Fuori forma dopo il parto, il marito la prende a calci
Follia ad Ischia dove un giovane imprenditore ha colpito con violenza la moglie colpevole soltanto di non aver ripreso immediatamente la piena efficienza fisica dopo aver messo al mondo una bambina. Dopo l’aggressione, Maria si è recata all’ospedale Rizzoli poi ha denunciato i fatti ai carabinieri. E adesso potrebbe abbattersi sull’uomo la mannaia del “codice rosso”
Una vicenda davvero difficile da raccontare, soprattutto per le modalità e le motivazioni che hanno portato a commettere un gesto animalesco e a dir poco assurdo, imperdonabile. Ma è anche una storia, quella di cui a breve forniremo i dettagli, che assume un valore anche di natura simbolica dal momento che assurge agli onori della cronaca proprio nell’imminenza del 25 novembre, giornata nella quale si celebra la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, che tra l’altro anche sulla nostra isola vedrà una serie di appuntamenti all’insegna della sensibilizzazione che coinvolgeranno anche il mondo scolastico. La vittima di questa nuova brutta storia è Maria, che evidentemente rappresenta un nome di fantasia. La donna, dopo un lungo fidanzamento, è convolata a nozze con un giovane imprenditore isolano e dal loro amore è nata una bambina che attualmente ha pochi mesi d’età. Il rapporto di coppia procedeva a quanto risulta all’apparenza e senza particolari intoppi anche se pare che il marito avesse cominciato a “pizzicare” sporadicamente la moglie colpevole (ovviamente si fa per dire) soltanto di non aver preso immediatamente il peso forma subito dopo il parto ma di avere conservato qualche chilo di troppo. Nulla di trascendentale, beninteso, ma quanto basta a suscitare l’ironia più o meno accennata del coniuge con battute che pian piano erano diventate sempre più frequenti.
Alcune sere fa si è arrivati al punto di non ritorno. Maria e il marito stavano discutendo, probabilmente lei deve aver lasciato intendere all’uomo che poteva trovarsi nuovamente in stato interessante e questo ha fatto perdere completamente le staffe a lui che non ci ha visto più, ha perso le staffe, ed ha aggredito con violenza la moglie colpendola in particolare con alcuni calci alla pancia. Ma quello che appare più drammatico è che il motivo dell’ira non sarebbe stata la nuova paternità ma il fatto che la sua signora avrebbe tardato ancora di più a causa della seconda gestazione a rimettersi in piena efficienza fisica. Dopo l’aggressione alla quale è stata sottoposta, Maria ha immediatamente lasciato la propria abitazione, portando con sé la bambina, e si è diretta all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno per farsi medicare. Qui, naturalmente, ha dovuto raccontare la disavventura che aveva patito e questo ovviamente ha indotto i sanitari – come da prassi – a contattare le forze dell’ordine. La donna ha così sporto denuncia presso i carabinieri di Forio, guidati dal capitano Tiziano Laganà e coordinati dal luogotenente Luigi Di Nola.
I militari dell’Arma hanno raccolto la descrizione dei fatti fornita dettagliatamente da Maria (che tuttora si trova presso l’abitazione di alcuni congiunti) e trasmesso con immediatezza gli atti alla Procura della Repubblica di Napoli. Inevitabile l’attivazione del cosiddetto “codice rosso”: si tratta di una legge (approvata nel luglio 2019 dopo l’ok definitivo da parte del Senato della Repubblica) che deve il suo nome alla misura che prevede l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza, come avviene nei pronto soccorso per i pazienti che necessitano di un intervento immediato. Dal punto di vista procedurale viene previsto che la polizia giudiziaria, una volta acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Il pubblico ministero, nei casi di delitti di violenza domestica o di genere, entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato. Il termine di tre giorni può essere prorogato solamente in presenza di imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, pure nell’interesse della persona offesa. Il provvedimento introduce diversi inasprimenti di pena per reati di natura violenta, come nel caso in cui gli atti siano stati commessi in presenza o in danno di minori o donne in stato di gravidanza. Per il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi, da un intervallo compreso tra un minimo di 2 e un massimo di 6 anni, passa a un minimo di 3 e un massimo di 7. La pena per il reato di stalking passa da un minimo di 6 mesi e un massimo di 5 anni a un minimo di un anno e un massimo di 6 anni e 6 mesi. La violenza sessuale passa da 6 a 12 anni, mentre prima andava dal minimo di 5 e il massimo di 10. La violenza sessuale di gruppo passa a un minimo di 8 e un massimo di 14, prima era punita col minimo di 6 e il massimo di 12. Tra le modifiche apportate dal “Codice Rosso” vi è anche quella relativa alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, in modo da permettere al giudice di garantire il rispetto della misura coercitiva attraverso procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici (c.d. braccialetto elettronico, introdotto in Italia nel 2001). E adesso per il nostro concittadino, dunque, potrebbero arrivare anche provvedimenti restrittivi o misure di un certo tipo che serviranno se non altro a tenerlo lontano dalla consorte, nella speranza che nel frattempo abbia tempo, modo e soprattutto volontà di metabolizzare quanto accaduto. Perché stavolta siamo davvero arrivati all’assurdo.