IL COMMENTO Archetipo della violenza

DI GIORGIO DI DIO

Cos’è la violenza? È quella che fanno i popoli nei confronti di altri popoli: conquiste, espropriazioni, guerre? È quella che fanno i dittatori sul proprio popolo? È quella che costringe tanti a fuggire dalla più cruda povertà? O è quella delle società ricche del mondo che non vogliono condividere le proprie risorse con i paesi più poveri? È violenza l’attacco feroce della Russia all’Ucraina o è violenza quella degli Stati Uniti che l’hanno quasi provocato con le troppe espansioni della Nato? È violenza l’attacco di Hamas Israele? È violenza la risposta esagerata di Israele? Sono tempi questi di eventi nel mondo, nelle nazioni , nelle città, nei paesi, nelle famiglie dove la violenza appare sempre di più e provoca pesanti ferite. Ogni volta che accendiamo il televisore balzano dallo schermo immagini di guerre, aggressioni compiute da persone violente di ogni età, adulti e anche minorenni. Un bengalese che viene lapidato sul lungomare, un quattordicenne aggredito fuori da scuola, un dodicenne che minaccia con un coltello di 40 cm un gioielliere appoggiato da una banda di minorenni come lui, un senzatetto ammazzato di botte da due sedicenni. I politici di tutto l’arco parlamentare si sono indignati, le piazze si sono riempite, le proteste per queste violenze sono aumentate.

Ma il fenomeno che ha fatto più scalpore, che ha ottenuto più visibilità, che ha ottenuto più manifestazioni, più servizi giornalistici, più interventi dei politici è stato la violenza sulle donne. C’è un vecchio detto che dice: “la violenza sulle donne non ha confini, e spesso ha le chiavi di casa”. La verità di quest’affermazione la vediamo tutti i giorni nella violenza domestica del compagno ma soprattutto dell’ex. Ultimamente però ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Sfogliando le pagine della mitologa possiamo apprendere che Zeus per punire Prometeo per il furto del fuoco mandò sulla terra Pandora la prima donna. Questa creatura affascinante era continuamente divorata dalla curiosità, così volle per forza aprire il vaso in cui erano racchiuse tutte la calamità . Queste uscirono dal vaso e fu il disastro. Oggi il vaso di Pandora lo hanno aperto alcuni uomini e hanno fatto uscire tutta la violenza possibile, come non si era mai visto prima. La violenza domestica nasce dal rapporto tra due persone, ognuno con la sua storia, ognuna con le proprie abitudini, ognuno con il proprio modo di pensare. Nasce dalla difficoltà di riuscire ad accettare l’altro in quelle parti che sono troppo diverse da quelle che erano le proprie aspettative. Nasce quando lo zoccolo duro dell’incomprensione arriva al cervello e lo fa andare in tilt. Nasce in quegli uomini la cui cultura ha profondamente interiorizzato la legittimità di un ruolo dominante dell’uomo sulla donna da cui pretende la sottomissione nel rapporto familiare.

La violenza non è mai improvvisa. Comincia con piccoli atti di controllo, di umiliazione. Di sopraffazione del sesso femminile. Azioni che sembrano isolate l’una dalle altre e invece fanno parte dello stesso schema di dominio dell’uomo sula donna. Azioni che sono sempre sottovalutate, considerate troppo lievi per poter portare a una tutela preventiva da parte del sistema giudiziario, troppo deboli per poter portare a una condanna. Sono casi in cui il sistema giudiziario non fa proprio niente. E la mancanza di provvedimenti preventivi fa in modo che le vittime, anche dopo aver fatto una denuncia, non ricevono una tutela adeguata. E vengono uccise. Quasi sempre si sente “La donna aveva fatto una denuncia ,ma non c’erano elementi tali da consentire alle forze dell’ordine di intervenire”. Indubbiamente c’è una debolezza del sistema giudiziario che induce molte donne a non denunciare per paura di inasprire ancora di più il compagno. E le donne devono vivere il paradosso che, se denunciano rischiano di essere uccise ancora prima, e se non denunciano basta poi un nonnulla per scatenare la violenza omicida del compagno. Soprattutto le donne non denunciano le azioni minori che non verrebbero prese in considerazione dal giudice e che , però, possono trasformarsi velocemente in qualcosa di più violento.

A mio parere nel sistema giudiziario manca un passaggio. Quando una donna denuncia anche atti minori ci dovrebbe essere una parte del sistema giudiziario che gestisca il rapporto nella coppia prima che peggiori troppo, non sottovalutando la pericolosità della situazione. Magari un’assistente sociale che accompagni la donna che ha sporto denuncia in un cammino che possa evitarle di arrivare a perdere la vita. Insomma,la donna che denuncia situazioni in cui il sistema giudiziario nonpuò agire non deve essere lasciata sola. Paradossalmente le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Il 62,7% dai partner, il 3,6% da parenti e il 9,4% da amici. E poi ci sono le violenze da parte di persone completamente estranee. Sono ancora troppe le donne che non parlano con nessuno della violenza subita, che non fanno alcuna denuncia, o che, addirittura non cercano aiuto e sono ancora poche le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza. C’è bisogno di una politica di sensibilizzazione più incisiva, di messaggi più mirati, di aiuti più concreti.

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