I segnali e il fabbisogno di cambiare canale
di Graziano Petrucci
Sembra una di quelle stagioni difficilmente collocabili sul piano delle previsioni. Si naviga a vista. Non abbiamo una vaga idea di ciò che sta succedendo sotto il nostro naso, e nel mondo, e siamo concentrati sia dal punto di vista amministrativo e sia da quello politico, soltanto sul contingente. Ogni “comune” deve affrontare problemi enormi spesso generati da predecessori senza un briciolo di capacità organizzativa e di previsione e privi della facoltà di gestione. O solo perché, tra di loro, s’è mischiata a suo tempo la volpe che ha pensato di far politica allo scopo esclusivo di tutelare – solo – i propri interessi che non invece quelli della comunità assecondando la proiezione di se sui piani alti della politica, prima regionale e poi nazionale. Anzi, nell’ipotesi di difendere i propri personalismi spesso li ha mascherati dietro atti necessari per la prosecuzione della vita amministrativa e politica contando sull’aiuto d’irrinunciabili appendici (lo so che qualcuno tra voi furbetti ha già capito chi si nasconde dietro al personaggio misterioso). Oggi come ieri. Tanto è che abbiamo perso il conto di quante sono le sue propaggini sia in alcuni comuni e sia “fuori”. Ora ci starebbe un pistolotto sugli esempi che si potrebbero fare richiamando per i singoli enti territoriali concessioni, collaborazioni e manutenzioni da oscar, bandi e concorsi dal risultato ambiguo, secondo qualcuno anche pilotati, saltellando sui bilanci in rosso e sul rischio di default di qualche altro Comune. Insomma, di casi e cose su cui parlare non mancano. Ve lo risparmio perché ci sono commentatori più autorevoli di me e a loro viene meglio. Rischio soprattutto di andare fuori tema e perdere il filo. Dico solo una cosa che forse ha il sapore dell’ovvio. Con queste caratteristiche e comportamenti, quelli che si chiudono nelle stanze invece che aprirsi, rappresentano un modello preistorico di amministrazione e ci mostrano che siamo fermi in quella stagione primitiva che è lontana rispetto a una dimensione innovativa la quale, al contrario, dovrebbe governarci. In questo momento c’è qualche “volto nuovo” che ambisce alla sedia di primo cittadino. Naturalmente è chiaro che voglio parlare del comune di Ischia e delle sue prossime elezioni. Altrettanto naturalmente voglio dire qualcosa ai due candidati sindaco: Enzo Ferrandino e Gianluca Trani. Data la quantità, a volte spropositata, di buoni propositi da parte di entrambi, in alcuni passaggi ci palesano, però, che l’idea di gestione è vecchia e deve essere necessariamente rivista e allineata alla modernità. Il che, sia chiaro, non significa che non va bene niente. Significa, invece, che per realizzare ma prima ancora pensare in proiezione per il perseguimento di una dimensione nuova, c’è bisogno di profondità di ragionamento sul modello di gestione che si vuole usare. Senza entrare nel merito, pure perché non mi pare che loro lo abbiano fatto davvero rispetto all’elenco di linee programmatiche che ognuno per il suo vuole seguire, una cosa va detta. Ciascuno di noi, anche a chi non interessa la vita politica da cui però dipende quella del proprio paese, ha la possibilità di cambiare e migliorare le cose. Di persone con idee diverse o su come contribuire all’evoluzione della società, invece che lasciarla immobile bloccata da un modo di pensare che intontisce la maggior parte degli amministratori, ce ne sono. Per conseguenza sono pochi quelli che hanno sviluppato, pure tra i banchi delle amministrazioni, un senso diverso su come organizzare la vita del paese. In questo manto di retorica pura in cui è evidente un (mio) possibile disturbo della personalità, si annida la leggenda usata da altri in vari modi – come quando si sfoglia il Kamasutra e vien voglia di applicare tutte le posizioni elencate – che il paese ha bisogno di una svolta e dal giorno dopo le elezioni, con uno dei due, certo, cambierà volto. Bastasse fare tutto nel nome della continuità amministrativa, come nel caso di Enzo Ferrandino, o della “novità” nel caso di Gianluca Trani, o della sola imposizione delle mani, qualcosa com’è chiaro non torna e le supposte idee – o idee “supposte”- potranno renderci lieto qualsiasi ragionamento. Ora se il ragionamento legato allo slogan “La bella Ischia”, e uno scritto a supporto della presentazione fatta da Enzo Ferrandino, o l’immagine della batteria scarica che ha accompagnato la conferenza stampa di Gianluca Trani con lo slogan “Riaccendiamo Ischia” bastasse a farci capire che come candidato sindaco, per un verso abbiamo un pittore che esalta la bellezza e per l’altro un meccanico professionista per rimettere in moto Ischia potrei risparmiarmi l’affondo. Si potrebbe accennare qualcosa sul tipo di “comunicazione” come sulle immagini usate e il sotto testo evocativo ma magari, in quest’occasione, mi avvalgo della facoltà di lasciarvi invariata la convinzione che usciremo dal pantano e, finalmente, abbandoneremo il nostro animo incerto che fa più danni degli sms inviati a cazzo a qualche ex dopo la sbronza del sabato sera. La situazione, come vi ho detto pure in altre occasioni, è grave. Ed è in questa gravità che, entrambi senza dimenticare la claque dei loro sostenitori nelle liste, sia Enzo e sia Gianluca hanno – o comunicano- un’idea di paese in cortocircuito che, tutti e due, vorrebbero lasciarsi alle spalle. Una delle cose da fare è chiudere quest’aria da racconto sul mare, sul panorama e sulle bellezze e le spiagge, sui problemi che abbiamo alla batteria, argomenti che hanno già rotto i coglioni, e dedicarsi al pragmatismo dei programmi e quali misure intendete adottare. Da una ricerca che ho condotto su un campione di persone le quali più che parlare di sesso vorrebbero farlo, è venuto fuori lo stesso risultato. Ossia più che parlare di politica, fatela. Non per il futuro – di figli, nipoti e affini che già sono pieni di debiti – ma per il presente. Perché è oggi, nei giorni che mancano al voto, nella vostra capacità di comunicare ciò che ci serve, che si gioca tutto.
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