CULTURA & SOCIETA'

E Casamicciola gridò: ”Viva il Re”!

2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA/ Nel 1946 il Popolo Italiano “cacciò” la Monarchia e scelse la forma istituzionale repubblicana, che vin se per appena 2 milioni di voti in più. Fra i “tifosi” del re si distinse Casamicciola!

Casamicciola non è conosciuta soltanto per le sue prodigiose Acque Termali e per i ricorrenti terremoti e nubifragi, che hanno prodotto lutti e rovine insanabili, ma anche per un incidente di percorso storico (mettiamola così) accaduto nel 1946 in occasione del referendum popolare promosso dal governo provvisorio per conferire un assetto istituzionale alla nazione italiana dopo i disastrosi rovesci militari del secondo conflitto mondiale. Le forze alleate consentirono una consultazione democratica del Corpo elettorale italiano su di un “affare” di non poco conto: liquidare la Monarchia ancora al potere con la Luogotenenza di Umberto II resa possibile dall’abdigazione al trono di Vittorio Emanuele III, il re gaglioffo spedito in esilio in Africa, dove peraltro si era distinto, avallando i massacri compiuti dai soldati fascisti nelle guerre coloniali volute da Benito Mussolini.

Il monumento ai Caduti in Piazza Marina

Il Referendum istituzionale si presentava molto delicato, se non difficile, perché nel cuore di mezza Italia albergava ancora l’amor patrio per una Monarchia che aveva riscattato le Terre Irridente dell’Istria e della Venezia Giulia in mano jugoslava con la grande avanzata di Vittorio Veneto e la felice conclusione della prima guerra mondiale. Pur tuttavia andava giocata la rischiosa carta della Consultazione popolare perché Umberto II non aveva mollato gli ormeggi per un dignitoso esilio, ma con pervicace audacia e cinismo era rimasto al suo posto, nella residenza reale romana, speranzoso di potercela fare! Quelle votazioni storiche si svolsero in un clima “feroce” soprattutto per la tenacia e la risolutezza dei comunisti di Togliatti che non avevano dimenticato le gravissime responsabilità della monarchia nel firmare le Leggi Razziali contro gli Ebrei, la Dichiarazione di Guerra insieme ai Nazisti e la vergognosa resa incondizionata dopo la Marcia su Roma ad una teppaglia già resasi responsabile di un colpo di stato in armi. I Seggi elettorali furono presidiati in forze e si registrarono anche momenti di tensione per il timore di brogli e operazioni illegali. Ma infine tutto filò liscio e non si verificarono episodi di violenza atte a turbare il libero esercizio del voto. A Casamicciola -roccaforte sabauda fin dai tempi dell’Unità d’Italia- le cose si misero male per la Repubblica perché il Corpo elettorale votò massicciamente per la Monarchia sostenuto nella scelta dai gerarchetti locali, desiderosi di prendersi la loro brava rivincita sugli odiosi nemici socialisti e comunisti di Nenni e Togliatti.

Lo stemma di Casamicciola

Le potenti famiglie di Angelo Monti (ex segretario del Fascio), dell’ex podestà Antonio Vittorio Conte, del dottor Gino Venturini, dei Cafiero, Cilento, Morgera, Regione, Lombardi, Sirabella, si coalizzarono giurando “eterna fè” al re e alla regina e deposero una corona d’alloro al monumento sabaudo in piazza Marina rifilatoci nel 1936 dalla città di Civitavecchia essendo stato rifiutato da quei patrioti di sinistra. Il busto marmoreo di Vittorio Emanuele III è ancora lì, sul piedistallo di granito, onorato e quasi venerato nelle varie ricorrenze nazionali da quei casamicciolesi che si sono passati il testimone attraverso quattro/cinque generazioni di… monarchici. In un angolo della piazza, a una ventina di metri di distanza dal monumento ai Caduti, il busto di Giacomo Matteotti, opera insigne del grande scultore ischitano Giovanni De Angelis- se ne sta in disparte, triste e solitario, forse meditando sulle miserie terrene che sembrano non avere mai fine. Il due giugno – Festa della Repubblica- mani sensibili e libertarie deporranno un fiore rosso -colore del martirio- ai piedi di un Grande Italiano che seppe indicare in anticipo sui tempi ingrati della monarchia e del fascismo, la dittatura spietata che andava apparecchiandosi. Sarà fatta giustizia sull’intollerabile presenza simbolica di un marmo celebrativo fascista? Staremo a vedere!

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