Forio, dopo lo sfratto si incatena al portone per protesta
Al centro della vicenda una lunga diatriba tra padrone di casa e inquilini. Dopo l’improvviso blocco del portone - che ha posto in “ostaggio”, vestiti, soldi e medicine della coppia, la signora Nunzia ha deciso di optare per il gesto eclatante
Una donna incatenata al portone di una casa, in una delle strade principali di Forio, via Matteo Verde. Questa l’immagine che si è presentata ieri mattina nel cuore di Forio a chiunque si sia trovato a passeggiare nel centro del comune foriano. La faccia torva suggerisce una decisione presa d’impeto, carica di rabbia e incredulità. Una situazione davvero singolare che spezza la tranquillità mattutina del comune turrita tanto che per far tornare alla consueta routine il territorio di Forio sono dovuti intervenire i Carabinieri. Gli uomini dell’arma, dopo una discussione pacata e risolutoria hanno convinto la signora Nunzia ad abbandonare la protesta così eclatante e tentare altre strade. Per adesso nel cuore di Forio, sembra quindi essere tornato tutto alla normalità.
Motivo del gesto così plateale? Uno sfratto effettuato con le maniere forti. Ieri mattina, una volta inserita la chiave nel portone la coppia non è riuscita ad aprire la porta. Forse un cambio della serratura veloce e repentino o addirittura il blocco della porta con un paletto di ferro hanno impedito agli inquilini di entrare nella casa al centro di un braccio di ferro legale che vede la proprietaria rivolere libero il proprio immobile e gli inquilini contrattare con delle richieste che evidentemente alla padrona di casa non sono state molto gradite. Ma cosa è successo di così grave da convincere una signora a manifestare con un gesto così eclatante il proprio disappunto? Nunzia, questo il nome della manifestante, ha recuperare una catena, l’ha legata a un portone e l’ha stretta alle proprie mani. Stando a quanto riferito dal compagno della signora che ha scelto di esprimere il proprio malessere con un’azione così eclatante, al centro del contendere ci sarebbe uno degli appartamenti che si trova al di là del portone dove ieri mattina i foriani di passaggio sono stati colti di sorpresa nell’assistere a una protesta così inusuale. L’appartamento dove la coppia viveva era abitato da diverso tempo dai signori, una coppia di Napoli trasferitasi sull’isola per lavoro. Stando a quanto dichiarato dal compagno della signora incatenata, era stato affittato alla coppia con una classica formula di 4 anni di fitto + 4. Un regolare contratto che però, nonostante sia stato firmato pare che non sia stato mai depositato. Una circostanza che avrebbe così permesso alla proprietaria di casa di chiedere alla coppia di andare via prima del tempo pattuito.
Una richiesta che per quanto scomoda era stata accettata dalla coppia. Ad una condizione. Avendo provveduto a effettuare lavori di ammodernamento e ad arredare una casa completamente spoglia, i due che avevano pian piano provveduto a rendere l’abitazione sempre più ospitale e accogliente, avevano chiesto un indennizzo per i tanti soldi spesi all’interno di un edificio che pensavano di poter abitare per almeno 4 anni, se non 8. Invece a sorpresa, venendo meno – stando sempre a quanto riferito da chi si trovava fino a pochi giorni fa a occupare la casa – ai patti, la proprietaria di casa ha richiesto prima del tempo che i due abbandonassero l’abitazione, infrangendo così i sogni che erano stati pian piano costruiti, tassello dopo tassello, all’interno di quelle quattro mura.
Ma a sorprendere particolarmente la coppia sono stati i modi con cui è stato effettuato d’imperio lo sfratto. Il blocco del portone ha infatti preso alla sprovvista la coppia. Tutti gli oggetti dei due si trovano ancora all’interno delle quattro mura che negli ultimi mesi si potevano ancora chiamare casa. Ora invece abiti, oggetti, ricordi, soldi e medicine sono ostaggio nell’appartamento a cui non è possibile accedere. “ci hanno tolto persino la possibilità di poter prendere le medicine per il mio compagno che cardiopatico – denuncia la signora ancora carica di rabbia sulle scalinate dove è andata in scena la protesta. Non sappiamo dove andare a dormire, ci toccherà andare in albergo, ma senza soldi visto che tutti i nostri averi sono imprigionati in quella che credevamo essere casa nostra”, conclude con amarezza il compagno della manifestante, molto scosso dalla vicenda. Spiragli per una risoluzione si vedranno lunedì prossimo, quando l’avvocato avvierà l’iter per provare a sbrogliare una matassa decisamente intricata.
Foto Franco Trani