CRONACA

Falsi crediti IVA per 52 milioni: sequestrati beni tra Napoli e Milano

Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Varese hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura della Repubblica, provvedimento emesso a seguito di un’indagine che ha interessato una associazione per delinquere dedita alla consumazione di reati di natura tributaria.

La complessa indagine, coordinata dalla Procura di Napoli e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Varese, ha consentito di individuare un articolato meccanismo di frode (attuato mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di numerosi prestanome, società cartiere, con il concorso di numerosi professionisti compiacenti) finalizzato alla creazione di fittizi crediti IVA, quantificati in circa 52 milioni di euro, crediti utilizzati per effettuare successivamente indebite compensazioni tributarie, così sottraendo all’Erario le imposte dovute.
Il sodalizio si è dimostrato capace di falsificare documenti di qualsiasi genere (dichiarazioni fiscali, fatture, timbri e sigilli di Stato, brevetti, perizie giurate, asseverazioni), il tutto per creare la documentazione necessaria a far apparire, fittiziamente, la veridicità degli ingenti crediti IVA commercializzati e così alimentare il mercato fraudolento.

In ordine alla individuazione delle società utilizzate per la realizzazione delle frodi fiscali, gli esiti delle perquisizioni, attuate a Napoli ed a Milano, hanno consentito di individuare le seguenti principali modalità operative con cui sono stati creati i fittizi crediti IVA:

1. la predisposizione di F.O.I. e la dichiarazione di fittizie cessioni interne agli stati membri dell’Unione europea. All’acquisto di forniture certificate dalle false fatture corrispondono paritetiche operazioni attive relative a fittizie cessioni con persone giuridiche appartenenti a Stati membri dell’Unione Europea, dunque operazioni economiche non soggette all’imposta sul valore aggiunto;

2. la predisposizione di operazioni passive fittizie e di operazioni attive in regime di non imponibilità con l’inserimento nelle dichiarazioni IVA delle società asservite al sodalizio criminale, per un verso, di operazioni passive imponibili IVA inesistenti e, per altro verso, di corrispettive operazioni attive non imponibili IVA, ovvero escluse ai sensi degli articoli regolanti la territorialità, oppure soggette a particolari regimi IVA (quali le cessioni non soggette ad imposta in tema di territorialità e quelle in regime di Reverse Charge);

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3. la predisposizione di brevetti inesistenti e di false asseverazioni giurate relative ad acquisti di “beni ammortizzabili” per diversi milioni di euro formalmente sostenute per l’acquisto di (falsi) brevetti dal momento che, da un lato, costituiscono il prodotto dell’ingegno di persone fisiche e giuridiche risultate soggettivamente e oggettivamente prive di adeguate competenze tecniche e professionali e, dall’altro, risultano oggetto di plurime cessioni a più società e di diverse valutazioni dì stima da parte del medesimo professionista.

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L’indagine si è estesa su tutto il territorio nazionale ed ha consentito di far luce sull’operatività di un’associazione per delinquere i cui principali compartecipi erano coadiuvati nell’esecuzione degli illeciti da professionisti compiacenti (commercialisti, revisori contabili, ragionieri, consulenti del lavoro ed ingegneri).


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