LE OPINIONI

IL COMMENTO Bradisismo e voglia di ritrovare la normalità perduta

Le persone che affollano le spiagge, sul litorale di Pozzuoli, a due passi da quelle case che rappresentano, per molti di loro, un rifugio e allo stesso tempo un motivo di preoccupazione, sono un inno alla vita e forse anche alla sana incoscienza del genere umano. Il bradisismo spaventa, le scosse di terremoto si susseguono, senza sosta. I Campi Flegrei sono un territorio dove l’incertezza e la paura di andare a dormire, la sera, rappresentano una costante. Eppure quei pochi metri che dividono gli edifici, spesso malridotti, che tremano ad ogni scossa, dalla sabbia del lungomare, sono una sorta di passerella verso la speranza. La voglia di ritrovare la normalità,  la routine perduta, di vivere la propria terra, nonostante il pericolo del terremoto. Accade anche sulle pendici del Vesuvio, dove la vita scorre normale a pochi metri dalla bocca del vulcano ed accade anche a Ischia, se vogliamo. La frana del novembre del 2022 ha portato morte e distruzione, paura e rassegnazione. Eppure tante persone continuano a vivere ai piedi di quella montagna, in case che sono state sfiorate dalla lava di fango e in zone che quando piove fanno tremare le vene nei polsi. Anche in questo caso la convivenza con i fenomeni naturali diventa un modo di vivere la propria esistenza. Natura, bellezza, pericolo e morte, che si fondono in un tutt’uno. Le famiglie e i tanti bambini sui lidi di Pozzuoli, nella zona dell’epicentro, sono una dimostrazione di come si possa convivere con la paura, esorcizzare il nemico, sfidarlo in qualche modo. E’ anche una sorta di inconscio monito rivolto alle istituzioni, al governo e ai centri di potere. Un modo per dire questa è la nostra terra, non la abbandoniamo, tocca a voi proteggerla e metterla in sicurezza.

Un tuffo nel mare di Pozzuoli, forse, per queste persone, è una dimostrazione di partecipazione ancor più significativa che non quelle richiesta, qualche settimana fa, dalle autorità locali, alle prove di esercitazione rispetto ad una possibile eruzione. In quel caso ai centri di aggregazione si presentarono poco più di dieci persone. Al mare, invece, vanno in tanti.  Per difendere i propri spazi, le proprie abitudini, per evitare che siano gli altri o gli eventi a condizionare le proprie scelte. Si indossa un costume e si vince lo stress, ci si sente più sicuri. L’attesa della prossima scossa diventa un modo per condividere un’emozione con un amico o un vicino di ombrellone. Situazioni rispetto alle quali, evidentemente, l’aspetto psicologico gioca un ruolo fondamentale. E’ anche l’effetto trainante ed esaltante della stagione estiva. Forse a settembre, quando farà scuro più presto, quando il cielo sarà più grigio e quando il mare sarà in burrasca, il bradisismo farà più paura e la voglia di andare via sarà inevitabilmente maggiore.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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