LE OPINIONI

IL COMMENTO Dalla Cassa per il Mezzogiorno all’autonomia differenziata

DI GIORGIO DI DIO

Chi non ricorda a Ischia e a Procida la Cassa per il mezzogiorno? Nella storia dell’acquedotto Ischitano gestito prima dell’E.V.I. (Ente Valorizzazione Isola d’Ischia), poi dal C.A.F.I. (Consorzio Acquedotto e Fognature isola d’Ischia) poi dal C.I.S.I (Consorzio intercomunale servizi Ischia)e,infine, dalla novella E.V.I (Energia Verde Idrica), la Cassa per il mezzogiorno aveva un ruolo fondamentale. La distribuzione dell’acqua veniva gestita dall’acquedotto nelle sue varie denominazioni mentre l’adduzione era di competenza della Cassa del mezzogiorno. Negli 1976 e negli anni successivi a Ischia l’acqua non era di certo abbondante e d’estate arrivava col contagocce. L’aumento della popolazione per effetto dei numerosi turisti ne aumentava enormemente il consumo e per poterla distribuire a tutti si effettuavano le famose “manovre”, cioè si chiudeva l’acqua in alcune zone esi apriva in altre, aiutandosi, nelle zone alte, conle pompe di sollevamento. Le manovre dovevano esser coordinate spesso con l’apertura e la chiusura dei serbatoi e questo avveniva coordinandosi con la Cassa per il mezzogiorno. Situazione quasi identica a Procida dove i serbatoi erano pochi, ma, comunque, gestiti dalla Cassa per il Mezzogiorno, e i problemi legati all’acqua erano di minore entità e l’acquedotto era a gestione comunale.

Dal 1950 al 1970 in queste due isole l’apporto della Cassa è stato fondamentale. Nel 1958 fu inaugurato l’acquedotto sottomarino che fu una delle opere di ingegneria civile più grande d’Europa. Come ho diffusamente raccontato nel mio precedente editoriale (desalinizzazione: il tempo delle sfide), l’acquedotto sottomarino diede nuova vita alle due isole e fu un’opera colossale. A Ischia poi fu proprio la Cassa a costruire, dal 1960 al 1990 grandi opere come le arterie la Testaccio-Maronti, la Panza-S. Angelo; la Forio-Citara. Costruì vie e strade avvalendosi della Provincia di Napoli del Banco di Napoli e dell’’ISVEIMER. Insomma, dopo la Seconda guerra mondiale il paese doveva essere riscostruito. E per la ricostruzione, Il triangolo Cassa per il mezzogiorno, Banca mondiale e governo funzionò benissimo. Fino a quando non ci mese lo zampiamo la politica. Fino che non si misero in mezzo le Regioni. Era l’epoca in cui la “questione meridionale” era sulla bocca di tutti”. Passò poco tempo e le Regioni già s’inserirono nella gestionedella cassa. Il carattere tecnico delle decisioni venne meno, soverchiato dalla commistione con la politica. Iniziarono le scelte sbagliate e i grandi sprechi. Le decisioni passarono sotto il controllo dei partiti locali e le opere divennero lente e costose, e, soprattutto venne meno il controllo internazionale esercitato dalla banca mondiale. La cassa, nata con una notevole dotazione finanziaria e che aveva decisamente cambiato il volto del sud costruendo acquedotti, fognature, attuando bonifiche e facendo crescere l’economia , cominciò ad avviarsi sulla via del declino. Poi quarant’anni fa , nell’agosto del 1984, fu definitivamente sciolta. E con la scomparsa della cassa l’ottica della politica è cambiata. Siamo passati dalla “questione meridionale” alla “questione settentrionale”. Si è fatta strada n tutto l’arco parlamentare l’idea che la questione meridionale era irrisolvibile.

Queste idee si svilupparono soprattutto al Nord, tanto è vero che a difesa del nord e contro il sud nacque la Lega che ebbe una grande affermazione. Non dimentichiamo che la Lega che oggi è diventato un partito nazionale è nato come un partito che erigeva barriere tra nord e sud. E alla fine la visione si è talmente ribaltata che dalla Cassa per il mezzogiorno siamo passati all’autonomia differenziata. L’autonomia differenziata è stata fortemente criticata da economisti e sociologi, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici gli aspetti tecnici, sia per gli effetti sociali giudicati estremamente negativi. Molti temono l’aumento delle diseguaglianze tra regioni e la spaccatura in due del paese. E potrebbe portare ad assicurare maggiori finanzianti al nord rispetto al sud. Questo concetto sembrava che fosse stato accettato da tutti senzascossoni. Poi, però, c’è stata la raccolta di firme per i referendum. Poteva sembrare un’altra spaccatura tra nord e sud, ma non è stato così. Le adesioni al referendum sono arrivate da tutto il paese, anche dal nord, a dimostrazione del fatto che la gente, che sia al nord o al sud, vuole unire invece di dividere, vuole trovare soluzioni per tratti e non solo per alcuni. Se da un lato e impossibile pensare a un’altra Cassa per il mezzogiorno, dall’altro lato bisogna comunque assicurare un maggiore sostegno alle regioni meridionali e non ritornare a una divisione dell’Italia che nessuno vuole.

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