Segnalazioni della reale Prefettura di Napoli, relazioni sbirresche della Questura, risposte molto precise degli zelanti podestà e commissari prefettizi, indagini dei “reali carabinieri”, annotazioni sui documenti di identità da parte dei servizi segreti Gestapo e Ovra della sigla Jude e tutta una serie di applicazioni delle norme previste dalle Leggi razziali nei confronti degli Ebrei da parte del terribile prefetto Gianbattista Marziali, emergono dalle nebbie del passato con il loro sinistro presagio di supplizi e di morte, grazie all’inflessibile determinazione di un antifascista perseguitato di Casamicciola che volle salvare dal rogo carte compromettenti per le autorità locali del regime in fase di distruzione.
Si tratta dell’impiegato comunale Luigi Barbieri, scomparso nel 1952, a 84 anni, fiero oppositore del fascismo e per questa sua avversione vigilato, spiato, perseguitato e minacciato di licenziamento e…confino! Le carte ritrovate nel “mezzanino” della sua casa in via Cumana, dal nipote, dopo oltre cinquant’anni di oblio, parlano il linguaggio del terrore, della delazione, delle minacce e della sopraffazione; il tutto maturato in quel clima di odio razziale e di tirannìa nazi-fascista che contrassegnarono gli anni dominati da Hitler e Mussolini.
Di quelle carte, oggi, in occasione della Giornata della Memoria, verrà pubblicata una breve monografia dal titolo “La Fuga verso la Libertà – Ebrei a Ischia nel 1938-39”, rimandando, in seguito, al grande volume dello stesso autore, “Gli anni dell’Apocalisse”, dove viene affrontata sistematicamente l’intera materia storica del nazismo tedesco e del fascismo italiano.
Chi scrive ha in corso da un paio d’anni il riordino di queste carte “ereditate” dal nonno; delle vere e proprie “reliquie” consunte dal tempo e dall’umidità, ma ancora leggibili, che trasudano sofferenze indicibili e atrocità spaventose in un contesto storico d’epoca “contemporanea” che si stenta a credere possibile. Eppure la barbarie del XX secolo non ha nulla da invidiare alle crudeltà dei Romani espresse nel Circo Massimo, quando i Cristiani venivano gettati nelle fauci delle belve affamate per puro divertimento della plebe!
Un pazzo degenere fu l’unico ispiratore di un genocidio planetario che parte dal 1935 e si ferma nella primavera del 1945 (dopo 10 anni di terra bruciata) grazie all’intervento armato degli Alleati (Stati Uniti d’America, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia), ma occorre anche puntare l’indice sulla fitta rete dei gerarchi e dei funzionari di partito, dei militari e delle popolazioni corresponsabili e, naturalmente, degli alleati firmatari del Patto d’Acciaio, Benito Mussolini e re Vittorio Emanuele III. Tutta questa mostruosa organizzazione era stata messa in piedi per annientare il popolo Ebraico secondo la teoria razzista di Adolf Hitler contenuta nel libro autobiografico “Mein Kampf” (La mia Battaglia) dove un oscuro nullafacente austriaco aveva affastellato insieme teorie schizofreniche e progetti allucinanti per fondare una Grande Germania dei soli Ariani per i prossimi mille anni di tirannide.
HITLER e MUSSOLINI
Nella vecchia Europa (ma anche in Unione Sovietica) vivevano circa undici milioni di Ebrei, discendenti, fin dalla notte dei tempi, dalla cosiddetta “Stirpe di Davide”. Più che una entità politica, etnica e culturale, l’Ebraismo era considerato da secoli come una professione religiosa, tant’è che sui certificati anagrafici era annotata la cittadinanza tedesca, olandese, austriaca, svizzera, ceca, russa, italiana , spagnola, ecc. Non si indicavano le famiglie Israelite con il nome di Ebrei, perché suonava –nel senso comune del termine- come un dispregiativo. Le chiese cristiane, fra cui i Cattolici, avevano seminato fra i popoli, con lo scritto e la parola, un odio profondo per gli Ebrei perché erano ritenuti “quelli che non avevano riconosciuto il loro dio, mandandolo a morte in croce”. C’era di che ricamarci sopra le storie più inverosimili, con quel tratto costante di “un popolo condannato ad andare ramingo per il mondo, senza patria, senza dio e senza religione”. Un anatema terribile, che fece subito presa nel popolino ignorante, ma anche fra i personaggi di cultura che avevano interesse ad avvalorare queste sciocchezze per questioni utilitaristiche.
Ai politici di professione, si affiancarono i filosofi, gli scienziati e quei religiosi, tenaci avversari dell’Ebraismo, sempre pronti a leggere nei “messali” cattolici la tremenda locuzione latina:”Oremus et pro perfidis Judaeis” (Preghiamo per i perfidi Giudei) oggi cancellata con grande ritardo! A queste fonti velenose si abbeverò quel povero ignorantone di Hitler, in possesso unicamente di nozioni culturali raccogliticce, da autodidatta, visto che non aveva mai frequentato un corso regolare di studi, ma piuttosto assimilato, nelle pubbliche vie, la cultura dell’uomo della strada, “rinforzata” da un eloquio straripante e paranoico e da una ostentata sicurezza che lo supervalutavano agli occhi di chi non lo conosceva per niente!
Con queste doti da giocatore d’azzardo, Hitler si impose nel partito dei Lavoratori, sfidò il carcere con il fallito colpo di stato, e riuscì a ottenere da quel rimbambito di Hindenburg la carica di Cancelliere quando, a scorrere l’elenco del suo primo governo, c’erano almeno dieci ministri (meglio gerarchi) che se lo sarebbero potuto fumare come una cicca di sigarette! Anche con Mussolini (due autentiche storie parallele!) la sorte giocò a favore di un povero disgraziato, di un villaggio della Romagna (Predappio) che, dall’alto della sua cultura disordinata e approssimativa (maestro elementare), riuscì a fare le scarpe a personaggi come Dino Grandi, Galeazzo Ciano, Rodolfo Graziani, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Gentile, Guglielmo Marconi e altri “Gerarchi” che per cultura e statura intellettuale potevano padroneggiarlo ma, inspiegabilmente, si arresero davanti alla tracotanza di siffatto individuo, per vigliaccheria e forse per “incapacità politica”.
. D’altra parte non bisogna andare molto lontano per spiegare certi “avvenimenti storici” legati alla politica di attualità e ai personaggi che ne incarnano una certa fenomenologia, presi, così, a caso, nel mare magnum degli arrivisti, degli sfrontati, degli avventurieri, stranamente- accettati da folte schiere di elettori, “calamitati” da una sorta di “magnetismo di attrazione” non facile da spiegarsi in termini di psicologia di massa del potere (Herich Fromm)
Divagazioni a parte, tornando al discorso su Mussolini, va ribadito che gli avventurieri politici, con una grande dose di faccia tosta e un’ abilità volpina nel rimestare e tramare contro i concorrenti temibili, hanno sempre avuto la fortuna dalla loro parte, riuscendo a superare le difficoltà e le insidie nei momenti più delicati della loro carriera. Ma, nel caso del duce, va detto che anche la “sorte” giocò un ruolo determinante nel fargli intraprendere il cammino giusto e le scelte appropriate per pervenire, da misero caporale della Grande Guerra a Capo supremo della nazione!
LE CAMERE A GAS E I FORNI CREMATORI
Con l’introduzione delle Leggi di Norimberga del 1935 e quelle di Roma del 1938-39 si mise in moto –automaticamente- un infernale meccanismo di distruzione di massa che non conobbe tregua nemmeno negli anni cruciali del secondo conflitto mondiale, quando milioni di uomini furono mandati al macello in virtù della sola volontà di due pazzi scatenati dotati di una particolarità singolare: quella di saper soggiogare migliaia di sottoposti e tenerli al guinzaglio per venti anni ostentando una sicumera e una irresolutezza che non esitiamo a definire demoniaca!
Furono costruiti i campi di concentramento, suddivisi in campi di lavoro forzato, di transito e di sterminio, affidati alle famigerata SS, alle truppe della Wehrmacht e alle SA –Teste di morto, con compiti differenziati di rastrellamento degli Ebrei, vigilanza nella fase della deportazione e custodia dei detenuti nei luoghi di internamento, nelle marce di trasferimento e sui luoghi di lavoro forzato. Altri nazisti erano addetti al funzionamento delle camere a gas: grandi stanzoni camuffati da locali-docce dove migliaia di infelici venivano ammassati e uccisi per asfissia in pochi minuti con i cristalli azzurrini dello Ziklon – un preparato chimico di acido cianidrico introdotto da un lucernario del tetto nel capannone della morte. Altri addetti al massacro erano espertissimi nel far funzionare i forni crematori ad altissime temperature dove venivano introdotti i cadaveri per essere inceneriti! Una orribile catena di montaggio che si avvaleva di ufficiali, sottoufficiali, soldati, inservienti, kapò e spesso perfino degli stessi prigionieri obbligati all’orrendo ufficio.
Con questo sistema furono uccisi otto milioni di ebrei e circa venti milioni di essere umani di tutte le estrazioni sociali, di tutte le ideologie politiche, di tutte le religioni, oltre alle fucilazioni di massa, alle impiccagioni, alle torture, agli esperimenti letali su cavie umane.
Tutto questo in Germania e nei Paesi satelliti, mentre in Italia la custodia dei prigionieri si limitò a pochi luoghi di transito e di breve detenzione, come la Risiera di san Saba, a Trieste; il campo di Fossoli in Emilia Romagna; il campo di san Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna; quello di Campagna (Salerno); quello di Ferramonti (Calabria) e pochi altri sparsi lungo lo Stivale.
Hitler volle risparmiarci la “Soluzione Finale” in casa nostra, preferendo affidare alla “precisione tedesca”, ma anche alla sua ineguagliabile ferocia, il genocidio sistematico del popolo Ebraico e l’eliminazione fisica di gran parte dei prigionieri di guerra, degli internati politici e di uno sterminato numero di apolidi, zingari, malati mentali, ecc.
Mussolini si limitò alla deportazione degli Ebrei, di soldati renitenti, di partigiani, di civili in odore di patriottismo e, dopo l’8 settembre, con la Repubblica di Salò, di tutti quelli che professavano una opposizione al Regime. Naturalmente il duce diede mano libera ai repubblichini, alle Bande Nere di Pavolini, Ricci, Buffarini-Guidi, Decima Mas, Banda Carità, Kuch e SS Italia nell’operare esecuzioni sommarie sia nei combattimenti che nei rastrellamenti, riducendo al massimo il numero dei…prigionieri!
LA CACCIA AGLI EBREI A ISCHIA
Come detto poc’anzi una notevolissima mole di documenti, conservati nel fornitissimo archivio del Comune di Casamicciola e destinati al rogo dopo la fine della guerra, furono salvati e custoditi con cura da chi ne valutava l’importanza storica e i riflessi culturali e politici su di una società in continua trasformazione che è capace di fare i conti con il passato e trarne utili insegnamenti di vita. L’Isola d’Ischia fu il crocevia di migliaia di Ebrei già schedati e vigilati dai servizi segreti Gestapo e Ovra per un fatto semplicissimo: qui funzionavano alberghi e terme, una StazioneTermale famosa in tutto il mondo in grado di offrire un temporaneo rifugio ai perseguitati con l’alibi delle cure delle acque termo.minerali. Prefettura e Questura, infatti, miravano a tenere sotto controllo gli alberghi, le pensioni, gli stabilimenti termali e le case private cedute in affitto allo scopo di localizzare gli Ebrei e catturarli al momento opportuno.
Tutto prenderà corpo con l’introduzione dei vari decreti reali di completamento delle Leggi razziali: una sorta di pianificazione criminale dello status del cittadino Ebreo, spogliato di tutti i diritti, prerogative, garantismo ed esposto alla mercè delle autorità nazi-fasciste, padroni assoluti della sua vita e della sua morte.
Con questo metodo “legalizzato” fu possibile catturare gli Ebrei, ma anche persone di ogni ceto sociale e indirizzo religioso sgradito al nazismo e al fascismo, e portare a compimento un genocidio di proporzioni epocali che nessuno volle fermare, né gli stati liberi che erano a conoscenza del perfido disegno della “Soluzione Finale”, né la Croce Rossa Internazionale, né la Chiesa Cattolica, né la Società delle Nazioni. Nulla fu tentato ufficialmente, magari con la diplomazia, per scongiurare venti milioni di morti . Soltanto attraverso alcune iniziative singole e clandestine si riuscì a far espatriare un certo numero di Ebrei, come la fsamiglia Laimbergh riparata a Ischia e fatta espatriare in Svizzera, o come le famiglie Huber, Hauser, Pasche, Kareschi, ecc.
Malgrado l’infuriare della guerra e le prime sconfitte subìte dalla Germania e dall’Italia, la macchina infernale della “Soluzione Finale” non si fermò nemmeno per un giorno. Quando arrivò l’ordine della cattura degli Ebrei direttamente dal Fuhrer, tutti i responsabili della…”catena di montaggio si misero in moto, dal Capo dei capi Himmler, a Goebbels, Hydrich, Eichmann e migliaia di SS, Gestapo, Wehrmacht, Polizia penitenziaria, vigilanti, capotreni, kapò e perfino migliaia di cani addestrati e utilizzati per scovare i prigionieri fuggiaschi. Soltanto ai primi di aprile del 1945 ci fu la TREGUA (come scrisse opportunamente Primo Levi) e con essa l’inizio di un’altra storia. Il Cielo era stato placato. L’apocalisse si era compiuta.