di PASQUALE BALDINO e i suoi Tralci
Ogni anno nei giorni che precedono la prima domenica si celebrano i festeggiamenti del Patrono dell’isola d’Ischia in ricordo dell’anniversario dell’arrivo delle prime reliquie del Santo nel suo borgo nativo di Ischia Ponte e dell’Incoronazione della Madonna di Costantinopoli, “la Castellana”. A Ischia Ponte, rivestita di colori e luminarie, i festeggiamenti sono iniziati giovedì 29 agosto e si concluderanno martedì 3 settembre.
I dati anagrafici di San Giovan Giuseppe della Croce (Carlo Gaetano Calosirto) sono chiaramente segnati da importanti coincidenze su cui è bene riflettere. Era, infatti, nato da Laura Gargiulo il 15 agosto 1654 ed in quell’anno la solennità della Madonna Assunta cadde di sabato: la doppia fortunata coincidenza era felice presagio della grande devozione di quel figlio verso Maria Santissima. L’Eroe ischitano della penitenza finì il pellegrinaggio terreno il 5 marzo 1734, primo venerdì del mese, sacro ai ricordi della Croce. Ancora: i Calosirto erano un’antica e ricca famiglia, ma Carlo Gaetano lasciò tutto e si fece povero, tanto da essere soprannominato Padre “Centopezze”. L’aristocrazia della nascita e delle amicizie non adombrò mai la purezza cristallina nell’umiltà di Giovan Giuseppe. Quando il discorso scivolava su questo argomento, egli tagliava corto con parole drastiche: -Nobile? E con questo?…Noi veniamo tutti dalla zappa. Siamo tutti figli di Adamo -. Per l’usura del tempo, l’unico abito, tutto rattoppato, era diventato una costellazione di molteplici pezzi di stoffa. Rigido per le innumerevoli cuciture doveva riuscirgli di molto tormento. Per quella tunica poverissima lo denominarono Padre “CENTOPEZZE”. Molti, religiosi ed amici, si erano offerti di cambiarglielo, ma sempre aveva rifiutato dicendo: -Non me lo toccate, è l’abito del mio sposalizio con Cristo. Solo il guardiano Padre Gaetano di S.Nicola, che fu suo novizio, riuscì a fargli cambiare il cappuccio di oltre sessant’anni con un altro…più giovincello. Ma dovette imporsi: -Vostra Paternità ubbidisca!- A quei comandi Giovan Giuseppe mai aveva resistito ed accettò il cappuccio. Volle chiamarsi Giovanni (l’Apostolo con Maria sua Madre sotto la Croce, perciò Apostolo prediletto) e Giuseppe (castissimo Sposo di Maria e Padre putativo di Gesù Cristo), al seguito dei Francescani alcantarini scalzi (San Pietro d’Alcàntara, spagnolo), come San Pasquale Baylòn al quale San Giovan Giuseppe volle fosse dedicata la cappella Mancusi (suoi antenati).
San Giovan Giuseppe della Croce è protettore e patrono, insieme a Santa Restituta, della comunità isolana, una figura talmente amata da avere devoti in giro per tutto il mondo, ischitani che per varie esigenze hanno dovuto abbandonare l’amata isola verde e che conservano vivo il legame con la propria isola d’origine.
A noi che lo amiamo e veneriamo San Giovan Giuseppe fa una precisa consegna, quella dell’apostolo Paolo ai Filippesi: – Siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo ad una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita…perché molti, ve l’ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della Croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra”(2,15-16; 3,18). L’esempio di San Giovan Giuseppe chiede, anche oggi, una fede forte che non ci spaventa, una fede che non sia un abito da indossare nei giorni di festa, per coprire comportamenti infedeli. “Ischia, guarda Alto” ai Valori universali, immutabili e, pertanto, non negoziabili.