“Ho 34 anni e sono tornato a respirare”, la guerra vinta al virus di Tommaso
Parla Tommaso, nome di fantasia che abbiamo dato a un giovane amico di Ischia che, dopo giorni di terapia intensiva, ora è a casa e lancia un messaggio “il virus può colpire chiunque, restate a casa”
Oggi è un giorno ancora più triste per l’isola che piange la prima vittima accertata di questo brutto male chiamato Covid 19. Eppure uno squarcio di sole in questo cielo cupo c’è. Oggi vogliamo raccontarvi la storia di chi il Coronavirus l’ha distrutto. Oggi riportiamo sulle colonne del nostro quotidiano la testimonianza di un amico di Ischia di 34 anni che sull’isola trascorre tutte le estati da quando è nato e che oggi ora lavora e vive a Bolzano. Un amico di Ischia che ha combattuto da solo contro questo male: i genitori vivono a Napoli, sua sorella è in Toscana e suo fratello qui a Ischia. Era solo quando ha scoperto di avere la febbre a 39 e quando lo hanno messo a pancia in giù, attaccato a una macchina, per farlo respirare meglio per ben 8 giorni. Al risveglio, invece, non era più solo. Trasferito in un altro Ospedale ha avuto sin da subito accanto a sé una famiglia dai camici bianchi che lo ha portato verso la guarigione. Un paio di giorni fa due tamponi negativi e il viaggio verso casa, a Bolzano, dove continuerà la sua quarantena.
Quand’è che hai capito che non stavi bene?
«Era il 1° marzo. Mi sono svegliato con 39 di febbre. Anche se devo dire che era da gennaio che combattevo con una tosse persistente»
Già allora hai pensato che potesse trattarsi di Coronavirus?
«Sì, ero un po’ preoccupato perché una settimana prima ero al carnevale di Venezia. Poi proprio il 1° marzo abbiamo avuto la notizia che il carnevale era stato fermato proprio a causa dell’epidemia».
Che cosa hai fatto allora?
«Essendo domenica, ho chiamato il servizio medico di guardia, perché volevo evitare di andare in ospedale. I medici mi hanno visitato, mi hanno diagnosticato un’influenza e mi hanno prescritto un antibiotico. Il giorno dopo il medico di famiglia visitandomi ha dato la stessa diagnosi. Ho avuto febbre alta fino al 5 marzo, il medico mi ha prescritto una visita pneumologica urgente e l’ospedale di Bolzano mi ha diagnosticato l’inizio della polmonite batterica. E così mi hanno dato un nuovo antibiotico».
Ma non ha funzionato, vero?
«No. Il 6 marzo il medico di famiglia ha contattato un infettivologo tramite il numero di emergenza 112. Ma siccome non venivo da una zona a rischio non hanno voluto farmi il tampone. La sera, protetto da una mascherina, sono tornato al pronto soccorso e sono stato trasferito in radiologia e pneumologia. La mia polmonite era peggiorata ulteriormente. L’antibiotico è stato cambiato di nuovo. Quando sono tornato a casa la sera, le tende pre triage erano appena state montate davanti all’ospedale. A casa, la febbre non è scesa nonostante la tachipirina. Avevo 39,5. Quando sono tornato in ospedale sabato 7 marzo, sono stato visitato nella tenda, dove mi hanno fatto il tampone. Era positivo e sono stato portato nel reparto infezioni».
Quando hai notato che le tue condizioni di salute stavano peggiorando?
«Me lo ricordo solo vagamente. Prima di essere intubato ricordo che stavo ancora scrivendo dei messaggi tramite WhatsApp ai miei fratelli. Ma non pensavo più con chiarezza. Non so se sia stato per un delirio di febbre o per i farmaci. Non so nulla del trasporto al reparto di terapia intensiva di Merano. Non ricordo nulla di quegli otto giorni. A parte il fatto che ho avuto allucinazioni o incubi incredibilmente vividi: ero sicuro che i miei fratelli fossero morti. Ho provato una gioia immensa quando – dopo essere stato estubato – ho sentito mia sorella al telefono che mi assicurava che erano tutti vivi e stavano bene. E’ stata lei ad aver mantenuto i contatti con l’ospedale e la mia famiglia durante il mio periodo in terapia intensiva».
Hai 34 anni, soffrivi di patologie preesistenti?
«Mi viene rapidamente il mal di gola o la tosse e soffro di reflusso. Ma non si tratta di condizioni realmente preesistenti»
La sensazione più bella al tuo risveglio?
«Quella di poter respirare di nuovo, ma ho dovuto fare esercizi di respirazione con il tubo e le palline, migliorando di giorno in giorno. E ora sono felice di sentire la mia famiglia, anche se ho perso il mio cellulare e altri effetti personali da qualche parte tra Bolzano e Merano».
Ora sei fuori pericolo.
«E sono molto felice. Inoltre, ho trovato una seconda famiglia qui al reparto Covid con medici e infermieri».
Nonostante la giovane età, il Coronavirus ti ha colpito. Un messaggio per tutti i giovani?
«Quello di restare a casa, il virus può colpire tutti. E a chi è malato dico: tieni duro, non perdere il coraggio e vedrai che ce la farai»