I segreti e i misteri della Grotta del Mago tra leggenda e realtà

Negli anni Trenta del Novecento, a seguito del chiacchiericcio Grotta del Mago è chiamata così per la presenza dello spirito buono del Mago, ovvero quell’uomo sulla Grotta del Mago, una troupe tedesca fu inviata a ispezionarne la cavità, forse a caccia di qualche tesoro che potesse arricchire il Terzo Raich e impressionare il Fuhrer. All’interno della grotta, la troupe tedesca evidenziò la presenza di un cunicolo ostruito da molti massi e si tentò di liberarlo; dopo un lavoro meticoloso, si aprì un nuovo accesso nella grotta che si rivelò qualcosa di straordinario: furono colpiti da un riverbero di luce argentea che illuminava tutta la grotta soggiogati dall’atmosfera sospesa tra sogno e fantasia in un gioco luci e riflessi luminescenti che sembravano provenire da un’altro mondo. Forse la Grotta del Mago non era solo una leggenda, ma cosa vi trovarono?

Fra le tante leggende dell’isola verde, quella più suggestiva e misteriosa che merita attenzione è senza dubbio la Grotta del Mago; derivante da un racconto orale trasmesso dai pescatori ischitani, questa cavità ha alimentato la fantasia di un popolo e destato la curiosità di adulti e bambini nella ricerca di un luogo magico avvolto tra realtà e fantasia. La Grotta del Mago, situata sulla costa sud-orientale dell’isola tra Punta Lume e Punta Parata, da quando è stata scoperta, ha cambiato più volte la sua denominazione a seguito della sua colorazione particolare; qui i pescatori si rifugiavano cercando un luogo di riparo durante le violente mareggiate e in quelle occasioni, appariva puntualmente un uomo dalla lunga barba bianca e capelli fluenti, seduto sulle rocce della grotta con aria bonaria.

Secondo il racconto dei pescatori, oltre all’uomo che si palesava, si riuscivano a distinguere delle voci sottili che sembravano giocare all’interno della grotta per vedere infine apparire delle bellissime creature simili a Ninfe. A detta loro, lo spettacolo era davvero fantastico e incantevole e per niente spaventoso, si veniva colti da un senso di beatitudine mai provato. Terminata la violenta mareggiata, quelle creature mitologiche sparivano misteriosamente. Secondo la tradizione, la  che appare come un vecchio saggio che tranquillizza i pescatori e provvede a rendere pescoso e abbondante il mare attorno alla grotta. Negli anni Trenta del Novecento, a seguito del chiacchiericcio Grotta del Mago è chiamata così per la presenza dello spirito buono del Mago, ovvero quell’uomo sulla GroGtta del Mago, una troupe tedesca fu inviata a ispezionarne la cavità, forse a caccia di qualche tesoro che potesse arricchire il Terzo Raich e impressionare il Fuhrer. All’interno della grotta, la troupe tedesca evidenziò la presenza di un cunicolo ostruito da molti massi e si tentò di libGrotta del Magoerarlo; dopo un lavoro meticoloso, si aprì un nuovo accesso nella grotta che si rivelò qualcosa di straordinario: furono colpiti da un riverbero di luce argentea che illuminava tutta la grotta soggiogati dall’atmosfera sospesa tra sogno e fantasia in un gioco luci e riflessi luminescenti che sembravano provenire da un’altro mondo. Forse la Grotta del Mago non era solo una leggenda, ma cosa vi trovarono?

La notizia fece il giro del mondo ed ebbe vasta risonanza tra la stampa locale, nazionale e internazionale, e seguirono numerose indagini, approfondimenti che coinvolsero studiosi ed esperti per decifrare i segreti della grotta. Fra gli esperti vi fu in prima linea il prof. Mario Puglisi in collaborazione con l’ingeniere Nicola Ciannelli che avanzarono l’ipotesi di una cavità di origine neolitica. Gli esperti sostennero che la grotta fosse opera umana e impiegata come luogo tempio sacro dai primi abitanti dell’isola di Ischia, dedicata ai culti solari magico-religiosi, la cui tesi fu espressa in un articolo pubblicato sul «Popolo di Roma» del 28 ottobre del 1934. A seguito di ulteriori indagini conoscitivi sulla grotta, tra archeologici e vulcanologi le opinioni furono contrastanti: grotta naturale o artificiale? Da dove proveniva quell’argento fosforescente che risplendeva nella grotta? Dopo vari dibattiti e accese polemiche sull’identità della Grotta del Mago, ci pensò una violenta mareggiata a occultare per sempre il segreto; tutte le impalcature della grotta come pure i cavi elettrici, furono spezzate via da violente ondate chiudendo per sempre l’accesso alla grotta a qualsiasi uomDopo decenni, la Grotta del Mago di Ischia è tornata ai suoi antichi splendori, accessibile ai turisti che desiderano visitarla solo per via mare;un’attrazione speciale in contrasto con la celeberrima Grotta Azzurra di Capri.

GROTTA SMERALDO – Meno celebre della sua “cugina” caprese, la rinomata Grotta Azzurra, e meno leggendaria della Grotta del Mago, che da qui dista poche centinaia di metri (i pescatori raccontavano di incontrarvi un vecchio gigantesco, con chioma e barba fluenti, attorniato da tre splendide fanciulle), la Grotta Smeraldo di Ischia si racconta in una straordinaria clip inedita. A girarla il videomaker Domenico Bizzarro, siamo non distanti da punta San Pancrazio: la grotta marina è formata da una prima camera di forma irregolare che comunica con l’esterno attraverso un’apertura triangolare di cui solo il vertice è posizionato sopra il livello dell’acqua. All’interno fondo sabbioso e acqua cristallina, che assume – a seconda dell’ora del giorno e della luce che filtra – straordinarie tonalità smeraldo e turchesi. Il cunicolo termina con una minuscola spiaggia, sintesi dell’incanto della geologia dell’isola: questo è quasi il ventre di Tifeo, il gigante tracotante costretto da Zeus a sostenere il peso dell’intera isola.La costa dell’isola d’ischia, quella meridionale in particolare è alta e selvaggia, fatta di rocce nere inaccessibili e a picco sul mare; la costa nord è bassa e abitata. In fila verso ovest Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno. Da Lacco Ameno in poi una cesura di roccia: la punta di Zaro e poi nuovamente spiagge e una cittadina sul mare: Forio.

Ed i fondali rispecchiano la morfologia esterna: sono molto bassi e pianeggianti nel settore settentrionale ed incredibilmente verticali e profondi nel settore meridionale.A Punta Sant’Angelo, a neppure venti metri di distanza dalla costa, si trovano già più di cento metri di profondità. Un giro dell’isola virtuale partiamo dal Porto di Ischia, un bacino circolare, con un’ apertura di soli trenta metri di larghezza. L’attuale porto in realtà era un lago vulcanico, nel quale è stato artificialmente tagliato un passaggio nel 1825. Un ridosso sicurissimo, dunque, ma un ingresso molto stretto.Dopo aver doppiato Punta San Pietro, dirigiamoci verso est, costeggiando tutta una serie di arenili protetti da allineamenti di massi frangiflutti, fino ad arrivare al Castello Aragonese, arroccato su un’isola rocciosa unita ad Ischia da uno stretto passaggio artificiale. Le rade, da una parte e dall’altra del castello, costituiscono ottimi punti di ormeggio e consentono di passare una tranquilla notte all’ancora. Il fondale è in entrambi i casi molto basso e buon tenitore.Oltre il castello, la costa comincia ad alzarsi: di qui alla spiaggia dei Maronti non esistono accessi al mare o costruzioni visibili. Solo natura selvaggia, fatta di rocce vulcaniche e acque limpide e profonde. In questo tratto di costa è senz’altro da segnalare la celebre Grotta del Mago, che si inoltra per diverse decine di metri all’interno della montagna, costituendo un vero laboratorio naturale per gli studiosi e gli appassionati di macrofotografia e biologia marina, che troveranno al suo interno un vastissimo campionario di animali sciafili. Oltre punta San Pancrazio, fino a Capo Grosso, si estende un ampio golfo esposto a Sud con fondali adattissimi all’ormeggio.

Sulla punta i sub trovano uno dei luoghi di maggiore interesse subacqueo tra tutti quelli che offre l’isola. La parete prosegue sott’acqua con una frana di giganteschi massi e salti rocciosi ricchi di vita e colore. Ma è doppiando la punta Capo Grosso che scopriamo il promontorio di Sant’Angelo che si sporge verso il mare aperto dalla spiaggia dei Maronti. Il paesino, composto di poche case aggrappate alle rocce, si affaccia sul mare accecato dal sole.Sant’Angelo ha il fascino semplice di un antico borgo marinaro, ma è anche uno dei centri più raffinati dell’isola; qui un bellissimo approdo proprio sotto il monte sant’Angelo può darci ospitalità per trascorrere qualche ora tra bar e boutique o per pernottare, ormeggiati al molo già attrezzato con cime in acqua e corpi morti. Sott’acqua la Punta di Sant’Angelo è ancora più bella che fuori, con una impressionante caduta di rocce verticali coperte da una fittissima foresta di gorgonie di ogni colore. La bellezza di questa parete è indescrivibile ed è accresciuta dal fascino di sapere che il fondo , la fine di questo spettacolo stupendo, è a profondità per noi irraggiungibili, di molto superiori ai cento metri. Già a partire dai cinquanta metri le rocce sono ricoperte di esili rami di corallo rosso. Salpiamo nuovamente e dirigendoci verso ovest troveremo il lato più selvaggio della costa Foriana: prima le calette di Cava Grado e Sorgeto: qui vale la pena gettare l’ancora e guadagnare la riva dove troverete delle pozze di acqua calda dove immergersi per un momento di puro termalismo!

Di nuovo a bordo costeggiando pareti altissime e dorate giungiamo a scogli di tufo dalle forme bizzarre: c’è n’è uno detto il cammello, è il segnale che siamo giunti nella grandissima e spettacolare baia di Citara. Fare il bagno qui è veramente appagante: tra scogli e alghe, tra piccoli anfratti giungete a riva dove si trova uno dei più grandi parchi termali del mediterraneo: i Giardini Poseidon. Navigate, navigate ancora, per nuovi lidi: la spiaggia che segue Citara è Cava dell’Isola, spiaggia libera, frequentata da giovanissimi, il mare è smeraldino ed è molto pescoso; poi gli immensi Scogli degli Innamorati e all’orizzonte si profilerà in tutto la sua bianca bellezza la Chiesa del Soccorso: siete a Forio. Un po’ saracena dopo tante incursioni di pirati, stretta tra vicoli a gomitolo e aperta sulla grande e verde parete dell’Epomeo: Forio merita una sosta. Avete nuovamente preso il largo e costeggiando la spiaggia di San Francesco, dietro un promontorio roccioso un paesaggio lunare: Zaro, una colata di lava solidificatasi che ha creato una piattaforma degradante verso il mare. Maschera pinne e un splash tuffatevi nel mare più popoloso dell’intera isola. È ormai il tramonto, lasciarsi la rosa nel mare alle spalle e dirigersii verso est ancora una baia ma dalla sabbia finissima: San Montano, poi piccole calette e il comune di Lacco Ameno. Scendiamo a visitarlo? Boutique, antiquari e sandali su misura nella patria adottiva di Rizzoli, e locande sul mare per piatti di pesce freschissimo. Casamicciola Terme è dietro l’angolo, ancora una tappa l’ultima: e qui si acquistano ceramiche dipinte a mano bellissime. E non a caso: sono soltanto 2000 anni che gli artigiani isolani hanno le mani in pasta.

Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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