IL COMMENTO Chi spinge i balneari sugli scogli
Preoccupa l’atteggiamento di sufficienza, di sottovalutazione dei vincoli europei e della portata del PUAD Regionale (Piano di Utilizzo Aree Demaniali) da parte delle Associazioni di categoria. Ad esempio, Giuseppe La Franca, Presidente Fiba-Assobalneari di Ischia punta tutto sulla politica: è convinto che FDI riuscirà a perpetuare, fino al 2033, le attuali concessioni. Per quanto mi risulta, ben poco hanno fatto tali Associazioni per informare e coinvolgere nelle decisioni, tutti gli associati. Ben poco i concessionari sanno sia delle gare che, con un solo anno di proroga, dovranno necessariamente svolgersi, sia del PUAD approvato dalla Regione Campania, avverso il quale si possono presentare osservazioni entro il 6 marzo. Abbiamo solo notizia di dichiarazioni del Sindaco Pascale di Lacco Ameno che c’è la volontà degli enti locali di dire la loro, per esempio, per il litorale di Lacco Ameno, per il quale il Sindaco si preoccupa di conciliare la prescrizione della Regione del 30% da riservare a spiaggia libera e la prescrizione della battigia libera per un tratto di metri 3 dalla linea del mare, con la limitatezza degli arenili di Lacco Ameno. Ma l’Assobalneari cosa dice? Le sta bene questo PUAD? Lo ha illustrato agli associati? E ha spiegato che già un anno di proroga per l’indizione delle gare è stato fortemente eccepito dalla Ragioneria dello Stato ( e dal Presidente della Repubblica)? Per il semplice motivo che le casse dello Stato non possono sobbarcarsi dell’onere del pagamento delle sanzioni europee per infrazione alle normative? E che addossare alla collettività l’onere delle sanzioni, per difendere gli interessi dei concessionari attuali, costituirebbe una grande ingiustizia sociale? Allora, siccome è dovere degli organi di stampa informare l’opinione pubblica, riteniamo opportuno qualche chiarimento in materia.
Sul BURC ( n.1 del 2 gennaio 2023) è stato pubblicata la delibera di Giunta n.712 del 20 dicembre 2022 che approva il PUAD, avverso il quale è possibile osservare eventuali modifiche, entro il 6 marzo prossimo. Lunedì 20 febbraio, alla Regione, si è svolto il secondo incontro con gli stakeholders di settore (categorie economiche, Associazioni, Sindacati ecc.). Tale Piano classifica i 60 Comuni regionali interessati. Cinque Comuni dell’isola d’Ischia sono stati considerati, secondo i parametri prefissati, di categoria A (il livello più alto), Lacco Ameno è stata invece inquadrata in categoria B. I parametri di riferimento sono: numero residenti, superfici comunali in kmq, numero presenze turistiche, numero posti letto, presenza di alberghi 4/5 stelle, mq. concessioni demaniali. Secondo tali parametri, Barano accumula 22,63 punti, Ischia 23,98 punti, Forio 23,01, Serrara 22,76, Casamicciola 23,35. Lacco Ameno invece accumula 20,51 punti, al di sotto del minimo richiesto per la categoria A. Sono in ballo, per Barano 13.896 mq2 in concessione, per Casamicciola 64.287 mq2, per Ischia 70.953, per Forio 146.084 mq2, per Serrara 5.846 mq2. Da ciò si deduce che le partite importanti si giocano a Casamicciola, Ischia e Forio. Tra le linee guida dettate dal PUAD c’è di sicuro il limite minimo del 30% di arenile da lasciare libero e il limite di metri lineari 3 dalla linea del mare, da considerare battigia libera. Ancora, è molto importante sapere che, in sede di PAD ( Piani Attuativi Demaniali) a cura dei Comuni, verranno censiti e classificati gli stabilimenti balneari (e questo deve avvenire entro 240 giorni dall’entrata in vigore del PUAD regionale) in quattro fasce (da 1 a 4 stelle), come stabilisce l’art. 15 del PUAD. La classificazione avverrà sulla scorta dei materiali usati, i colori, l’impatto visivo (importante l’apertura della visuale verso il mare). Più dettagliatamente conteranno i servizi di pulizia; la distanza tra punti ombra; la raccolta e smaltimento rifiuti; gli impianti di illuminazione, idrici, elettrici e sanitari; il servizio di sorveglianza; il pronto soccorso; l’accoglienza; la custodia valori; le attività ludiche; i servizi ai disabili; rete internet; servizio bar e ristoranti. Gli stabilimenti che abbiano solo i requisiti minimi saranno classificati ad 1 stella; con 40 punti si è classificati a 2 stelle; con 80 punti a 3 stelle; con 120 punti a 4 stelle. Oltre all’art.15, riguardante la classificazione degli stabilimenti balneari, sono da sottolineare l’art.7, che riguarda la qualità architettonica e sostenibilità delle strutture balneari; l’art.14, che disciplina i prezzi e impone di comunicare al Comune la forbice dei prezzi minimi e massimi che s’intende applicare e tali prezzi devono essere esposti in 3 lingue oltre l’italiano. Non sarebbe il caso di spiegare queste cose ai vari esercenti, per consentirgli di attrezzarsi al meglio e per rispondere adeguatamente ai requisiti richiesti?
E lasciatemi adesso puntare il dito contro coloro che sottovalutano la scadenza (non più prorogabile) del 31/12/2024 delle concessioni, nell’approntare le gare e della inderogabilità delle gare europee. Chi si illude che qualche partito o qualche leader politico tiri fuori dal cilindro il coniglio della proroga lunga fino al 2033, s’addossa la responsabilità di far arrivare tardi gli esercenti balneari all’importante appuntamento. Fossi un amministratore di un Comune isolano, mi darei immediatamente da fare per censire gli attuali concessionari e studierei l’agibilità di individuare criteri in qualche modo protettivi di chi negli anni ha ben gestito i propri stabilimenti, ma sempre nel rispetto della libera partecipazione e concorrenza europea. Lo si può fare, in maniera intelligente, senza paventare l’arrivo di presunte multinazionali delle spiagge. Ma per ottenere questo obiettivo, è preliminare un’aggregazione degli attuali concessionari. Non basta decidere di condividere, tra più stabilimenti, il servizio di salvataggio o quello di pulizia e riassetto sdraio e ombrelloni. Bisogna ripensare un progetto complessivo di riassetto architettonico,di allargamento della gamma di servizi offerti, di migliorare l’assistenza ai disabili, pronto soccorso, attività ludiche. E’ vero che le gare prevederanno piccoli lotti, ma ciò non esclude che un’offerta concorrenziale, estesa a più lotti ma con un progetto di uniformità architettonico estetico, possa mettere in difficoltà i piccoli singoli offerenti sui minilotti. E’ inoltre notizia di questi giorni che Sib Confcommercio e Nomisma ( Istituto socio economico e statistico) hanno presentato, con Giulio Santagata storico collaboratore di Romano Prodi, un interessante studio su “Valore delle imprese balneari in Italia. Modelli di gestione servizi, investimenti”. In tale studio si evidenzia che un metro quadro di costa produce un reddito pari a 1.000 euro di entrate turistiche. Ciò vuol dire che l’erosione delle coste italiane ha provocato, in mezzo secolo, un danno al Paese di 45 miliardi di euro. Ecco perché il Comitato Civico Rigenerazione Isola Verde, estensore del Manifesto per Casamicciola, sottoscritto da decine di intellettuali, professionisti, operatori economici e giovani, richiede con forza di utilizzare, pur con le precauzioni scientifiche del caso, i materiali di risulta della frana di Casamicciola, per il ripascimento delle spiagge e la ricostituzione di una Skyline costiera affascinante tra Casamicciola e Lacco Ameno. Ogni anno Stato e Regioni spendono 100 milioni di euro per interventi di protezione, ma ciò che è peggio, è che la maggior parte di questi sistemi di scogliere, pennelli, moli, ha peggiorato la situazione.
Altro paradosso è che una Regione a Statuto Speciale, il Friuli Venezia Giulia, pretende autonomia assoluta sule proprie spiagge. C’è molto da lavorare in questo settore, ma il modo peggiore di farlo è quello di affrontarlo in termini corporativi: balneari contro Europa o contro interessi generali dell’utenza. Le spiagge costituiscono un patrimonio pubblico, ma se gestite privatamente in maniera corretta e responsabile, nessuno è interessato a remare contro. Difendiamo insieme gli arenili per non finire tutti…a mare!
belle parole soltanto che lo studio nomisma dice anche che noi balneari occupiamo solo lo 0,5%del demanio e inoltre a fronte dei 15miliardi di entrate paventate dai mezzi d informazione e anche dal cds per gli stabilimenti balneari ora si sa da nomisma che sono 2.…inoltre un dato di cui nessuno parla e’ che la maggior parte della forza lavoro ha piu’ di 40 anni…….se lo stato aprisse a nuove concessioni si potrebbe risanare il deficit…il lavoro si deve dare non togliere….ma ha bruxelles sanno cos e’ uno stabilimento balneare? e poi con
lo 0,5% occupato si pone il problema di dare nuove concessioni? non sara’ per caso che qualche furbastro vuole sedersi in un tavolo gia’ apparecchiato? e poi e’ ora di finirla con la storia delle concessioni balneari perche qui c e’ di mezzo tutto il turismo a partire dagli ormeggiatori bar ristoranti fiumi laghi ambulanti tassinari ecc…vi siete mai posti il problema di dire che fara’ questa gente che ha investito pure le mutande nell attivita’? e in nome di cosa poi?la concorrenza di cosa? e fatta da chi poi? da un governo a guida draghi che nessuno ha mai eletto e che gia’ negli anni 90 distrusse con le privatizzazioni la nostra economia?….oppure la sentenza del cds in adunanza plenaria nel quale patroni griffi allora era presidente ma che fu lo stesso che voto’ per l abolizione del diritto d insistenza dei balneari ….pero’ guarda caso dopo il recepimento della bolkestain nel 2010 con il governo berlusconi….ma non c e conflitto d interesse da parte di griffi?..la verita’ deve essere raccontata fino in fondo non ha meta’