LE OPINIONI

IL COMMENTO Briatore, Gaetano e la vera pizza napoletana

Diciamolo subito, se volessimo attenerci al semplice disciplinare, alla tradizione e alla storia della pizza napoletana, qualsiasi altra pseudo imitazione farebbe rabbrividire. Per fortuna il gusto è personale ed è qualcosa di estremamente democratico. Ognuno sceglie la pizza che più gli aggrada e può tranquillamente trasgredire ai dettami dell’arte culinaria, delle regole scritte e dei consigli delle nonne. La pizza può essere buona se realizzata in modalità tipicamente napoletana, così come se fatta cuocere di più fino a renderla più consistente e biscottata. Può piacere sottile al centro, con il cornicione soffice e alto o con quello basso e croccante. La scelta degli ingredienti può essere fatta in base alle proprie esigenze e alla propria fantasia in cucina. E trasgredire alla tradizione non è detto che debba per forza essere visto come un oltraggio o un’offesa a qualcuno. In fin dei conti a Napoli mangiamo spesso una carbonara che si distacca da quella tipicamente romana (qualcuno ci mette anche la panna), così come un pesto che di quello genovese è soltanto un lontano parente. Non per questo ci sono moti popolari o sollevazioni parlamentari. La vicenda della pizza Briatore, quindi, poteva essere archiviata anche senza tutto questo clamore, alimentato ad arte dal furbo imprenditore piemontese, bravo a suscitare un polverone di polemiche dal quale si sono fatti avvolgere, come pollastri, tanti napoletani e anche qualche noto ristoratore partenopeo. Al netto di quelli che hanno sfruttato l’occasione per farsi un po’ di pubblicità gratuita. Flavio Briatore è sbarcato a Napoli con la sua pizza e il carico di polemiche che lo ha accompagnato in queste settimane. Dopo battute, più o meno gradite dai napoletani e facendosi precedere dall’annuncio del prezzo del suo prodotto, che si aggira intorno ai 17 euro. Una notizia che ha aperto una sorta di guerriglia gastronomica con i napoletani, durata mesi, legati alla tradizione e abituati nonostante tutto a un prodotto ancora a costi contenuti.

Da alcuni giorni però c’è anche Crazy Pizza. Briatore contro la tradizione. La pizza dei napoletani, (definita gommosa e liquida da Briatore), contro l’innovazione e la contaminazione dei gusti. Eppure a noi piace pensare alla pizza di Gaetano Fazio, morto poco meno di un anno fa. Lui che della pizza è stato uno dei maestri e che grazie alla pizza ha portato nel mondo il gusto ischitano e la tradizione dell’isola verde. Giustamente definito un pioniere della pizza e del turismo isolano, amato dagli ischitani così come dai napoletani, apprezzato dai turisti. Gaetano ha insegnato l’arte della pizza a tanti giovani, molti dei quali hanno esportato questa maestria in giro nel mondo. La sua era una pizza vera, quella che Briatore ha disprezzato, solo per fare in modo che si parlasse di lui. Non ce ne voglia quindi l’ex team manager della Formula Uno ma noi continueremo a considerare come pizza quella che ci cucinava Gaetano, nelle notti ischitane che segnavano le estati di una volta. 

Un’ultima considerazione, la più amara e sicuramente la più seria di tutte. Nel giorno in cui Flavio Briatore ha fatto roteare le sue pizze sulle mani dei pizzaioli giocolieri, per inaugurare il suo nuovo ristorante sul lungomare, qualche ora prima del festoso taglio del nastro, una ragazza di 30 anni moriva in ospedale, dopo alcuni giorni di agonia in seguito all’impatto con una statuetta che le è piombata sulla testa mentre passeggiava per il centro storico di Napoli. Chiara amava Napoli e a quanto sembra, amava particolarmente la piazza napoletana. Forse un minimo di delicatezza se non di buon senso, avrebbe potuto indurre qualcuno a consigliare a Briatore di rimandare di qualche giorno l’apertura del locale e la presentazione della sua preziosa pizza. Il lutto e il dolore di una famiglia, che attraverso le parole del papà di Chiara, ha mostrato una dignità non comune e un amore incondizionato verso Napoli, avrebbero meritato un passo indietro che invece non c’è stato. Lo show è andato avanti, in barba ai sentimenti e alla solidarietà. E va bene così… anzi no.

DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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