IL COMMENTO Desiderio, gioia, felicità: quale molla per i giovani?

E’ sotto gli occhi di tutti che una quantità crescente di giovani è in preda a un disagio che li spinge ad atti e decisioni estreme che appaiono incomprensibili e di difficile decrittazione. Ultimi avvenimenti, preceduti da tanti altri analoghi, quello del ragazzo di 19 anni, Daniele Rezza, che compie un furto di valore infimo, uccide un trentenne e tenta di scappare all’estero e quello del ragazzo che, non potendone più delle vessazioni dei compagni, strappa la pistola al padre e va a suicidarsi. Cercherò di dare una spiegazione e un senso (a queste vite che un senso non ce l’hanno, canterebbe Vasco Rossi). Anche perché la nostra piccola comunità ischitana ha presentato, negli ultimi tempi, irrequietezze e smarrimenti non dissimili. E naturalmente azzardo analisi e possibili soluzioni, non formulate da me, che sociologo o psicologo o psicanalista non sono. Però leggo e sono interessato a tentare di penetrare gli angoli bui di persone fragili, grazie alle analisi di esperti indagatori dell’animo umano. Intanto, registro che Daniele Rezza aveva, a detta del padre, problemi psicologici ed aveva sempre rifiutato incontri con psicologi e a 15 anni aveva abbandonato la scuola. E che dire del quindicenne di Senigallia che si suicida con la pistola sottratta al padre perché vittima di bullismo? Qui non va indagata solo la vittima, qui vanno indagati anche i compagni che lo hanno bullizzato e i professori, il dirigente scolastico e i genitori che non hanno saputo leggere i disagi del ragazzo.

Dicevo che mi avvalgo degli scritti di chi è in grado di interpretare il disagio giovanile. E inizio proprio da un noto psicanalista, Massimo Recalcati, che qualche giorno fa, su Repubblica, ha scritto un editoriale dal titolo: “Accendiamo nei ragazzi il fuoco del desiderio”. Recalcati parte dalle statistiche allarmanti del disagio giovanile, dalla diffusione dell’angoscia, panico, disturbi psicosomatici, anoressia-bulimia, dipendenza da oggetti tecnologici, per finire alle tendenze suicidarie. A suo parere, il mal di vivere dei giovani si origina soprattutto dal carattere “disossato” dei moderni genitori, completamente inadeguati a reggere il confronto-scontro generazionale e il rapporto educativo. Il carattere “smidollato” dei genitori contemporanei che anziché far comprendere la durezza, le incognite, le insidie della vita reale, ne attutiscono ogni piega, ogni difficoltà, edulcorandola agli occhi dei figli, fino a condurli a sbattere contro gli inevitabili scogli della vita. Ciò non vuol dire – precisa Recalcati – che bisogna ripristinare un modello educativo restauratore, non più possibile dopo il ’68 che liberò la società da incrostazioni e, refrattarietà. Ciò che bisogna ripristinare e riaccendere nei ragazzi è il desiderio. Il paradosso odierno è che a una crescente libertà formale di massa, non è corrisposta un’espansione del desiderio. Il vero compito educativo di genitori, insegnanti, sorgenti di educazione civica e pubblica, è quella di portare dentro e fuori di sé il sacro fuoco del desiderio, il saper vivere con gioia su questa terra. All’articolo di Recalcati ha fatto subito eco un pezzo della scrittrice italiana di successo Viola Ardone (Il treno dei bambini, L’arminuta, Grande meraviglia). Il desiderio – scrive l’Ardone – è etimologicamente una figura di movimento e non di stasi, contiene il prefisso “de” che, in latino, indica il moto da luogo, l’origine, la provenienza e aspira ad andare verso le stelle (sidera). Vuol dire che si avverte l’esigenza di colmare un “vuoto”, un’assenza, determinata paradossalmente da un “ troppo pieno”. Insomma la vita troppo intensa che si pretende oggi per i ragazzi, così pregna di impegni scolastici, extrascolastici, di compulsione per i social, costituisce un troppo pieno, una piscina colma d’acqua che straborda. Il rimedio è riconquistare spazi di vuoto, di noia, di libertà pura. E per fare ciò, viene la tentazione ( erronea) di andare per sottrazione, togliendo comodità, denaro, regali, eccessi di attenzione e pressione affettiva. Non funziona così, dice l’Ardone, allineandosi a Recalcati. Il problema non è di “ sottrarre” ma di “aggiungere”. Bisogna dare più esempi, più esperienze, più opportunità, più modelli, aumentare il raggio di gittata dei sogni. Viola Ardone, oltre che essere scrittrice, è anche insegnante e perciò conclude che “la scuola era in passato un luogo di desiderio, il posto in cui a ciascuno era prospettata la possibilità di aspirare al futuro che voleva per sé. Si diceva < da grande voglio fare…>. Poi magari il sogno non si avverava, ma l’importante era la presenza di quella tensione, di quell’aspirazione. Oggi – aggiungo io – quella funzione scolastica è stata derubricata a mera ricerca di un posto di lavoro ( che tra l’altro non si trova) per soddisfare il fabbisogno economico più che il fabbisogno dell’animo.

Oggi la scuola delega certi programmi televisivi di “go talent” per sognare di fare il cantante, il ballerino, il grande chef. Facciamo sì che i ragazzi tornino a crearsi un cielo più lontano di quello che vediamo noi, che vadano “per aspera ad astra”, alle stelle, attraversando le difficoltà della vita. Sulla scia di Recalcati e Ardone, si sono innestati altri importanti contributi, su Repubblica, di illustri esperti, da Eraldo Affinati, scrittore ed insegnante di italiano agli immigrati, a Manlio Rossi Doria, maestro di strada, Massimo Ammaniti, psicanalista e scrittore, che hanno contribuito a chiarirmi le idee sul problema ma che sarebbe impossibile riassumere tutti qui in questo articolo. E dal desiderio alla gioia si passa infine all’ultimo gradino della felicità. Non a caso il prossimo Festival 2025 di In-Sophia di Raffaele Mirelli s’incentrerà sulla “felicità”.Voglio citare un dato ISTAT: cresce l’importanza dell’amicizia e delle belle relazioni nel grado di felicità che si riesce a sviluppare; dal 2022 al 2023 l’indice dell’incidenza della relazione sul grado di felicità è cresciuto dal 79,6% all’81%. Ma oltre all’Istat, va segnalato che per il disagio dell’anoressia-bulimia il primario di Psichiatria dell’Ateneo Vanvitelli, Mario May, e grazie ad una nuova legge regionale campana per il sussidio ai disturbi dell’alimentazione, attua una terapia d gruppo che coinvolge i genitori. E’ da lì che bisogna partire! Le reti di relazioni familiari e amicali ( quelle reali non virtuali) risultano decisive per trovare un equilibro sociale. La condivisione è fondamentale per i giovani, li aiuta a sviluppare pensieri, valori e stili coerenti. Intanto, visto che Il Golfo sta tentando di creare un virtuoso e fecondo ponte con le scuole isolane, mi sento di caldeggiare la lettura, per i giovani delle scuole superiori, di un libro del teologo laico e filosofo Vito Mancuso: “Non ti manchi mai la gioia”. E’ un vero e proprio itinerario di liberazione dalle “trappole” della vita, un modo di uscire fuori dall’ansia , dalla sensazione di vuoto e di impotenza, di nichilismo, che sta sempre più attanagliando i ragazzi.

Massimo Recalcati

E, in premessa, Mancuso cita Seneca (sì proprio quello che i giovani liceali studiano), che dice: “Non ti manchi mai la gioia. Voglio, però, che ti nasca in casa; e ti nascerà, se sorge dentro di te”. E cita, inoltre, Marco Aurelio (sì proprio quello del tondo in mezzo al Porto d’Ischia, quello che secondo il maestro Frontone, educatore di Marco Aurelio, simboleggia la piccola isola, l’individuo, il ragazzo, abbracciato da un’isola più grande: i genitori, la società, relazionando con i quali si può vivere con gioia, fino alla felicità). Con grande piacere ho accolto la notizia che a dicembre a Forio, a cura dell’Associazione IncontrArte di Umberto Lucio Amore, Giuseppe Castiglione, Andrea Esposito ed altri, si terrà un importante Convegno sul Disagio giovanile, cosicché i grandi festeggiamenti di Natale, preannunciati dal Sindaco, vedranno anche l’altra faccia della società, quella di chi soffre del mal di vivere.

Exit mobile version