IL COMMENTO Chi vuol esser madre sia, di doman non c’è certezza
DI GIORGIO DI DIO
La sua mente si apre e il mondo si dissolve. Si sente volare senza gravità, precipitando all’infinito. Un oceano ruggisce nel cuore, respira, si siede, assapora la notizia. È incinta. Ha aspettato e sperato che accadesse . Ha temuto che accadesse. È stata tormentata dai sogni ma ora basta, ora possiede la verità. È incinta. Ma è stata una battaglia. È una battaglia, la battaglia di chi vuol essere mamma. Visioni opposte in un mondo che non ti aiuta. Consigli diametralmente opposti. “ Ma chi te lo fa fare? Ti rendi conto che la maternità ti penalizza? Lo sai che poi ti lasciano sola? Al lavoro se sanno che sei incinta non ti prendono, lo stato non ti protegge, la tua vita viene completamente ribaltata, non hai più libertà. Sono solo sacrifici, ne vale la pena? “ Brava, ottima scelta. E non ti preoccupare, hai i tuoi genitori che ti aiutano e oggi non è come una volta: oggi anche i padri hanno un loro ruolo, anche loro fanno la loro parte”.
C’è un dato difatto inconfutabile, Le nascite sono sempre più poche. La natalità non può essere solo un problemadelle donne che riteniamo egoiste perché rifiutano di farefigli. È,invece , un problema che investe tutta la società. La scelta di diventare mamma è una scelta saggia perchéaltrimenti diventiamo un mondo di vecchi. Oramai è un’emergenza nazionale che recepisce un dato preoccupante: sono i giovani che sono sempre più pochi. Ogni anno c’è sempre una diminuzione dei giovani tra i 18 e i 34 anni. Dal 1994 al 2023 la diminuzione è stata di circa 5 milioni. Ragazzi e ragazze al di sotto i 14 anni soni soli il 12,7% della popolazione. I giovani sono la primavera dell’umanità, ma si trovano nell’ inverno demografico più buio di sempre.E meno male che la denatalità è attenuata dal flusso di immigrati che rispetto a noi fanno più figli. Tuttavia, le previsioni sono tragiche: Nel 2042 saremo in Italia 3 milioni in meno e nel 2072 quasi 9 milioni in meno. Come abbiamo detto prima, la denatalità non può essere considerato solo un fenomeno dovuto all’egoismo delle donne che non voglio avere figli, ma è un problema anche degli uomini che sicuramente nella coppia sono coinvolti nelle decisioni, è un problema anche dello stato che deve garantire prospettive di maggior benessere e di opportunitàanche alle donne con figli.
La nostra società sta diventando sempre più anziana, aumentano sempre di più i single e le coppie senza figli rispetto alle coppie con figli. Eppure, l’istinto di maternità è forte. Ma è unpercorso psicologico tra guerra e pace, un istinto contro la ragione. Un rapporto con il tempo che tende a rinviare il problema, fino a quando poi il tempo non c’è più. Ci sono donne che desiderano figli, ma in futuro, poi ci sono quelle che figli non ne vogliono perché hanno altri progetti. Il desiderio di essere madre è forte, ma ci sono ostacoli che fanno rinviare la scelta. C’è chi dichiara apertamente di non volere figli, chi è interessata ma vuole prima realizzarsi nella vita e nel lavoro. Il romanticismo della maternità che c’era una volta, nelle nuove generazioni sta scomparendo nella convinzionechei sacrifici hanno un peso maggiore della gioia e mentre una volta la donna con la maternità si sentiva realizzata, ora cerca di realizzarsi in altri campi. Il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso di Europa, quello delle donne che vivono in coppia con figli è più basso rispetto a quello delle donne che vivono in coppia ma senza figli, e molto più basso rispetto alle donne che vivono sole. Eppure sancisce ben altro l’art. 37 della costituzione : «la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore». Oggi appare una cosa scontata, ma quando è stata scritta la costituzione le donne erano fortemente discriminate. E, forse, ancora oggi qualcosa non ha funzionato visti i dati sul divario retributivo che ancora c’è. Sono tante le cose che fermano la maternità e meno male che sono ancora tante le donne che la considerano un valore da difendere e sono ancora tanti gli uomini che hanno capito che la loro partecipazione, la condivisione delle responsabilità con la compagna non è un optional, è una strada obbligata, una scelta irrinunciabile. Come è irrinunciabile anche che lo stato attui politiche che incentivino il lavoro delle madri e aumentino i servizi per le mamme con figli piccoli. Di fronte alla maternità la donna non deve essere una persona sola. La presenza di un figlio nella vita di una donna deve raggiungere un equilibrio fra tutte le parti sociali. Troppo spesso si sente ancora dire che la donna deve scegliere tra avere figli o lavorare, che le due cose insieme sono inconciliabili. Ma non deve essere così. La donna non deve esser costretta a scegliere tra figli e lavoro, tra realizzazione familiare o professionale. Bisogna aumentare gli asili nido per consentire alle donne più libertà di lavorare, bisogna aumentare le agevolazioni anche per i padri per farli partecipare di più alla maternità, bisogna difendere di più le donne da quei datori di lavoro che non vedono di buon occhio le assenze dal posto di lavoro o l’orario ridotto. La maternità è un’esperienza straordinaria, un viaggio bellissimo e pieno di sorprese. Non può diventare un’esperienza difficile da gestire con enormi sacrifici e rinunce.