Giuliano Di Maio, un panzese doc e una storia da raccontare
Un personaggio che rappresenta un tassello importante della frazione foriana, raccontato dalla nipote in un “ritratto” davvero tutto da leggere
Vi scrivo di mio zio, Giuliano, a cui avrei voluto fare omaggio, attraverso questo quotidiano, che legge ogni giorno, lo scorso 5 Settembre in cui ha compiuto 89 anni. Non è stato possibile per un qui pro quo. Sono molto legata a mio zio, è il fratello della mia cara mamma Angelina, che da 6 anni vive il dramma di una demenza mista, Alzheimer e vascolare. In lui vedo la vitalità, la laboriosità e la dolcezza che hanno contraddistinto anche la persona di mia madre. Lo ricordo da bambina, nei suoi inverni liberi dal lavoro, arrivare a casa per farci visita a Ischia, nella nostra abitazione, sempre colmo di gioia e creando un clima di festa. Da bambini lo zio ci ha sempre incuriosito con i suoi racconti, eravamo affascinati dalle sue storie. Crescendo, nostra madre ci ha raccontato quello che lui aveva passato e così lo abbiamo frequentato sempre di più. Da giovanissimo, credo intorno ai 16/17 anni, lavorava presso la tenuta dei marchesi Piromallo, avendo già guadagnato il titolo di tuttofare. Purtroppo, durante un aggiusto elettrico, non hanno prontamente tolto la corrente e una scossa lo ha scaraventato da una scala, facendogli fare un volo molto importante e causandogli lo stato di coma,da cui si è risvegliato tempo dopo con numerose fratture alla testa, un timpano rotto e una paresi facciale, che in parte ha risolto con le famose scosse al Pellegrini di Napoli. Crescendo, doveva trovare un nuovo lavoro. Si era appena aperto il Regina Isabella a Lacco Ameno e fu assunto in prova. Suo papà Luigi, mio nonno, si recò dal direttore per capire se “l’invalido” lavorasse abbastanza. La risposta fu immediata e positiva. Così zio Giuliano ha lavorato lì per almeno 40 anni come magazziniere, al fianco di persone rispettabilissime, di cui conserva l’amicizia, come la signorina Rosalia. D’estate da quelle parti sono passati a guadagnarsi gli studi tanti medici, tra cui il compianto Giangiacomo Monti, che anche da medico consumato non poteva non conservare che un ricordo splendido di lui, che si occupava dei giovani colleghi, come un padre, preparando per loro un panino o semplicemente mettendoli a loro agio. Una vita a Lacco Ameno, conosciuto, stimato e amato da tutti. Molte le sue passioni, come quella della coltivazione della terra a cui dedica molta parte dell’anno, fino a 15 anni fa anche un ottimo viticoltore insieme all’inseparabile fratello Leonardo. Perché amiamo zio Giuliano, perché la gente lo ama? Perché sa stare con tutti, perché raggiunge tutti con una parola di conforto, una telefonata. Non si tratta di semplice educazione, ma di vero ed autentico spirito di famiglia. Ha dedicato tempo ed energie alla cura del nonno, della nonna, e dei fratelli, che purtroppo sono morti prematuramente. Vedevo, lo posso testimoniare, che, quando in ospedale arrivava lui, tutti erano più sereni, aveva sempre un piano, una linea guida, infondeva sicurezza e coraggio. Ora che ancora si dedica al suo terreno e sta a casa a godersi alla tv qualche partita, o si reca in piazza per comprare il Golfo o andare a messa, le sue attività sono molte di meno. È arrivato il tempo di riscuotere l’affetto che ha seminato a piene mani nei cuori di chi lo ha conosciuto. Molti mi chiedono: “Perché vai sempre a Panza?”. E rispondo: “Perché non posso fare a meno di volergli bene, mi ha toccato il cuore, e ora con i suoi occhi dolci e languidi mi ispira la tenerezza di un bambino, a cui faresti le coccole, ma ti trattieni, perché è un adulto ed è un uomo, non abituato a smancerie, ma assolutamente concreto. Che Dio gli doni tanta salute per sentirci coccolati ancora dal suo sguardo paterno, dalle sue telefonate affettuose, dal suo essere per tutti quel nonno che troppo presto ci è mancato e che ora vediamo in lui anche per la somiglianza dei tratti fisici, oltre che di quelli caratteriali. Caro zio, ti vogliamo bene. Auguri!