Giovanni, detto Marco evangelista, portavoce a Roma dell’Apostolo Pietro
Il 28 San Luigi Maria Grignion de Montfort ispiratore di cinque Papi e il MSM di don Gobbi
di PASQUALE BALDINO e i suoi Tralci*
Nome molto diffuso anche sull’isola d’Ischia quello di San Marco evangelista (anche tra i Sacerdoti come Trani e D’Orio: auguri sempre d’ogni Bene dalla Regina degli Apostoli!), il cui nome ebraico era in realtà Giovanni (significato “dono del Signore”: vedi At 12, 12), tuttavia soprannominato Marco, da “Martius”, cioè guerriero, combattente, ma anche “marcus”= ‘martello’ oppure ‘vite’, come dal Nuovo dizionario latino Campanini-Carboni, Paravia. Marco, come fu collaboratore di Pietro nella predicazione del Vangelo, così ne fu pure l’interprete e il portavoce autorizzato nella stesura del medesimo e ci ha, per mezzo di esso, trasmesso la catechesi del Principe degli Apostoli, tale quale egli la predicava ai primi Cristiani, specialmente nella Chiesa di Roma (è credibile che, accompagnando Pietro nel viaggio verso la ‘Città Eterna’, possa essere approdato a Porto d’Ischia sulla spiaggia appunto di San Pietro e sulla collina omonima a destra del porto in visita alla Comunità cristiana nata sull’allora lago vulcanico del ‘Pantaniello’(divenuto poi porto) e che si chiamò appunto San Pietro, in onore alla visita del Primo Apostolo (notizie dall’emerito studioso ischitano don Onofrio Buonocore).
Il racconto evangelico di San Marco, scritto con vivacità e scioltezza in ognuno dei sedici capitoli che lo compongono, seguono uno schema altrettanto: la predicazione di Giovanni Battista, il ministero di Gesù in Galilea, il cammino verso Gerusalemme e l’ingresso solenne nella città, la Passione, Morte e Resurrezione. Tema del suo annunzio (è il secondo Vangelo, dopo quello di San Matteo) è la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, rivelato dal Padre, riconosciuto perfino dai demòni, rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli. Momento culminante del suo Vangelo è la professione di Fede del centurione romano pagano ai piedi di Gesù Crocifisso: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”, cioè la piena definizione della realtà di Gesù, vero Dio e vero Uomo, e la meta cui deve giungere anche il discepolo. San Marco si diresse poi in Egitto, dove Vescovo ad Alessandria, subì il martirio ad opera dei musulmani e nell’828 due mercanti veneziani Buono da Malamocco e Rustico da Torcello si impadronirono, con uno stratagemma, delle reliquie dell’Evangelista minacciate dagli arabi musulmani, portandole a Venezia, di cui è amatissimo Patrono con la magnifica basilica, il cui simbolo è il ‘leone alato’ che artiglia un libro con la scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”. Nell’udienza generale di martedì 25 aprile 1967 il Papa San Paolo VI definì, tra l’altro, San Marco “molto caro, perché discepolo e interprete di Pietro”.
Intanto ieri, venerdì 28, è stata anche la splendida ricorrenza di SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT (1673-1716), Sacerdote francese mariano della Bretagna salutato come uno dei personaggi più influenti della storia recente. La sua ispirazione, col suo celebre “Trattato della vera devozione a Maria” con la totale consacrazione a Gesù attraverso Maria, è rimasta costante negli ultimi secoli e ha modellato il cuore di molti uomini e donne santi, incluso 5 Papi: Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XII, con l’amatissimo Papa San Giovanni Paolo II col motto pontificale “Totus tuus, Maria” e Padre Stefano Gobbi, Fondatore ispirato e provato da Fatima del ‘Movimento Sacerdotale Mariano” con la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria nello stupendo cosiddetto “Libro Azzurro” (DETTATO da Maria SS a Padre Stefano) dal titolo “Ai Sacerdoti Figli prediletti della Madonna”, con imprimatur della Chiesa Cattolica. L’intera frase del Montfort è espressa come “Totus tuus ego sum, et omnia mea tua sunt. Accipio te in mea omnia. Praebe mihi cor tuum, Maria” (Appartengo totalmente a te, e tutto ciò che ho è tuo. Ti prendo come mio tutto. O Maria, donami il tuo cuore).