Gli anni ’40 e ’50 e il teatro che ravvivava la domenica ischitana
Nella sua storia del teatro, l’isola d’Ischia ha avuto appassionati ed autentici maestri del palcoscenico. Fra i tanti, ci pare doveroso ricordare sei nomi che a ben ragione, possono essere ritenuti di prima fila fra coloro che si sono fatti apprezzare nel lungo tempo in cui hanno dimostrato in passato la propria bravura sia nel ruolo di attori che di registi. Essi sono: Eduardo Canestrini, Giannino Messina, Giovan Giuseppe Cervera, Rino Gamboni, Gennaro Zivelli e Andrea Di Massa tutti scomparsi.
Ciascuno, nella lunga ed appassionata “carriera “ di teatranti amatoriali ha saputo esprimere il meglio delle proprie capacità recitative e comunicative sul palcoscenico, col pubblico e tra i “colleghi” dietro le quinte e quando si provava un lavoro da mandare in scena la domenica sera. Eduardo Canestrini era un “mostro” della scena, disinvolto, sicuro di sé e creativo. I giovani attori che recitavano con lui sulla scena si sentivano tranquilli per la presenza del “maestro” capocomico. Tanti sono stai gli attori dilettanti formatisi alla sua scuola, primo fra tutti il figlio Gabriele che continua l’attività in nome ed in omaggio alla memoria del padre. Eduardo. Giannino Messina era considerato invece il capocomico per eccellenza, trascinatore ed amico degli attori locali approdati alla sua corte come Rocco Lombardi l’indimeticabile Belfegor nel prologa della Cantata dei pastori, Mario Di Liddo, Vincenzo Taliercio e Vincenzo Savarese con le donne della Compagnia Rita Assante, Marisa Mira, Giovanna Mira e Rosaria Buono.
Dal canto suo Giovan Giuseppe Cervera, il professore, era l’intellettuale della filodrammatica. Ha fatto teatro prima con Giannino Messina al Don Bosco e subito dopo definitivamente si accasò alla Fisalugo tra il circolo cattolico San Luigi Gonsaga e la sala teatrale del Seminario a Ischia Ponte ricavata nell’ampio ingresso del vecchio Episcopio. Da studioso della materia, Cervera praticava la cultura del teatro a trecento sessanta gradi ed era esigente con chi lo seguiva fino ad ottenere il meglio dai suoi attori-amici. Da regista si firmava “X C” sigla di cui non volle mai spiegare il significato. Rino Gamboni amico del Cervera si divideva la Ischia Ponte e Casamicciola. Attore di grande talento ed anch’ egli regista si faceva apprezzare per la spettacolarità che amava conferire ai suoi lavori teatrali per lo più in costume di scena. Per Gamboni le costumiste erano più importanti degli attori stessi. Andrea Di Massa scomparso troppo presto, proprio quando stava dando il meglio di se stesso come attore, regista, scenografo, sceneggiatore e scrittore. Andrea Di Massa era personaggio ingegnoso, instancabile sul lavoro creativo e luce ad Ischia di un teatro misto fra il popolare ed il moderno, l’impegnato ed il leggero. Recitava per strada, in riva al mare e poco sul palcoscenico. Gennaro Zivelli a Forio era l’attore-regista raffinato con l’arte della recitazione classica nel suo DNA.
Amava recitare” Aspettando Godot” di Samuel Beckett ed altri lavori sel teatro impegnato. Infine Sparaspilli al secolo Giovanni Lauro, nato attore sul palcoscenico, in strada, sul lavoro con gli amici. Recitava sempre, non per finzione, ma per pura passione della recitazione spontanea, come gli veniva, risultando sempre maestro di se stesso. Negli anni ’40 interpretò la parte di un personaggio di nome Sparaspilli in una commedia rappresentata dalla Fisalugo ad Ischia Ponte. Giovanni si calò talmente nella pare dello Sparaspilli che quel nome lo ha accompagnato fino alla fine dei suoi giorni. Giovanni Sparaspilli nel teatro ricopriva ogni ruolo, senza copione, ma con la sola forza della sua bravura nella battuta pronta e nell’essere sempre se stesso in scena. Era Sparaspilli, In quella lontana domenica del 27 ottobre dell’anno 1946 due filodrammatiche, le uniche a quel tempo sull’isola, la Fisalugo (Filodrammatica San Luigi Gonzaga) a Ischia Ponte e la Filodrammatica Don Bosco a Porto d’Ischia, inauguravano in contemporanea la propria attività teatrale sull’onda dell’entusiasmo giovanile e della passione per la recitazione amatoriale in un’epoca in cui, all’infuori dello sport, non vi erano altre forme di distrazione possibili per impiegare il proprio tempo libero.
Quest’anno 2019 ricorre il 73esimo anniversario dei due storici gruppi del vecchio teatro ischitano, guidati da due attivissimi giovani sacerdoti del passato Don Liberato Morelli ad Ischia Ponte e don Agostino Lauro a Porto d’Ischia, esponenti di primo piano dell’allora Azione Cattolica Diocesana isolana e soprattutto locale. In pratica Don Liberato Morelli aggregava al suo movimento giovani volenterosi del Borgo di Celsa di Ischia Ponte, mentre Don Agostino Lauro operava tra le parrocchie di San Ciro, San Pietro e Portosalvo dove non vi mancava chi era disposto a seguirlo. Con spirito di comunione i primi ad affiancare don Agostino, in un progetto che prometteva tra le altre iniziative di associazione, proprio la formazione di una compagnia teatrale, furono Giannino Messina, Giannino Barile, Rocco Lombardi, Mario Ferrandino, Franco Mazzella, Rita Assante, Maria e Govanna Mira cui si aggiunsero dopo Eduardo Canestrini e Mario Di Liddo. A Ischia Ponte con la sua Fisalugo, Don Liberato aggregava “ragazzi” quali Giovan Giuseppe Cervera, Valentino Barile, Giannino Lauro, Salvatore e Giovanni Mascolo, Michele Trani, Ciccio Messana, Ippolito Scoti, Giovanni Lauro (Sparaspilli). La storia del teatro se iniziò a Ischia con sole due filodrammatiche, generò subito il contagio anche negli altri comuni dell’isola.
Quindi, se è tempo di teatro, oggi come ieri, è tempo anche di ricordi, che vengono vissuti con naturale nostalgia, pensando agli anni indimenticabili del vecchio Don Bosco a Porto d’Ischia, ma anche delle performance Teatrali di Rino Gamboni a Casamicciola, di Gennaro Zivelli a Forio e sopratutto della Fisalugo, Compagnia Teatrale San Luigi Gonzaga di Ischia Ponte, divenuta sul nascere diretta concorrente della Filodrammatica Don Bosco degli anni ’40 e ’50. Parlare della Fisalugo significa evocare tempi e personaggi che hanno fatto la prima storia del teatro a Ischia. La Fisalugo, denominazione originale, partorita dalla mente creativa di un giovane Sparaspilli, recentemente scomparso a 94 anni, era parte viva ed integrante del locale Circolo di Azione Cattolica dell’epoca, guidato da una triade di padri spirituali di tutto rispetto, che a quei tempi, all’ombra del palazzo vescovile, andava per la maggiore, e cioè: don Liberato Morelli in primis, cui si aggiunsero don Vincenzo Cenatiempo, appena nominato nuovo parroco della chiesa Cattedrtale e don Vincenzo Scoti, giovani sacerdoti di un attivismo multiforme ed accattivante tra i giovani del vecchio Borgo di Celsa. Al di sopra di tutto e di tutti, dominava con benevola e paterna autorità la bella figura del vescovo in carica, Sua Ecc. Mons. Ernesto De Laurentiis, primo sostenitore di quella seguita ed apprezzata attività teatrale. La storia della Fisalugo e di chi la rappresentò nell’arte della recitazione dilettantistica, non è stata di lunga durata, come quella della consorella Don Bosco; ma il suo impegno fu intenso e sentito, tanto che, chi vi appartenne, compreso il sottoscritto, si sentì protagonista di un momento di vita esaltante, che si è portato dietro per tutta la propria esistenza, e ne avverte ancora oggi il richiamo.
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