IL COMMENTO Adesso basta demonizzare il divertimento
Nei giorni scorsi il nostro giornale ha pubblicato una nota che ci è pervenuta da Alfredo Hamill, residente o domiciliato in via Montagna. Il nostro lettore lamentava e anzi contestava in maniera aspra lo svolgimento delle serate revival che anche in questa stagione 2024 hanno caratterizzato il ritorno della Pinetella. Che negli anni ’60, badasi anni ’60 (e il particolare non sfugga, perché parliamo di oltre sessant’anni fa) fu la prima discoteca all’aperto in Europa. Francamente abbiamo condiviso poco, praticamente nulla, delle osservazioni di Alfredo Hamill, che a meno di casi di omonimia dovrebbe essere docente presso l’Università Orientale di Napoli. Ma questo giornale non ama censurare nulla e nessuno e dunque gli abbiamo dato volentieri spazio lasciandogli esprimere liberamente la sua opinione. Adesso, però, mi sia consentita qualche riflessione sul suo scritto e sul “caso movida” in genere. Hamill scrive che “il desiderio di offrire uno svago giovanile nella stagione turistica non può giustificare il danno a tutti coloro che abitano la zona”. Un’osservazione che per chi non conosce i fatti rischia di diventare ingannevole e fuorviante: lo svago, è bene precisarlo, è stato offerto per due serate nel corso di una intera estate. Due, di numero, e a questo punto è arrivata l’ora di smetterla di essere diplomatici e affrontare la questione in maniera un po’ più rude. Ma su questo torneremo più avanti.
Il nostro lettore aggiunge poi che la consuetudine era di permettere attività simili fino alla mezzanotte e poi aggiunge testualmente: “Ed era già un eccesso per il tipo di ‘musica’ prodotto”. Ora ci sia consentito un affondo a gamba tesa: mi scusi, signor Hamill, la musica andrebbe magari spenta alle sette di sera o non accesa proprio? Ma veramente si può parlare di mezzanotte come time limit esagerato? C’è dell’altro, lei parla di tipo di musica mettendo ironicamente ed in senso dispregiativo la parola musica tra virgolette. Mi scusi: personalmente il sottoscritto e tante altre persone gradiscono molto quel tipo di intrattenimento e non capisco in base a quali competenze acquisite lo si voglia espressamente e volutamente denigrare. Non è tutto, lei chiede anche al sindaco Gaudioso se avesse gradito questo tipo di intrattenimento sotto casa sua. Ribadito ancora una volta che si è trattato di due serate in una stagione, le faccio osservare che a luglio e agosto con le emissioni sonore c’è chi se la passa peggio. Il riferimento è anche al sottoscritto che in estate, quando si dorme con le finestre aperte, di musica ne ascolta e pure parecchia. Ma ritengo che qualche sacrificio vada fatto per garantire opportunità di divertimento a chi ci sceglie come meta di vacanza. E, soprattutto di generare occupazione e quell’economia che ancora oggi ci consente di mettere il piatto a tavola. E al mattino ci alziamo dal letto e le assicuro che abbiamo anche una giornata lavorativa piena, complessa e di conseguenza pure molto più faticata di quanto possa immaginare. Ma c’è un passaggio che proprio non riesco a digerire, e lo dico proprio perché sono una persona abituata sempre ad ascoltare e nei limiti del possibile rispettare l’altrui opinione. Il signor Hamill scrive: “Ricordo quando in pineta, allora rigogliosa, c’erano spettacoli di ottimo livello, ad esempio con stelle del balletto quale Elisabetta Terrabust, etoile internazionale. Si vede che c’erano amministratori di altro livello allora. Spettacoli anche più ‘popolari’ sono più che giustificati ma senza danno a chi non vi partecipa”. A me, lo dico senza mezzi termini, tutta questa spocchia piace veramente poco. Di fatto il nostro lettore ha voluto inserire chi segue l’etoile internazionale tra la cerchia ristretta di intellettuali o non so cosa (per fortuna, aggiungo) mentre chi vuole andare ad ascoltare Gazebo, Neja o semplice dance music un appartenente al volgo. Una discriminazione che francamente non accetto e rispedisco con forza al mittente, sicuro di interpretare il sentimento comune di tante persone. L’ho detto e lo ripeterò fino alla noia: Ischia non è Ibiza e probabilmente non lo diventerà mai, con buona pace di chi la pensa come Hamill. Meno che mai lo diventerà Barano, ma se Dionigi Gaudioso ha avuto la capacità di trasformare il territorio da Comune dormitorio a realtà dove si svolgono eventi destinati a giovani e meno giovani – con responsabilità e senza una frequenza eccessiva – non lo possiamo assolutamente mettere in croce, è follia. Anzi, gli va riconosciuto merito. Insomma, qualche sacrificio d’estate va fatto, è inutile girarci intorno: “botte piena e moglie ubriaca” è una pretesa che non si può più avere, il vento sta cambiando. Chi non si arrende a questa evidenza inizi a farsene una ragione, magari si eviterà qualche ulteriore attacco di bile. Ovviamente, e lo dico a scanso di equivoci, il nostro plauso è per eventi organizzati e gestiti con professionalità, non per quelli improvvisati. E non mi pare che il pubblico della Pinetella, tanto per fare un esempio, sia di quelli che poi finisce la nottata facendo schiamazzi in strada fino all’alba o sfasciando vasi di fiori o magari forando le ruote delle macchine che incontra lungo il cammino. Le sembrerà strano, signor Hamill, ma ci può essere qualità anche in questo tipo di settore.
P.S. Capisco tutto ma su quest’isola non si può arrivare al paradosso, qui stiamo davvero sprofondando. Ho ancora davanti agli occhi l’immagine di mia figlia che ad agosto dello scorso anno mi si para davanti con uno zainetto e mi dice: “Ciao papà, vado a Napoli”. E io che gli rispondo: “E che vai a fare con questo caldo?”. E lei di rimando: “A ballare e divertirmi con gli amici dell’Università, qui non c’è mai niente da fare”. Se questa deve essere l’isola del domani, io non ci sto. E non se la prendano i dissidenti, non saremo noi a dover cambiare aria…
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