LE OPINIONI

IL COMMENTO Casamicciola, oltre la cultura dell’emergenza

DI BENEDETTO VALENTINO

In Italia, noi cittadini, impauriti e sconfortati dalla costatazione che la ciclopica catena di comando istituzionale non ha mai funzionato neppure per l’ordinaria amministrazione, salutiamo sempre con fiducia la nomina di commissari straordinari per ogni emergenza. Non fosse altro perché abbiamo la speranza che un commissariamento ponga fine alle lungaggini burocratiche e aumenti la rapidità delle decisioni, e già questo la dice lunga sulla fiducia cheabbiamo nelle istituzioni.

In Italia, soprattutto negli ultimi decenni, si è fatto un largo uso di commissariamenti straordinari: comuni, teatri, asl, disastri naturali, per ogni problematica c’è un commissario ad hoc che dovrebbe provvedere.

E Casamicciola, dopo la alluvione del 26 novembre scorso, è diventato un caso di scuola: abbiamo un commissario prefettizio al comune,un commissario straordinario per la ricostruzione post terremoto, un commissario per il vincolo idrogeologico nominato dal governo e uno dalla regione per lo studio da effettuare. Il tutto inserito in una architettura istituzionale degna del peggior incubo letterario partorito da Friedrich Durremat: un labirinto di competenze spacchettate tra governo e ministeri, regione, assessorati e partecipate regionale, città metropolitana e relativi enti subordinati, comune e sue partecipate. Cercare soluzioni di buon senso, in questo quadro, può apparire un esercizio ingenuo e fanciullesco, ma dobbiamo pur cercare, come nel labirinto di Minosse, un filo che ci può ricondurre alla ragione.

Partiamo da una costatazione oggettiva: Casamicciola alta può essere ricostruita solo con uno sforzo economico e finanziario che lo Stato Italiano non può sostenere.

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E’ quindi esercizio inutile e meramente illusorio pensare di mettere in totale sicurezza il versante occidentale dell’Epomeo che va da Casamicciola a Forio,e parimenti è illusorio pensare ad una ricostruzione antisismica con sistemi moderni sul modello giapponese. Queste soluzioni richiederebbero tempi biblici e costi insostenibili. Discorso diverso è cercare soluzioni per andare oltre la logica dell’emergenza. La finalità di medio periodo deve essere ragionevolmente orientata a garantire tre cose: agibilità delle infrastrutture pubbliche, e tra queste, è vitale ripristinare il muro di contenimento della statale Lacco-Casamicciola che rappresenta una arteria fondamentale per il turismo dell’intera isola e di servizio per l’unico ospedale e per l’unico eliporto; occorre poi pensare ad una soluzione di edilizia pubblica anche delocalizzata da Casamicciola, così come proposto e ipotizzato da scienziati e tecnici fin dal 1883; come terza, ma non ultima fase, bisogna porsi l’obiettivo di realizzare opere di mitigazioni del rischio dal costo contenuto per le strutture turistiche e perle abitazioni che sono considerate recuperabili. Bisogna quindi in maniera chiara dire ai cittadini che non è possibile recuperare tutto il patrimonio abitativo e che quindi bisogna, giocoforza, pensare ad una alternativa che sia definitiva per coloro che saranno costretti a lasciare per sempre la loro abitazione. Per far ciò occorre inevitabilmente andare oltre la logica dell’emergenza.

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Un’idea potrebbe essere quella di acquistare alcuni dei tantissimi hotel in vendita sul mercato: si tratta di strutture, ormai fuori da ogni logica di mercato turistico, spesso chiuse e abbandonate da decenni. Alcuni di questi alberghi, in passato presi in fitto dal commissario all’emergenza per ospitare i terremotati, potrebbero essere acquistati e trasformati in appartamenti da assegnare a chi non ha più possibilità di rientrare nella propria abitazione. E’ una delle soluzioni su cui confrontarsi che coniuga due cose: non usare altro suolo per costruire nuovi immobili e togliere definitivamente dal mercato posti letto. La crescita esponenziale di posti letto a Ischia rappresenta ormai una palla a piede per il benessere economico. Più posti letto significa inflazione del mercato, prezzi bassi, meno qualità e meno benessere. Così come si può pensare ad un accordo con l’ente Pio Monte della Misericordia. Accordo che però è come una chimera da decenni. Qualsiasi sia la soluzione, questa deve rappresentare una decisione definitiva. Occorre tracciare una rotta certa per una barca che, nonostante tanti comandanti, sembra in balia delle onde. E’ l’ora delle scelte non più rimandabili: è inaccettabile pensare infatti che i cittadini di Casamicciola siano costretti a trasferirsi appena scatta un’emergenza meteo. Queste ordinanze temporanee rappresentano solo uno Stato pilatesco che fa ricadere ogni colpa sui cittadini più sfortunati, testimoniando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’incapacità dei suoi rappresentanti di indicare soluzioni fattibili e di buon senso. E questo è realmente inaccettabile.

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