Free Market, riflettori puntati sull’albergo Casa Bianca
Nell’udienza di ieri è stata ascoltata l’avvocato Elena Nonno, legale di fiducia della titolare della struttura al centro di uno dei due rami dell’inchiesta
Dopo la pausa estiva, al Tribunale di Napoli continua il dibattimento nell’ambito del processo originato dall’inchiesta Free Market. Dopo la modifica della composizione del collegio giudicante, avvenuta sette mesi fa, e la ricomparsa di quasi tutti i testimoni chiamati finora a deporre confermando le dichiarazioni rese, a maggio si era proceduto all’ascolto di due nuovi testi indicati dal pubblico ministero.
Nell’udienza di ieri, i testi ascoltati sono stati tre, due dei quali riguardano il “ramo” dell’inchiesta relativo alle vicende dell’albergo Casa Bianca sito alla spiaggia dei Maronti a Barano, finora poco dibattuto nel corso delle udienze, che avevano privilegiato le vicende legate all’attività mercatale nel comune collinare. E ad essere ascoltata ieri è stata proprio la signora Maddalena Migliaccio, proprietaria dell’immobile al centro dell’indagine, che però ha ribadito di non ricordare bene i fatti, e di aver quasi sempre delegato all’avvocato Elena Nonno la gestione degli interessi e delle vicende relative all’albergo Casa Bianca.
Lo stesso avvocato Nonno, legale di fiducia della titolare, durante la propria deposizione ha compiuto un riepilogo dei fatti, ormai noti. Nella causa che opponeva la signora Migliaccio al gestore della struttura, il signor Raffaele Piro, venne prodotta un’autorizzazione paesaggistica poi rivelatasi falsa, e che non si rivelò risolutiva, in quanto la Corte d’Appello confermò lo sfratto. L’avvocato ha ricordato che successivamente il signor Piro chiese un appuntamento, attraverso la collega Di Scala, per comunicare l’ordine di demolizione che ancora non era stato notificato alla proprietaria, quella che secondo l’accusa era usata come spada di Damocle: un provvedimento che comunque sviliva il valore dell’immobile, alla luce del quale Piro cercò di concordare il canone d’affitto a una cifra più favorevole. Agli interrogativi circa la possibilità di portare avanti l’attività nonostante l’ordine di demolizione e l’inagibilità, il gestore avrebbe risposto dicendo che non era un problema, lasciando intendere che vi avrebbe provveduto personalmente interloquendo con gli uffici comunali. Quando il provvedimento venne ufficialmente notificato alla proprietaria, l’avvocato Nonno ha detto di aver fatto una richiesta di accesso agli atti, e di essersi imbattuta nel tenente Stanziola, il quale le pose alcune domande sull’immobile, in particolare se c’era l’intenzione di venderlo; il tenente avrebbe inoltre detto che conosceva una persona potenzialmente interessata all’acquisto.
Una deposizione lineare, che ha indotto le difese a non intraprendere un vero controesame. È stato poi brevemente ascoltato il Maresciallo Schiano, ma in relazione all’altro ramo dell’inchiesta, quello relativo ai mercatini baranesi, questione alla quale finora sono state dedicate molte udienze e moltissimi testimoni, soprattutto tra le forze dell’ordine che condussero le indagini e tra i venditori ambulanti che partecipavano ai citati mercatini organizzati sul territorio baranese. Tredici sono gli imputati di questo processo, a vario titolo ritenuti responsabili, tra l’altro, di più episodi di peculato, concussione, corruzione per l’esercizio della funzione, abuso d’ufficio, falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico e truffa in danno del Comune di Barano. Le attività investigative iniziarono grazie alla denuncia di Alessandro Slama nei confronti del tenente della polizia municipale di Barano Antonio Stanziola, denuncia che diede origine a un’indagine sempre più ampia, arrivata a coinvolgere un gran numero di personaggi di Barano: Paolino Buono, Salvatore Di Costanzo, Alexandra Eugenia Di Meglio, Ottavio Di Meglio, Maria Grazia Di Scala, Ernesto Napolano, Ciro Pinelli, Raffaele Piro, Antonio Schiano, Antonio Scordo, Antonio Stanziola, Antonio Vuoso e Giorgio Vuoso. L’inchiesta, oltre alla presunta gestione illecita dell’attività mercatale nelle varie zone del comune di Barano negli anni tra il 2012 e il 2013, si occupò appunto delle vicende relative all’hotel Casa Bianca ai Maronti, per la quale l’accusa ipotizzò una presunta illecita strategia per ottenere indebiti vantaggi nella vendita dell’immobile situato presso la nota spiaggia. Il dibattito continuerà il prossimo 12 dicembre.