IL COMMENTO Cronaca di una crisi politica semiseria
Stenta a decollare il nuovo governo, come una mongolfiera a cui, anziché essere alleggerita della zavorra, vengano aggiunti mattoni per boicottarne il volo. Il M5S aggiunge all’improvviso 20 punti programmatici provocatori e ne annuncia l’inderogabilità. C’è un improvviso rinculo e una indecifrabile chiusura a riccio intorno al “ capo” Di Maio, che sa tanto di ribellione a Grillo e fastidio per un neonato leader che è il prof. Conte. La situazione è seria, i protagonisti fanno ridere. E’ una contraddizione in termini ma che ben si attaglia al momento politico che stiamo attraversando. E’ il quadro complessivo che è ridicolo e che oscura singole individualità che avrebbero potenzialmente un profilo più alto e più consapevole della delicatezza della fase storica che stiamo attraversando. Non commetteremo l’errore di fare di tutta l’erba un fascio né vogliamo commettere l’errore di vedere il quadro politico come un fatto statico e senza movimento. Ad esempio, consideriamo superficiale e sbagliata la considerazione di quanti insistono a mettere in evidenza le contraddizioni di uomini e partiti tra un “prima” e un “dopo”. Si parla sbrigativamente di “trasformismo” e si critica il brusco mutamento di opinione di Conte. In opposizione a questa critica non citerò la troppo abusata frase di Francesco Petrarca, tratta dalle Ecloghe: “Propositum muta sapiens, at stultus inhaeret” che non sto nemmeno a tradurre tanto è leggibile. Citerò invece una frase più raffinata e meno conosciuta, di Friedrich Nietzsche: “Il serpente che non può cambiar pelle, muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s’impedisce di cambiare opinione; cessano di essere spiriti”. Dunque cambiare opinione si può, entro certi limiti, che sono i limiti della decenza. In un mondo “liquido”, la politica non può che essere “liquida”, il che non vuol dire però che un partito, come i 5 Stelle, dopo aver indicato ed imposto un premier, faccia poi di tutto per boicottarlo, riaffermando la compattezza del partito intorno a Di Maio, figura perdente ed ambigua. Sbagliano i sostenitori della tesi della “contraddizione” di uomini e partiti che, in precedenza, si sono insultati e decidono poi di mettersi insieme. Sbagliano quanti ritengono inverosimile che i cinquestelle, nati per scardinare il Parlamento, si acconcino poi a rivitalizzarlo e seguirne le regole e le prassi.
La vita politica è “ movimento”, correzione di tiro, aggiornamento, compromesso inteso nel senso nobile della parola. Il premier Conte, ad esempio, entrato da “marionetta”, manovrato da due pupari, con abilità si è emancipato dal condizionamento e ha assunto una sua autonoma posizione, tanto che l’astuto Grillo ne ha subito intuito le potenzialità e lo ha – di fatto – “elevato” a nuova guida del M5 S. Non ci sarebbe nulla di strano se i cinquestelle, in un primo momento convinti di dover entrare in Parlamento solo per scoperchiarlo come si fa con una scatoletta di tonno, si accorgessero poi che la rappresentanza parlamentare rimane un pilastro ineliminabile della democrazia. E perché mai un sistema parlamentare dovrebbe essere in contrasto con l’introduzione di meccanismi che lo rendano trasparente al massimo e sottoposto a verifiche con metodi o strumenti di democrazia diretta che correggano alcune incrostazioni ed opacità? Questo vale per il Parlamento, ma vale per tutte le altre istituzioni di democrazia rappresentativa ( Regioni, Città metropolitane, Comuni). In tutte queste la rappresentanza è essenziale, ma si può tranquillamente coniugare con il coinvolgimento della cittadinanza attiva, con il contrasto ad ogni forma di opacità amministrativa, Quel che la Meloni e Salvini (e quelli che li seguono) non vogliono capire è che la democrazia parlamentare dirime le questioni nell’ambito parlamentare fin quando le camere sono capaci di esprimere una maggioranza, Non esiste colpo di mano , ribaltone, quando si forma una maggioranza. Incitare il popolo alla ribellione e per di più farlo nella sede meno adatta del Quirinale in occasione delle consultazioni, contro un presunto colpo di Stato, oltre che offendere il Capo dello Stato e il Parlamento, offende il popolo stesso che ha contribuito ad eleggere quel Parlamento. Né si può invocare l’andamento delle ultime elezioni regionali né tanto meno il “ sondaggio” demoscopico come prova che il paese reale ha nel frattempo mutato orientamento. Cari Fratelli d’Italia ( o di Salvini?) siamo all’abc del Diritto Costituzionale. E’ ignoranza o – sotto sotto – c’è un tentativo di aprirla per davvero la scatoletta parlamentare per buttar via tutto il tonno che c’è? Volete un governo di popolo? Di piazza? E’ questo til populismo! Volete un governo isolato in Europa e nel mondo? E’ questo il sovranismo! Il buon prof. Conte, che di diritto ne capisce, ad un certo punto non ne ha potuto più e ha, sia pure in maniera inusuale, pronunciato in Parlamento il de profundis del populismo e del sovranismo e ha esaltato la democrazia rappresentativa. Ed è cosa buona che stia cercando di indirizzare in tal senso il M5S. Ed è cosa buonissima che , nell’ambito delle consultazioni, il candidato premier incontri domani lunedì le delegazioni dei terremotati e delle famiglie assillate da un handicap di un proprio membro.
I cittadini colpiti da calamità naturali e le famiglie che si sobbarcano un peso troppo grande per affrontarlo in solitudine devono sentire il potere molto più vicino di quanto sia stato fatto fino ad oggi. Quanto al discorso sulle “poltrone”, anche qui non c’è da scandalizzarsi più di tanto, perché la democrazia rappresentativa è fatta di pesi e contrappesi, che non devono naturalmente portare alla paralisi, ma ad un sano equilibro politico. Detto questo, c’è una forza politica che era nata per ereditare la tradizione liberale e cioè Forza Italia. Ebbene, da quando Berlusconi ha perso la sua lucidità politica, il partito è andato alla deriva, fino a proclamarsi, illusoriamente, partito di centro destra garante dell’europeismo. Qualcuno, come la defenestrata Mara Carfagna, si è ribellata a questa contraddizione in termini: o si è liberali europeisti o si è sovranisti e populisti. Tertium non datur!
Resta da dire qualcosa in più sul PD che, ricordiamo, è sempre l’erede di una fusione a freddo tra ex democristiani ed ex comunisti, per cui è costantemente esposto a scontri interni. Zingaretti, fino ad ora, è stato molto abile a tenere un collante che evitasse la scissione.. Speriamo che duri. C’è una sola via per far ritrovare il partito e ridargli una connotazione precisa, e questo vale sia nell’ipotesi che il governo decolli sia nel caso che si vada alle elezioni. La via è quella, sulla scorta dell’entusiasmo dello scampato pericolo di estinzione e dell’apertura della nuova prospettiva di governo, di mobilitare la base ( non solo gli iscritti ma anche tutti i simpatizzanti) per ritrovare le ragioni e lo spirito di una sinistra moderna e riformista. Anche ad Ischia ci attendiamo che venga intrapresa questa strada. Potrebbe fare molto Giosi Ferrandino, se ha veramente interesse a potenziare la presenza del partito sull’isola. E’ sempre più insistente la voce secondo la quale vuole che a tutti i costi si costituisca un gruppo consiliare PD nel Comune d’Ischia e forse anche negli altri Comuni isolani. Ciò è possibile ed auspicabile se si passa attraverso la “chiamata” in causa di tutta la base potenziale ( iscritti e simpatizzanti) altrimenti i consiglieri comunali troveranno sempre più comodo e conveniente il “disordine” e l’anarchia, perché nell’anarchia si possono meglio curare gli interessi individuali. Non bisogna però imbastardire la democrazia rappresentativa con formule equivoche che ne tradiscono lo spirito. Faccio un esempio: ipotizzare formule di “rotazione” di consiglieri comunali per una presunta democrazia allargata è un errore, anzi un doppio errore, perché tradisce le indicazioni preferenziali dei cittadini e perché non consente il completamento dell’esperienza di un consigliere. Nel Comune di Forio è stato avviato un processo diverso: una “rotazione programmata di assessori”, in modo da assicurare una rappresentanza di governo alla molteplicità d liste di appoggio al Sindaco Del Deo. Qui non si tradisce l’indicazione elettorale, tuttavia si rischia di buttare alle ortiche l’eventuale buona amministrazione di qualche assessore.
Quanto alla locale Forza Italia, vedo un De Siano sempre più smarrito rispetto al Partito nazionale tanto da ripiegare, non so con quanto entusiasmo, sul riduttivo obiettivo di rifare il Sindaco nel proprio Comune. E vedo una Maria Grazia Di Scala darsi da fare in un quadro in cui non trova nessun supporto e nessuna sponda amica, tanto da dover giocare prevalentemente di rimessa, avendo gioco facile contro le guasconate e i clientelismi territoriali di De Luca. Eppure, nell’ipotesi che Mara Carfagna si defili da Forza Italia, alle prossime elezioni regionali campane, con un centro destra ancora elettoralmente forte, sarebbe concepibile una candidatura del coordinatore regionale del partito a Presidente della Giunta Regionale Campana. Ci pensi De Siano! Intanto, da domani staremo di nuovo incollati al televisore per seguire le evoluzioni, i tatticismi, la piattaforma Rousseau, in un vorticoso sviluppo o inviluppo della crisi. Sarà pur vero, come dice il poeta Torquato Tasso: “ Ché nel mondo mutabile e leggero/ costanza è spesso il variar pensiero” ( Gerusalemme Liberata), sempreché il pensiero non cambi così velocemente da sbilanciare il povero cronista-commentatore tra il sabato e la domenica.