LE OPINIONI

IL COMMENTO A 90 anni dalla morte di Marie Curie

Siamo a 4 giorni (4 luglio) dal novantesimo anno dalla morte di una grande scienziata, che lasciò un’impronta indelebile sull’isola d’Ischia e, in particolare, a Lacco Ameno: Marie Sklodowska Curie. La straordinarietà del personaggio e degli studi che venne ad effettuare sulle acque termali dell’isola è immortalata in una targa marmorea a sinistra dello stabilimento termale del Regina Isabella. Sulla targa è scritto: “Il 7 agosto del 1918 Maria Curie, con gli scienziati italiani Camillo Porlezza, Oscar Scarpa, Vito Volterra, visitò e studiò queste sorgenti radioattive da secoli famose per le loro virtù terapeutiche. Il Congresso Internazionale di Idrologia e Climatologia riunito in Lacco Ameno nei dì 4-8 ottobre 1958 volle, dopo 40 anni, ricordata quella visita insigne”. Quel Congresso, a distanza di 40 anni dalla visita di madame Curie, fu di grande importanza scientifica, in collaborazione con l’International Society of Medical Hydrology e della Federation Internationale du Thermalisme e du Climatisme. Parteciparono eminenti scienziati americani, giapponesi ed europei e il tutto fu riprodotto in un volume di mille pagine pubblicato dal Centro Studi e Ricerche delle Terme Regina Isabella. A tutto questo pensavo all’uscita dalla Sala Azzurra del Regina Isabella, venerdì 28 giugno dove – nell’ambito del Premio Ischia Internazionale del Giornalismo – l’Amministrazione comunale di Casamicciola e lo studio di architettura Fuksas avevano illustrato il Piano Strategico e il progetto di Ricostruzione e Rigenerazione urbana del Comune, basato su 5 motori ricostruttivi: Piazza Marina e waterfront del porto, Complesso Pio Monte della Misericordia, Piazza Bagni, Piazza Maio e Sorgente La Rita. Esprimerò in un prossimo articolo il mio giudizio su tutto il Piano. In questa sede mi interessa sottolineare i punti di contatto che vedo tra gli studi di Marie Curie, il Convegno Internazionale di Idrologia e Climatologia ( 1918 e 1958) con la Ricostruzione portata avanti dal Commissario Straordinario Giovanni Legnini e il Pano Strategico di Fuksas.

L’architetto punta tutto sulla riscoperta e rivalorizzazione delle acque termali, che devono recuperare il loro valore scientifico e terapeutico, proprio come contribuì a fare Marie Curie che scoprì l’importanza del radon nel termalismo, quando contenuto in basse dosi non nocive; e Legnini, guardando anche al futuro e non solo al presente, ha stipulato una Convenzione con la BEI (Banca Europea per gli Investimenti) affinché il territorio sia sempre seguito e aggiornato sugli effetti del Climate Change, proprio come presuppose di fare il Congresso del 1958, che si occupò di climatologia oltre che di idrologia. A questo pensavo quando sono uscito dal Regina Isabella e ho riguardato e riletto la targa marmorea dedicata a Marie Curie. Un’altra cosa,un’altra associazione di idee mi è balzata alla mente: quando parliamo di ricostruzione e rigenerazione non possiamo pensare solo a fatti fisici; come è stato sottolineato, il Piano Strategico non può non tener conto anche dei fatti immateriali e,tra questi, c’è sicuramente la necessità di recuperare la memoria. Non a caso uno dei 5 motori ricostruttivi è il rifacimento di Piazza Maio, con la creazione di spazi multiuso e placche o basamenti costruiti utilizzando le macerie del terremoto, come luogo della memoria della tragedia umana dei cittadini di Casamicciola. Allora, se è vero che bisogna riconnettersi alla memoria di luoghi, personaggi, eventi naturali, è vero anche che non possiamo dimenticare il passaggio di Marie Curie alle Terme di Lacco Ameno. E dispiace che nessuno si sia ricordato della ricorrenza.

Ma, a questo punto, i lettori (soprattutto se giovani) vorranno sapere meglio chi era Marie Curie. Ce lo dice Stefania Podda, giornalista e autrice televisiva, in un libro edito da Il Corriere della Sera: “Nella sua vita, Marie Curie è stata la prima in tutto. La studentessa più brava, una laurea con il massimo dei voti, una seconda laurea. La prima donna a vincere un Nobel, a vincerne due. Per la Fisica e per la Chimica. La prima a conseguire un dottorato alla Sorbona, la prima a insegnarvi. A soli 15 anni e con una medaglia d’oro da prima della classe, Maria si diplomò. A 18 anni si voleva scrivere all’Università ma a Varsavia, dove intanto viveva, l’Università era preclusa alle donne. Il sogno era la Sorbona a Parigi, ma la famiglia non aveva soldi a sufficienza. Maria si sacrificò a vantaggio della sorella che si iscrisse a Medicina. Lei, nel frattempo, si manteneva facendo l’istitutrice. Dopo un certo tempo passato al servizio di varie famiglie, finalmente arrivò il momento di passare da Varsavia a Parigi, dove doveva fare i conti col bilancino per mantenersi (1891). Alla Sorbona lei fu una delle 23 donne su 1825 iscritti alla Facoltà di Scienze. Alla Sorbona risultò la prima per merito come laureata. Vinta una borsa di studio di 15.000 rubli decise di restare a Parigi e prendersi una seconda laurea in Matematica e si arrabbiò per essere risultata seconda per merito. Poi incontrò l’uomo della sua vita, più grande di lei di 8 anni, ma con gli stessi suoi interessi scientifici, Pierre Curie, che si laureò in Fisica alla Sorbona e il 26 luglio del 1895 si sposarono. I primi interessi scientifici di Marie Curie si appuntarono sui raggi X, scoperti dal prof. Rongten. Poi fu la volta dei raggi Becquerel e, con l’ausilio di strumenti di misurazione messi a punto dal marito, riuscì a misurare un elemento sconosciuto, capace di emettere più radiazioni dell’uranio. Il nome dato al nuovo elemento fu “ polonio” in onore al paese d’origine. Da qui passò oltre, ad un altro elemento, ancora più potente, il radio ( 26 dicembre 1898). Il paradosso fu che i coniugi Curie, maneggiavano questo elemento con troppa disinvoltura nell’entusiasmo della scoperta e Pierre si ammalò e si reggeva in piedi malamente, cosicché gli capitò di cadere in strada sotto la ruota di un carro e morì. Dopo alcuni anni e varie peripezie che invasero anche la sfera privata, su cui i giornali infierirono, anche Marie si ammalò di una malattia che non seppero interpretare ( si parlava di tubercolosi) ma erano gli effetti dell’esposizione al radon ( anemia aplastica, il suo midollo osseo era stato distrutto). All’alba del 4 luglio 1934 morì, a sessantasei anni. Il 6 luglio fu sepolta nel cimitero di Sceaux, vestita di bianco, lei che era sempre vestita di nero. Togliete la polvere della dimenticanza dalla targa marmorea, dedicata a Marie Curie, alle Terme del Regina Isabella!

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