CULTURA & SOCIETA'

I venerdì della Via Crucis e gli indimenticabili filon

I tradizionali venerdì della Via Crucis, legati ai riti  pasquali stanno per finire. Essi precedono  la settimana santa e la  Pasqua di Resurrezione , e corrispondono alle 14 “stazioni” della “Via dolorosa” in cui sono rappresentati i momenti di passione e calvario  di Cristo fino alla Crocifissione. Ma sono anche i venerdì  della Via Crucis della storica chiesetta del Cretaio dove ci si recava per fede e per svago, potendo godere tra l’altro  del bellissimo bosco circostante fino al cratere di Fondo ferraio.

Questo luogo, oggi trasformato, ma con la sola chiesetta dal 1995 restaurata ed aperta al nuovo culto dei fedeli, conserva una storia del passato che riguarda alcune generazioni di isolani che l’hanno vissuta. In passato, non troppo lontano, dagli anni 50 in poi, gli ischitani di fede cattolica  praticanti o poco praticanti, avvertivano con largo anticipo l’annuale ricorrenza della  cristianità universale. Il significato religioso rappresentava il pretesto per vivere i venerdì quaresimali tra fede più o meno superficiale e senso della tradizione, intenso e aperto pure ad altre forme di partecipazione, tra svago e preghiera, come per dire: sacro e profano. Insomma i venerdì quaresimali per comitive di ischitani, scolastiche e non, erano dedicati  ad una particolare zona di richiamo agreste  e ad una chiesetta  in loco con un secolare Crocifisso, dalle piaghe rosse evidenti e dal volto straordinariamente sofferente. Parliamo dell’antica chiesetta del Cretaio nel vasto e folto bosco di Fiaiano,  tra i Comuni di Barano e Casamicciola con giurisdizione Barano.

La Chiesetta col suo leggendario Crocifisso, negli anni passati, è stata meta  di numerose comitive di ischitani che a modo loro, santificavano il Venerdì quaresimale della Via Crucis  recandosi nel tempietto, per prendere parte al rito religioso officiato dal sacerdote celebrante. Finita la funzione quelle persone, ragazzi ed adulti,  che avevano affollato la chiesa nell’ora precedente,  lasciavano il posto ad altri  gruppi animati dalla stessa devozione, e così per tutta la giornata,  in modo che, chiunque si fosse recato al Cretaio in uno degli attesi Venerdì  Santo, avrebbe assolto al personale dovere  della propria  visita all’antica e tradizionale chiesetta, con la opportunità di poter dire di avervi partecipato.  Dopo la funzione religiosa, le comitive in gita, uscite  all’aria aperta e profumata dei primi odori della fresca primavera, popolavano, a gruppi sparsi, l’intero bosco, improvvisando allegri pic nic fra gli alberi con ricche merende per lo più a base di frittate d’uova, salcicce, friarielli, formaggi, salai ed alrri insaccati, uova sode rosse dipinte con le radici di “rovera” casatielli, prime pastiere, finocchi, fave e frutta varia.

Non mancava lo strumento musicale per eccellenza, la chitarra, che nelle mani di esperti suonatori e cantanti per l’occasione, offriva le note giuste di una musica che serviva a tenere oltre modo su di giri,  i gruppetti  di giovani e meno  giovani annidati fra alberi e i cespugli di quello che un tempo era lo scenario naturale tutto  verde del Cretaio  di un’altra epoca, e diciamo anche, di un’altra  vita. Il periodo di maggiore frequentazione  del Cretaio risale agli anni ’50 e ’60 allorquando i gitanti di quel tempo  sapevano  lasciare il segno meglio delle generazioni precedenti, che pure si portavano al Cretaio con lo spirito di vivere l’esperienza e l’emozione della Via Crucis, poiché, oltre alla prospettiva di consumare la propria particolare colazione seduti per terra,  sotto gli alberi e fra il fogliame di quel luogo così  incantato e riposante , sullo sfondo si attestava  il richiamo mistico della  secolare chiesetta con il suo storico Crocifisso. Alle scuole medie Giovanni  Scotti di Ischia , come al Liceo ed al Ginnasio, l’autoritaria e di buon cuore, Signora Preside Anna Di Meglio Baldino, autorizzava una sola classe per volta  a beneficiare del  Venerdi  del Cretaio ed accompagnata  per altro, da due professori disponibili.

Il più delle volte l’onere, se così possiamo definirlo,  toccava ai  prof.  di disegno Amedeo Garufi e di educazione fisica Ugga o Buono  Ogni anno all’avvento  del Primo Venerdì della Santa Via Crucis, si entrava in odor di Cretaio o “Rotaro” . Avvolte erano gli stessi professori ad offrirsi  per guadagnare una bella giornata ricreativa.   Al di fuori della scuola, tra i ragazzi e le ragazze  scattavano le prime mobilitazioni organizzate. Si marinava la scuola per macchiarsi, per modo di dire, della colpa del classico “filone” che a scuola, nessuna giustifica serviva  per coprirlo. Il fenomeno del filone a scuola si intensificò con l’entrata in scena dell’Istituto Tecnico Enrico Mattei  per ragionieri e geometri a Casamicciola.  Si faceva filone  per ritrovarsi fra gli alberi del Cretaio in quei magici Venerdì di Quaresima,  a mescolare religione e mondanità nel segno di una giornata allegra diversa dalle altre. Il  fascino e l’assalto al Cretaio o Rotaro, per molti  giovani di diversi decenni fa, sono stati  anche propiziatori di un agevole trampolino di lancio di tante storie d’amore, nate nella spensieratezza e la bellezza di quelle irrinunciabili gite tradizionali, in molti casi, finite in sani e felici matrimoni da cui sono  fiorite  le due ultime  generazioni di oggi. Le quali, con entusiasmo diverso, in un contesto sociale diverso e in un Cretaio che non è più  lo tesso di prima, non tiene più  il passo alla tradizione come è stato fatto per il passato.  Quei pochi che oggi  vanno al Cretaio,  trovano la chiesetta completamente restaurata e funzionante di tutto punto  la domenica e nei Venerdì  della Via Crucis. Ma trovano  anche un’ambientazione degradata, deturpata e scippata di tutti i connotati naturali che un tempo non molto lontano l’intera zona del Cretaio, fino a Fondo Ferraio, vantava e che aveva fatto felici i loro genitori, i loro nonni. Oggi  quella Chiesetta, la Chiesetta del Crocifisso come in tanti amano chiamarla, è lì a dominare un paesaggio, uno scenario agreste colpito a morte dove nemmeno i ricordini d’amore incisi  a mano sulla pietra di tanti anni fa sparsi fra i cespugli e lasciati alla carezza ed al  bacio del tempo, sono scampati  allo scempio. C’è oggi  Riccardo D’Ambra e la sua troupe di famiglia  con il proprio locale il Focolare  ad aver raccolto il testimone di quanto è rimasto. Riccardo vigila sulle maccie di bosco che sono rimaste. Ne difende la storia e magnifica la gastronomia ispirata in massima parte ai prodotti della sua terra. Organizza escursioni  guidate per i sentieri di un Cretaio diverso dove per fortuna il verde c’è ancora e resiste forte  a chi, privo di scrupoli  e di coscienza,  vorrebbe cancellarlo del tutto.                                                                                                         antoniolubrano1941@gmail

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