Computer collegati con siti di gioco non autorizzati, slot machine non conformi o scollegate dalla rete Adm piazzate in diversi esercizi del territorio, il tutto a opera di un’associazione criminale internazionale. E’ quanto scoperto a seguito di indagini della Guardia di Finanza, coadiuvata dalla Procura di Napoli, che ha portato nella mattinata di ieri all’esecuzione di dieci arresti tra custodie cautelari in carcere e domiciliari. L’operazione, riferisce Agipronews, trae origine dal sequestro di un locale nel comune di Marano di Napoli, nel quale sono stati rinvenuti elementi indiziari di un complesso e strutturato sistema di raccolta abusiva delle scommesse gestito da un sodalizio transnazionale. Infatti, l’immobile, privo di insegna, risultava dotato di sistema di videosorveglianza, di maxischermi installati alle pareti e di terminali collegati a siti web “.com” (vietati dalla normativa italiana), riferibili ad una società austriaca priva di concessione per operare in Italia. Gli sviluppi delle indagini, condotte anche in territorio estero, hanno permesso di delineare l’esistenza di un’associazione criminale transnazionale dedita sia alla raccolta illegale delle scommesse online, sia alla collocazione in esercizi commerciali della provincia di Napoli di apparecchi e congegni da intrattenimento con vincita in denaro non conformi o manomessi, oppure conformi ma scollegati dalla rete telematica di Adm.
Gioco illegale: tra 20 e 25 miliardi l’anno sottratti ai controlli, due terzi “girano” online su siti pirata
Si tratta solo dell’ultima operazione di contrasto al gioco illegale, che impegna costantemente il Mef e le procure di tutta Italia, e che, come ha sottolineato di recente il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Roberto Alesse, vale circa 20 miliardi di euro, di cui circa i due terzi riguardano l’online: attualmente, sono oltre 10mila i siti inibiti dall’Agenzia, di cui 174 solo nell’ultimo mese. Analizzando i motivi per cui si sceglie una piattaforma illegale per scommettere, gli esperti del settore spiegano ad Agipronews che il “black market” è sempre e soltanto anonimo (sui siti offshore le giocate non sono tracciate da Sogei né sono segnalate alle autorità antiriciclaggio), con la possibilità di incassare “cash” le vincite attraverso i promotori sparsi sul territorio. I luoghi in cui si raccoglie questa valanga di denaro sono stati per anni veri e propri “porti franchi” per i giocatori, con transazioni in contanti alla faccia di tutte le normative nazionali ed internazionali – vecchie e nuove – sul riciclaggio. Non mancano – nel ventaglio degli strumenti a disposizione del “dark gaming” – gli strumenti più “tradizionali”, come i siti non autorizzati. Le pagine del “Chi siamo” o dei “Contatti” di tutte le realtà offshore sono però spesso “blank” (vuoti) o con informazioni troppo generiche per poter essere utili agli utenti. La tutela del giocatore – in caso di controversia su un’eventuale vincita – è di fatto inesistente, in quanto l’unico riferimento risulta essere la società titolare della licenza, magari con sede in un paese dei Caraibi a bassa tassazione e senza troppi controlli delle autorità. Tutto il contrario del sistema legale in vigore in Italia, che prevede una lunghissima serie di adempimenti a carico degli operatori autorizzati e una serie di garanzie – normative e finanziarie – per tutelare giocatori e fisco. Una situazione critica, di cui si sono accorti anche gli italiani: come riporta Agipronews, secondo una ricerca di Noto Sondaggi su un campione di 1000 individui, il 17% degli intervistati ha indicato di conoscere almeno una persona che gioca o ha giocato su siti online non autorizzati, mentre il 40% ritiene che il gaming illegale sia aumentato soprattutto online. Tra le motivazioni della crescita del fenomeno, Noto Sondaggi ha rilevato nel 62% dei casi la possibilità di riscuotere vincite non tassate, mentre il 61% degli intervistati sottolinea l’assenza di effettivi controlli. Il 72% degli italiani, infine, richiede una maggiore azione di contrasto da parte dello Stato con leggi e interventi ad hoc.