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«Ecco a voi la vostra chiesa»

Di Isabella Puca

Ischia – Il 26 marzo 2017 alle ore 18:00 è stata riaperta la chiesa di Sant’Antonio da Padova. In tantissimi si sono radunati sul sagrato della chiesa, adiacente il convento dei Frati Minori alla Mandra, che ieri, dopo quattro anni, è stata finalmente restituita alla comunità isolana.  Dopo il triplice suono dell’horagai, la conchiglia suonata a mo’ di tromba, il portone principale è stato spalancato da padre Mario Lauro, il padre guardiano del convento che tanto si è speso per il restauro della chiesa. Alle sue spalle, un corteo composto da frati, preti, diaconi e fedeli della zona emozionati di vivere in prima persona il momento. Tra questi anche fra Gerardo Ciufo e padre Luigi Santullosa che hanno potuto così riabbracciare la comunità ischitana. Ad accompagnare la celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Mons. Pietro Lagnese la corale Inarime diretta dal maestro Nicola Lauro con i fiati della banda città d’Ischia. «Saluto tutti voi radunati per vivere il momento dell’ Eucarestia. Saluto i reverendi, i frati minori, il padre provinciale Carlo, il parroco don Carlo. Saluto quanti hanno lavorato per il restauro di questa chiesa, il dott. Aldo Imer della Soprintendenza e tutti coloro che si sono spesi per riportare questo tempio al suo antico splendore». Così il Vescovo Lagnese ha dato il benvenuto nella nuova chiesa. Prima delle Sacre letture la Benedizione dell’ ambone ricostruito come la prua di una barca. «La barca – ha detto padre Mario dall’altare – é il segno della chiesa, é quella dell’ apostolo Pietro ed é da li che verrá proclamata la parola». Accanto all’ ambone, l’altare, anch’esso in legno come a dare un’ impronta  francescana a quella chiesa di origine barocca. Sono queste due tra le trasformazioni più evidenti; tolti i marmi originari presenti nel pavimento, sono stati sostituiti da mattonelle di cotto. Su di un lato della chiesa è, poi, tornato al suo posto il corpo di San Giovan Giuseppe della croce adagiato su di una barca. Poco più in lá una teca contenente alcune reliquie legate alla vita del Santo patrono dell’isola: il suo cappuccio, una scarpa, un cingolo e una croce chiodata. «Entrando qui in questa chiesa – ha detto il vescovo durante l’omelia – che dopo un lungo tempo di restauro viene riaperta al culto, rivolgo al Signore una semplice preghiera: fa che questa chiesa dei frati minori sia la clinica dello spirito, luogo dove le persone possano arrivare e sentirsi accolte. Arrivare e sentirsi toccate da Gesù, luogo dove ascoltare la sua parola. Fa che questa chiesa, che oggi apriamo, sia per tanti un luogo dello spirito dove poter fare quest’ esperienza dell’incontro con Gesù e riconoscere che é lui la luce del mondo. Dio non guarda le apparenze, guarda il cuore». Prima del momento dell’offertorio il vescovo Lagnese ha cosi benedetto l’altare, l’oggetto più sacro del tempio, che accoglie al suo interno le reliquie di San Francesco, di Santa Chiara, San Giovangiuseppe, Sant’Antonio e San Ludovico e che è stato adornato da fiori e candelieri. «Nel cuore di tutti c’è grande festa questa sera. C’è gioia, amore, riconoscenza per aver avuto la possibilità di vedere questa chiesa riaperta. Ringrazio a nome della provincia dei frati Padre Mario Lauro per la sua determinazione, per la sua tenacia, ha sofferto molto, ma oggi vediamo riaperta la chiesa». Così il ministro provinciale padre Carlo D’Amodio. Dopo di lui, al termine della celebrazione solenne, ha preso la parola proprio padre Mario che, visibilmente emozionato, ha ripercorso questi tre anni e quattro mesi dalla chiusura ringraziando tutti i presenti e tutte le persone che si sono prodigate dall’inizio per l’apertura della chiesa.

 

«Oggi, grazie a Dio, sono state spalancate le porte. Ecco a voi la vostra chiesa. Commovente è stata la solidarietà di voi tutti e, davanti a Dio, sento il dovere e il bisogno di dover dimostrare la più sentita gratitudine. Mille grazie dal cuore!». Così, ha preso a elencare alcuni nomi di chi ha operato in prima persona come il dott. Aldo Imer della Soprintendenza, la dott.ssa Gina Ascione che si è occupata del restauro delle bellissime tele presenti oggi in tutto il loro splendore, l’architetto Ciro Liguori, per il progetto, Celestino Vuoso  per aver messo a disposizione mano d’opera e materiali, Mimmo Topo per la mano d’opera e la tinteggiatura, la ditta Pisapia che ha regalato il vetro della teca. «Ringrazio – ha detto ancora Padre Mario, i fratelli Conte, grazie a loro il 13 maggio prossimo sarà presentato il libretto dei canti fatto in memoria dei loro cari congiunti che hanno speso la vita per questo convento. E ancora Domenico De Siano per aver donato l’altare ligneo, Rossella Di Leva che ha donato la barca dove ora è adagiato San Giovan Giuseppe, chi si è occupato del restauro dell’organo come la ditta Ambrosino gas, il Rotary Club e Cicli Scotto e gli ischitani di San Pedro in California, l’Ordine Secolare Francescano e tutto il comitato di Sant’Antonio. Mi scuso se per l’emozione ho dimenticato qualcuno, ma con il cuore ricordo tutti e vi dico grazie». Fortissimo l’applauso dei tanti che hanno affollato la chiesa, fuori e dentro, e che hanno preso parte a un momento di festa svoltosi in serata nelle sale del convento con un brindisi e il taglio della torta. Attraversando i corridoi del convento, è sparita tutta la polvere; il grande presepe donato dall’associazione Amici del presepe risplende in tutta la sua bellezza e la sacrestia ha di nuovo preso vita e colore con i bellissimi affreschi restaurati che adornano le pareti. Domenica scorsa la chiesa di Sant’Antonio alla Mandra è stata finalmente restituita agli ischitani in tutto il suo splendore.

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