattutto nel settore immobiliare. Maggior fortuna e comprensione Iacono sente di aver avuto alla Provincia di Napoli di cui, oltre che assessore, fu Presidente e alla Regione Campania, nella quale fu assessore. Franco ricorda i suoi tentativi di riformare entrambe le istituzioni, rivendicando, alla Provincia, la restituzione di tutti quei poteri amministrativo esecutivi che le erano propri, in parte scippati dalla Regione. Per quest’ultima rivendicò la natura di organo eminentemente legislativo programmotorio. Alla Provincia si batté contro ogni violenza (quella dell’estremismo politico e quella delle pressioni camorristiche soprattutto sul mercato del lavoro). Ci ricorda di essersi battuto alla Regione per le “ Vie del Mare” (che riguardavano anche le isole) e per il finanziamento di opere immediatamente cantierabili. Infine viene riassunta l’esaltante esperienza al Parlamento europeo, al quale arrivò forte di 195 mila preferenze. Qui ebbe modo di coltivare amicizie prestigiose come Enzo Bettiza, Baget Bozzo, Giuliano Ferrara, Enzo Mattina, Pierre Carniti, Lelio Lagorio, Biagio de Giovanni. Le iniziative che destarono maggiore interesse e attenzione furono: il documento programmatico sui trasporti “ Orizzonte 2000 – Trasporti in Europa”, in cui si sottolineava in particolare il valore strategico del Mediterraneo e la proposta, elaborata assieme a Biagio de Giovanni, di assegnare alle comunità terapeutiche i beni confiscati alla criminalità organizzata.
L’iniziativa più curiosa, che attirò l’attenzione della stampa, in particolare britannica, fu la richiesta di uniformare , in tutti gli Stati Europei, gli accessori delle strutture alberghiere e ricettive ( alcuni paesi non prevedono,per esempio, il bidet). Il Parlamento pronunciò la propria incompetenza in materia, che si ritenne spettante ai singoli Stati . Gli ultimi due capitoli, prima delle conclusioni, “Ars Gratia Artis” e “Colloquia” riferiscono di qualificanti e gratificanti relazioni con Giorgio Albertazzi, con alcuni noti calciatori di livello nazionale e mondiale, delle lettere del prof. Ettore Passerin d’Entrevès, di Pietro Nenni ( particolarmente importanti se si considera che il “ vecchio uomo del fare”, in quelle lettere a Franco, aveva previsto che il Partito e il Paese stavano andando verso il precipizio), di Prodi, di Biagio de Giovanni e dell’esaltante ed emozionante incontro con Papa Francesco. Chiudiamo con le stesse parole con cui Franco ha chiuso il suo libro, riprendendo le parole della Lettera di San Paolo a Timoteo: “E’ giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”. E se Franco Iacono ha sciolto le vele, conservando la fede, il suo libro contribuirà a navigare ancora, testimoniando quanto sia importante, nella vita, continuare ad avere fede ( per Franco sia quella politica che quella religiosa) e quanto sia importante attenersi alle raccomandazioni di Don Mario Giavazzi sul perseguimento della “ verità”.