IL COMMENTO 77 anni da quel giorno, quanti ricordano ciò che è stato?
Il 27 gennaio del 1945 i soldati russi entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz. Il viale d’ingresso era sormontato da una scritta: “ARBEIT MACHT FREI” (Il lavoro rende liberi). Era una giornata freddissima. Il campo era tutto bianco per l’abbondante neve caduta. Dagli spioventi delle baracche di legno pendevano grossi pezzi di ghiaccio. Nel biancore squallido si aggiravano come fantasmi ombre nere e quasi indistinte di uomini e donne. Vagavano istupiditi, coperti di stracci, incapaci di una qualsiasi reazione. Gli occhi semichiusi o esageratamente aperti risaltavano su dei volti con gli zigomi sporgenti per la scomparsa di una sia pur minima bolla di grasso distrutta dalla fame.
«E’ trascorsa una generazione intera. Una generazione che, per sua fortuna, non ha visto nessuna guerra, ma che per forza di cose non può conoscere quanto accaduto prima, durante la seconda guerra mondiale»
Nello sguardo di qualcuno si leggeva paura, negli altri, che erano la maggioranza, solo indifferenza. I militari russi si arrestarono impietriti. Non credevano ai propri occhi. E dire che questi militari avevano fama di essere dolcissimi nel privato e terribili e crudeli in guerra. Eppure si diedero da fare per soccorrere questi derelitti, per farli mangiare, riscaldarli, assisterli in qualsiasi modo. Molti, però, morivano sotto i loro occhi. Per questi ultimi i Russi erano arrivati troppo tardi. Un moto di rabbia violenta si impossessò di questi soldati. Il mondo doveva sapere, doveva assolutamente conoscere quanto alcuni uomini erano stati capaci di fare ad altri uomini.
Già, il mondo deve sapere! Oggi sono trascorsi settantasei anni da quel giorno. Quanti oggi si ricordano di ciò che è stato? E’ trascorsa una generazione intera. Una generazione che, per sua fortuna, non ha visto nessuna guerra, ma che per forza di cose non può conoscere quanto accaduto prima, durante la seconda guerra mondiale. Il tempo corre così veloce che anche coloro che sono nati poco prima del conflitto ricordano poco o niente. E’ questa la peggiore offesa per tutti quei morti, una sorta di “damnatio memoriae”! Bisogna assolutamente ricordare, non per spirito di vendetta, ma perché non accada più. Quella dei campi di sterminio nazisti è la macchia più atroce sulla faccia della storia dell’umanità. E’ l’esempio più eclatante di quanto un’ideologia spacciata per filosofica possa coinvolgere intere nazioni.
«Si stenta a credere come uomini di una certa cultura, gente onestà, padri di famiglia, potessero discutere su come ammazzare quanta più gente possibile nel più breve tempo possibile»
Ads
Perché si ha un bel dire il contrario, ma i Tedeschi che applaudivano Hitler nelle piazze qualcosa dovevano sapere. Qualcuno li doveva pur vedere questi convogli pieni di Ebrei che attraversavano l’Europa e non facevano più ritorno. Certo molti hanno messo la testa sotto la sabbia per non vedere e non sapere, ma molti altri denunciavano gli Ebrei in cambio di pochi soldi. Si scatenò una sorta di “caccia all’ebreo”. In tal modo fu catturata la famiglia di Anna Frank. E questi sono i risultati di velenose ideologie, come quella della superiorità della razza ariana, assorbite da uomini senza scrupoli, considerati poi pazzi, ma che tali non sono, essendo solo dei delinquenti, che per giunta sono dotati anche di un forte carisma. Il popolo, diceva Macchiavelli, è “vulgo”e un abile parlatore lo può far ragionare (o sragionare) come vuole. Vedi le piazze berlinesi in adorazione di Hitler o piazza Venezia a Roma in una “adunata oceanica” di gente in incantata da Mussolini. “Popolo italiano, vuoi tu prendere le armi? Vuoi tu lottare contro le demo- plutocrazie?” Tuonava la voce del capo. “Siii! Sii”! Rispondeva la folla impazzita di entusiasmo.
Ricordo che ero molto piccolo ed un giorno, poco prima dello scoppio della guerra, mio nonno paterno e mia nonna materna mi portarono a Napoli per farmi visitare da un pediatra di grido. Camminando per il rettifilo, sulle scale dell’Università c’erano dei giovani studenti che agitavano delle bandiere tricolori e gridavano: ”Guerra! Guerra!”. Li ho, ancora adesso davanti agli occhi. Ricordo anche, però, che mio nonno sottovoce, per non farsi sentire, diceva:”Chiste so’ proprio matti! Nun sanno cher’è ‘ a uerra!”. I campi di sterminio nazisti sono la conclusione di un progetto di distruzione totale del popolo ebraico. Fu tutto deciso a tavolino nella famosa conferenza di Wansee, dove i maggiori capi nazisti si riunirono e decisero le modalità della terribile “Soluzione finale”. Si stenta a credere come uomini di una certa cultura, gente onestà, padri di famiglia, potessero discutere su come ammazzare quanta più gente possibile nel più breve tempo possibile. Eppure è stato fatto. Qualcuno potrà obbiettare che i campi di concentramento esistevano anche in altri posti. I Russi, ad esempio avevano i “Gulag”.
«Noi Italiani, anche noi, abbiamo le nostre colpe nei riguardi degli Ebrei: Mussolini, per scimmiottare Hitler o per convinzione personale, varò nel ’38 le famose leggi razziali che escludevano tutti gi Ebrei dalla vita pubblica italiana. Fu un colpo tremendo per quella povera gente»
Si, è vero. Ma non sono la stessa cosa. In quelli nazisti la finalità della prigionia era la morte che sopraggiungeva senza appello quando il recluso non era più in grado di lavorare. Nei campi russi la finalità, per lo meno teorica, era la detenzione a termine per espiare una pena e non la morte. Un fenomeno che si è verificato in questi ultimi anni è il “negazionismo”, vale a dire la negazione dei crimini nazisti. E’ questo un aspetto estremamente pericoloso perché tende ad assolvere le criminalità naziste e ad etichettarle come bufale. E così i milioni di morti nelle camere a gas, tutti i bambini (etichettati come “Stings”, vale a dire pezzi da esperimenti) e spostati da un laboratorio all’altro della Germania, tutte le donne sterilizzate e poi uccise e tante altre nefandezze sarebbero invenzioni e falsità.
Anche molti Italiani dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio del ’43, finirono nei campi di sterminio tedeschi. Uno dei più illustri fu Primo Levi che nei suoi libri ha dato un quadro preciso e tanto più aberrante dell’universo concentrazionario nazista. Anche un procidano di adozione, il padre di Davide Schiffer, morì ad Auscuitz. Noi Italiani, anche noi, abbiamo le nostre colpe nei riguardi degli Ebrei: Mussolini, per scimmiottare Hitler o per convinzione personale, varò nel ’38 le famose leggi razziali che escludevano tutti gi Ebrei dalla vita pubblica italiana. Fu un colpo tremendo per quella povera gente. Ed il bello è che le leggi razziali furono, come prescriveva il regolamento, avallate dalla firma di Vittorio Emanuele III. Basterebbe solo quella firma per cacciare definitivamente i Savoia dalla nostra orbita politica.
….. uomini di cultura, gente onesta, padri di famiglia. Assolutamente no! Criminali che sono al di fuori di ogni descrizione razionale e moralmente sostenibile. L’ articolo è da lodare per costanza e amore verso il prossimo, sarebbe stato opportuno però ampliare il ruolo del fascismo nel contesto. Ancora oggi viene bonariamente mitizzato il ruolo del fascismo in Italia, sopratutto nei ceti borghesi.